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Ancora niente gas

di Oleg Mityaev - 15/01/2009

La componente politica della "guerra del gas" tra Ucraina e Russia

 

 


Il 13 gennaio, grazie al raggiungimento di un accordo tra le parti, era prevista la ripresa del transito del gas russo attraverso il territorio dell'Ucraina verso i paesi dell'Unione Europea. Ma così non è stato. Gazprom ha cominciato a fornire il combustibile agli utenti europei ma l'ucraina Naftogaz ha bloccato il suo gasdotto. I paesi dell'UE sono rimasti ancora una vota privi del gas russo, e a Russia e Ucraina non resta che calcolare le perdite subite e quelle future.

Niente salvezza per l'Europa
Il 12 gennaio l'Ucraina ha firmato un protocollo sull'organizzazione del controllo internazionale del transito del gas russo attraverso l'Ucraina verso l'Unione Europea, questa volta senza clausole né appendici. Si è trattato indubbiamente di una vittoria diplomatica della Russia.

Ricordiamo che una situazione simile si era verificata all'inizio del 2006. Neanche allora l'Ucraina  aveva firmato il contratto per la fornitura di gas dalla Russia e dal 1° gennaio ne era stata privata. Però aveva subito cominciato a prelevare senza autorizzazione per sé il gas destinato ai consumatori dell'Unione Europea. Per porre fine a questa situazione la Russia nel gennaio del 2006 aveva stipulato letteralmente nel giro di due giorni un compromesso per la fornitura del gas all'Ucraina.

Questa volta il governo russo e Gazprom sono riusciti a ottenere dall'Ucraina la firma di questo protocollo, in base al quale l'Ucraina deve assicurare il transito del gas verso i consumatori europei anche in assenza di un contratto di fornitura per il consumo interno e perciò non può attingere al combustibile destinato ai paesi dell'Unione Europea.

Ma anche dopo la firma di questo protocollo di transito alle condizioni russe l'escalation della “guerra del gas del 2009” è apparsa inevitabile.

La prima controversa questione che sta alla base dell'impossibilità di riprendere la fornitura di gas russo all'UE riguarda il cosiddetto gas tecnico, quello che serve a spingere il metano dentro il gasdotto, che è di circa 21 milioni di metri cubi giornalieri. L'Ucraina deve fornire questo gas perché il metano arrivi nell'Unione Europea. In assenza di un contratto per la fornitura di gas russo, Naftogaz si rifiuta di attingere dalle riserve di gas nazionali e chiede che sia Gazprom a fornire questa quota di gas tecnico. Gazprom però non intende fornire il gas tecnico a Naftogas perché è già incluso nella tariffa per il transito (1,6 dollari per 1000 metri cubi per 100 chilometri), in vigore fino al 2010.


I primi metri cubi di gas hanno superato la frontiera ucraina.
"Alt! Chi va là?" (Autore: Elkin)

Più dura il conflitto, più aumentano le perdite
Del blocco del gas, effettivo dal 7 gennaio, risentono soprattutto i paesi balcanici: la Bulgaria, la Slovacchia, la Serbia, la Macedonia, la Bosnia Erzegovina e la Moldavia. Lì quasi tutto il gas viene fornito dalla Russia e le riserve sono molto scarse.

Nei maggiori paesi dell'Unione Europea che necessitano del gas russo – Francia, Germania e Italia – la riduzione del flusso totale è inferiore al 10-25%, dato che la struttura delle importazioni di metano in quei paesi è diversificata. Inoltre i principali paesi membri dell'UE hanno riserve sostanziose di combustibile.
L'Ucraina invece comincia a risentire della mancanza di gas, e dunque senza un contratto con la Russia deve fare economia sulle riserve accumulate nell'anno passato. Ha inoltre perso i proventi per il transito del gas russo in Europa.

La Russia, che tra il 1° e il 6 gennaio ha fornito gas all'Europa attraverso l'Ucraina mentre quest'ultima vi attingeva senza autorizzazione, ha perso in quei giorni circa 40 milioni di dollari. Ma le perdite sono aumentate ulteriormente a partire dal 7 gennaio, quando per il prelevamento non autorizzato di gas da parte dell'Ucraina la Russia è stata costretta a interrompere il transito di gas verso l'Europa: secondo le stime degli esperti, circa 120 milioni di dollari al giorno. Dunque, dal 1° gennaio al 13 gennaio, a causa della crisi del gas, la Russia avrebbe perso circa 880 milioni di dollari.

La via più rapida per uscire dalla crisi è la firma di un contratto sulla fornitura del gas russo all'Ucraina. Così l'Ucraina permetterà la ripresa del transito del metano verso l'Europa e le perdite economiche della crisi del gas verranno minimizzate. Entrambe le parti ribadiscono che sono pronte a sedersi nuovamente e urgentemente al tavolo dei negoziati. Tuttavia le loro divergenze sulle questioni cruciali – il prezzo del gas, la tariffa di transito e il debito dell'Ucraina – sono molto grandi.

La Russia è determinata a fornire gas all'Ucraina nel primo trimestre, o almeno in gennaio, al prezzo di 450 dollari per 1000 metri cubi; l'Ucraina è pronta a pagare solo 200-250 dollari per 1000 metri cubi. Naftogaz insiste sull'aumento della tariffa di transito; Gazprom è pronta ad aumentare la tariffa solo dopo un aumento del prezzo del gas ai livelli desiderati. L'Ucraina ritiene di aver pagato tutti i debiti a Gazprom per il 2008; la posizione della Russia è che Naftogaz le deve ancora 614 milioni di dollari.

Inoltre, se l'ennesimo conflitto del gas si protrarrà, le future perdite della Russia (e anche dell'Ucraina) aumenteranno di molto. Già adesso l'Unione Europea sta pensando di espandere l'accesso a fonti di energia che non dipendono dai due paesi dell'Est.

Il 12 gennaio, durante una riunione dei ministri dell'energia dei paesi dell'UE a Bruxelles, l'attenzione si è concentrata non tanto sulla risoluzione della crisi del gas, quanto sui modi per evitare che situazioni simili si ripetano in futuro. È stato dunque scelto di diversificare ulteriormente le importazioni energetiche.
Nell'Unione Europea si punta sempre più al progetto del gasdotto Nabucco, che aggirerebbe il territorio della Russia e non sarebbe legato ai suoi giacimenti. Dovrebbe diventare una continuazione del già esistente gasdotto Baku-Tbilisi-Erzurum e andare da Erzurum in Turchia fino in Austria, al centro dell'Europa.

Il progetto è alquanto controverso, in quanto il gas azero non basta a riempire il Nabucco. Ma in Europa si spera di riempirlo grazie ai ricchissimi giacimenti del Turkmenistan, con la costruzione del gasdotto transcaspico che dovrebbe collegare le sponde turkmena e azera del Mar Caspio. In Russia si pensa che non accadrà mai, in quanto i principali paesi caspici – la Russia stessa e l'Iran – non concederanno mai il loro consenso, mentre tutte le questioni relative ai paesi della regione vanno risolte con il consenso unanime.

Però per la Russia il fatto stesso che i suoi tradizionali partner nei progetti dei gasdotti Nord Stream (dalla Russia alla Germania passando sotto il Mar Baltico) e South Stream (dalla costa russa del Mar Nero ai Balcani, l'Italia e la Germania) si dicano favorevoli a lavorare a progetti concorrenti, è di per sé sgradevole.
Il sistema più probabile e rapido di diversificazione delle importazioni per i paesi dell'Unione Europea è l'incremento dell'acquisto di gas naturale liquefatto dall'Africa Settentrionale e dai paesi del Golfo Persico.
Nell'Unione Europea ci si accinge anche ad aumentare gli investimenti nelle fonti energetiche alternative, in primo luogo le centrali atomiche. I paesi europei non intendono rimettere in funzione le centrali costruite in Bulgaria e in Slovacchia ancora ai tempi dell'URSS. Ma potrebbero attivamente contribuire alla costruzione di nuovi impianti con l'impiego della propria tecnologia.

Di conseguenza, la quota di gas russo destinata al mercato europeo, che oggi corrisponde a circa un terzo, potrebbe diminuire già nel prossimo futuro.


Originale: Снова газа нет в трубе

Articolo originale pubblicato il 14/1/2009

L'autore

Manuela Vittorelli è membro di Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguistica. Questo articolo è liberamente riproducibile, a condizione di rispettarne l'integrità e di menzionarne autori, traduttori, revisori e la fonte.

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