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Dietro le quinte di Hollywood

di byebyeunclesam - 08/03/2009

hollywood

Sono diversi gli enti governativi statunitensi che possiedono uffici di collegamento a Hollywood, dall’FBI alla NASA per arrivare alle varie agenzie di intelligence. Pochi di loro, comunque, hanno qualcosa di significativo da offrire, e così la loro influenza sull’industria cinematografica americana risulta minima. La maggiore eccezione è rappresentata dal Pentagono, che mantiene un aperto ma scarsamente pubblicizzato rapporto con Hollywood nel cui contesto, in cambio di consigli, uomini e mezzi di inestimabile valore, quali aerei ed elicotteri, il Pentagono chiede di prassi che le sceneggiature vengano alterate in senso a lui favorevole. In questo ambito rimane insuperata Top Gun, la pellicola interpretata nel 1986 da Tom Cruise, allora nascente “divo di Stato” (secondo l’azzeccata definizione di John Kleeves).
Lo svolgimento di questo genere di attività governative, per quanto moralmente discutibile, è almeno di pubblico dominio. Ciò non può essere detto a proposito dei maneggi fra Hollywood e la CIA che, fino a tempi recenti, erano largamente misconosciuti da parte dell’agenzia di spionaggio. Solo nel 1996, la CIA ha reso noto – con poca enfasi – il campo di responsabilità del suo ufficio di collegamento con i media, da poco istituito, retto dall’agente veterano Chase Brandon.
La decisione della CIA di lavorare pubblicamente con Hollywood fu preceduta, nel 1991, dal “Rapporto sulla più grande trasparenza della CIA” stilato da una task force - creata appositamente dall’allora direttore Robert Gates – che aveva dibattuto (segretamente!) sulla questione se l’agenzia dovesse essere meno reticente. Nel rapporto, la CIA ammetteva di aver “modificato alcuni soggetti riguardanti l’agenzia, sia a carattere documentaristico che di finzione, su richiesta degli stessi estensori che chiedevano un aiuto in termini di accuratezza ed autenticità”.
E’ però con l’undici settembre 2001, e con la successiva “Guerra Globale al Terrore” dichiarata dall’amministrazione Bush, che il legame tra Hollywood ed il governo USA fa un salto di qualità. L’11 novembre seguente, venne infatti tenuto un incontro fra Karl Rove, l’allora capo di gabinetto del Presidente, ed i rappresentanti delle case produttrici per discutere su come l’industria cinematografica potesse contribuire all’impresa bellica. Secondo la testimonianza di Jack Valenti, presidente della Motion Picture Association of America, Rove presentò una lista di richieste e, anche se oggi risulta difficile giudicare le conseguenze di quell’incontro, un seguito di Rambo fu certamente discusso (e debitamente prodotto), così come nel periodo immediatamente successivo vennero alla luce diverse serie televisive incentrate sulle tematiche della sicurezza nazionale.
L’incontro fu, infatti, soltanto uno fra i vari svolti tra Hollywood e la Casa Bianca nel periodo ottobre-dicembre 2001. Il 17 ottobre, la Casa Bianca annunciò la formazione di una task force sulle “Arti e l’Intrattenimento” ed a novembre lo stesso Jack Valenti assunse la direzione dello sforzo di Hollywood arruolata nella “Guerra Globale al Terrore”. Come esito diretto di questi incontri, il Congresso chiese una consulenza agli esperti di Hollywood su come elaborare una propaganda di guerra efficace per l’America ed il mondo intero. John Romano, sceneggiatore e produttore di alcune popolari serie televisive, sottolineò di fronte al Comitato per gli Affari Esteri della Camera dei Rappresentanti come il contenuto delle produzioni hollywoodiane sia un fattore chiave nella formazione della percezione che all’estero si ha dell’America.
Il successivo 5 dicembre, la potente Accademia di Scienze ed Arti Televisive convocò una tavola rotonda intitolata “Hollywood va in guerra?” per discutere su cosa l’industria cinematografica potesse fare in risposta all’undici settembre. A rappresentare il governo furono Mark McKinnon, un consigliere della Casa Bianca, e Phil Strub, il responsabile dell’ufficio di collegamento del Pentagono ad Hollywood. Fra i partecipanti figuravano anche Jeff Zucker, presidente della NBC Entertainment, e Aaron Sorkin, ideatore dell’opera drammatica The West Wing (1999-2006). Immediatamente dopo lo svolgimento della tavola rotonda, Sorkin ed il suo gruppo di lavoro si misero a produrre un episodio speciale della serie incentrato su un’enorme minaccia terroristica all’America, intitolato “Isacco ed Ismaele”. Alle riprese dell’episodio fu data la più alta priorità e fu poi completato e trasmesso a soli dieci giorni di distanza dall’incontro. Esso difendeva la superiorità dei “valori americani” schiumando rabbia contro i militanti islamisti.

La connessione fra Hollywood e gli apparati della sicurezza nazionale USA rimane oggi forte come mai. Un ex agente della CIA, Bob Baer, ha parlato di “una simbiosi fra la CIA ed Hollywood”, rivelando che l’ex direttore dell’agenzia George Tenet è di prassi ad Hollywood “a parlare con gli studios”. Le dichiarazioni di Baer trovano riscontro nelle riunioni che si svolgono ogni anno nella Sun Valley, Stato dell’Idaho, durante le quali diverse centinaia fra i grandi nomi dei media statunitensi – inclusi i direttori di tutte le case hollywoodiane – si incontrano per dibattere le strategie informative del futuro. Nel suggestivo scenario di campi da golf, foreste di pini e laghetti da pesca, vengono conclusi quegli accordi e firmati quei contratti che danno forma all’aspetto palese dei media USA. La stampa non ha mai ricevuto il permesso di relazionare su questi incontri, cosicché la natura esatta delle discussioni lì condotte rimane ancora segreta. E’ comunque noto che George Tenet è stato un relatore di rilievo a Sun Valley nel 2003 (quando era ancora a capo della CIA) ed anche nel 2005.