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Ciad, un popolo in lotta contra il tiranno Déby

di Fabrizio Legger - 29/12/2008

Continua la lotta per la libertà nel paese africano

Tribù ribelli e militari scontenti uniti contro la dittatura

Il Ciad è uno dei paesi più poveri dell’Africa. Si tratta di una ex-colonia francese che, da quando è diventata indipendente, nel 1960, non ha conosciuto un giorno di pace. Prima la dura guerriglia dei movimenti armati musulmani del Nord del paese (appoggiati dalle Libia) contro i governi militari cristiani del Sud (sostenuti dalla Francia). Questo, sino al 1990, anno in cui la Libia, dopo le gravi sconfitte subìte dai ciadiani nel Tibesti, nel 1987 e nel 1989, ha deciso di ritirare le sue truppe dal conflitto del Ciad. Alla sanguinaria dittatura del generale Hissène Habré, che terrorizzò il paese negli Anni Ottanta, è successa quella del generale Idriss Déby, un tiranno spietato e feroce quanto il primo, che usa i pretoriani della sua temuta Guardia Presidenziale per reprimere ogni dissenso e che favorisce unicamente i membri della sua tribù, tutti piazzati nei posti-chiave dell’Esercito e del Governo. Contro la dittatura di Déby sono insorte anche molte tribù che vivono nel Sud del Paese, le quali non sopportano più le continue angherie e vessazioni a cui sono sottoposte dai pretoriani del regime. Anche se Déby si dichiara amico della Francia (da cui compra armi e da cui il Ciad dipende economicamente) e filoccidentale, egli si comporta da vero e proprio stalinista. In Ciad vige la repressione più brutale, le spie del tiranno sono ovunque, i suoi miliziani stroncano sul nascere ogni dissenso, compiendo arresti, incarcerazioni, torture, rappresaglie e rastrellamenti che costringono alla macchia e alla clandestinità tutti coloro che non obbediscono servilmente al regime. La dittatura di Déby è così faziosa e oligarchica, tanto che molti dei ribelli che oggi lo combattono provengono dalle file del suo stesso esercito. A partire dal 1995, sono insorti contro la dittatura di Déby, dapprima i guerriglieri del Movimento per la Democrazia e la Giustizia in Ciad (MDJT), poi i ribelli dell’Esercito di Resistenza Nazionale (ANR). La repressione del regime contro questi movimenti guerriglieri è stata durissima, in particolare contro le tribù sospettate di parteggiare per i ribelli, con stragi, distruzioni di villaggi, deportazioni di massa. Grazie all’appoggio militare francese, l’esercito di Déby è riuscito a sbaragliare questi movimenti guerriglieri. Ma la repressione attuata dal regime militare non si è attenuata negli anni successivi: sindacalisti, giornalisti, artisti, persino sacerdoti e attivisti dei diritti umani, sono stati arrestati e torturati e addirittura uccisi con l’accusa di opporsi al governo del Presidente e mettere in pericolo la sicurezza nazionale. Sono così nati altri movimenti di opposizione armata: il Raggruppamento per la Democrazia e la Libertà (RDL)  e il Fronte per il Cambiamento, l’Unità Nazionale e la Democrazia (SCUD), ma anche contro questi la repressione militare del regime di Déby si è abbattuta con la solita orrenda ferocia. Per far fronte al comune nemico, le due organizzazioni guerrigliere si sono unite, nell’autunno del 2006, fondando il Fronte Unito per il Cambiamento (FUC), e congiungendo le forze sono riuscite ad ottenere significativi successi militari, tanto che ora, intere regioni del Sud del Ciad sono all’80% sotto il controllo della guerriglia. Quella che insanguina il Ciad può sembrare una delle tante guerre africane, ma la dittatura di Déby è qualcosa di veramente mostruoso, perché fonde insieme una concezione stalinista del potere, con l’autoritarismo guerrafondaio tipico dei militari e con la faziosità clanica propria delle società tribali, come è appunto quella ciadiana. In ogni caso, in Ciad, c’è un intero popolo che lotta per al libertà, un popolo che lotta contro una tirannìa militaresca brutale e sanguinaria, che pratica gli arresti e le deportazioni di massa, le torture, le stragi e lo sterminio sistematico di ogni forma di opposizione, sia armata che pacifica. La comunità internazionale non può tacere sugli orrori che il regime dispotico di Déby perpetra in Ciad: se si condannano le brutalità dei regimi sudanese  e cinese contri darfuriani e tibetani, altrettanto si deve fare con la dittatura militare ciadiana, una tra le più sanguinarie e infami dell’intera Africa!