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Libano. Le spie nella rete. Collaborazionisti in fuga, alla vigilia delle elezioni

di Naoki Tomasini - 24/05/2009





Collaborazionisti in fuga, alla vigilia delle elezioni e di una grande esercitazione militare israeliana

Tana per tutti in Libano. Per tutti i collaborazionisti di Israele che, da quando è iniziata l'operazione anti-spie, stanno cercando in ogni modo di fuggire. Secondo il capo della sicurezza interna libanese, Achraf Rifi, un numero non precisato di sospette spie avrebbe già lasciato il paese passando per l'aeroporto di Beirut prima di essere individuate. Altre, almeno tre, sarebbero invece entrate direttamente in Israele, superando il filo spinato che divide i due paesi.

Normalmente quel tratto di confine è sorvegliato dagli allarmi israeliani ma, a quanto pare, in quei casi non sarebbe suonato. Segno che la fuga di quelle persone potrebbe essere stata agevolata da Israele. Gli ultmi due casi sono stati un professore di matematica di 49 anni e un altro uomo, fuggiti lunedì dal tratto di confine tra i villaggi di Rmaish e Yaron. Nelle loro abitazioni le forze di sicurezza hanno trovato sistemi elettronici per comunicare con Israele. Il governo di Beirut ha inviato una richiesta all'Unifil, la missione Onu stabilita nel paese dopo la guerra dell'estate 2006, affinché contatti Israele e ottenga l'estradizione dei fuggitivi. Non solo, le Nazioni Unite hanno ricevuto anche una lamentela ufficiale contro Israele, per avere stabilito una rete di spionaggio in territorio libanese, violando la risoluzione 1701 (che sanciva la fine della guerra in Libano).

La rete di spie Israeliane si starebbe smembrando velocemente, man mano che proseguono gli interrogatori degli arrestati. Al momento le persone arrestate sono 15, nove di loro sono state già incriminate per spionaggio e diverse altre sarebbero nel mirino dell'intelligence libanese. Alcune di quelle erano spie al soldo del Mossad da oltre 15 anni, ma molte altre, a quanto sostengono i servizi beirutini, erano state assoldate dopo la guerra del 2006, quando Israele realizzò di non aver vinto anche a causa della mancanza di informazioni sul terreno. In molti casi, spiega l'esperto di intelligence israeliana Ronen Bergman, le spie vengono arruolate promettendo loro benefici materiali. Come nel caso del vicesindaco della cittadina di Saadnayel, Ziad Homsi, che dopo una storia personale nella resistenza contro l'occupazione israeliana, sarebbe stato arruolato dal Mossad, nel 2006, in un momento di difficoltà economiche. La sua storia è stata rivelata ieri dal quotidiano libanese As Safir, secondo cui Homsi sarebbe stato incaricato di localizzare il leader di Hezbollah. A tale scopo aveva riattivato alcuni contatti con la resistenza per chiedere un incontro con Nasrallah, al quale avrebbe annunciato la propria adesione alla causa sciita, mentre segretamente avrebbe passato le informazioni su di lui a Israele. L'appuntamento però non fu concesso e non se ne fece nulla. Homsi è considerato un pesce grosso della rete, ma al momento la pedina più importante tra gli arrestati pare essere Nasser Nader, spia di lungo corso, che aveva fornito a Israele le coordinate degli obiettivi da colpire durante la guerra del 2006.

Lo smantellamento della rete spionstica in Libano è letteralmente una bomba gettata sul Paese in un momento delicatissimo: siamo alla vigilia delle elezioni parlamentari e, pochi giorni prima del voto, Israele lancerà al confine con il Libano la più grande esercitazione militare degli ultimi sessant'anni. Le rivelazioni che emergeranno nelle prossime settimane, inoltre, potrebbero anche gettare nuove luci sui molti omicidi misteriosi avvenuti nel paese negli ultimi quattro anni. In particolare, Hezbollah si dice convinto che emergeranno gli autori dell'omicidio di Imad Mughniyeh, il capo militare dell'organizzazione sciita ucciso nel 2008. Secondo un'altra fonte interna a Hezbollah, citata dal quotidiano filo-governativo An Nahar, Israele non avrebbe previsto la scoperta del suo network di spie, e sarebbe sconvolto dalla rapidità del suo collasso. La stessa fonte avrebbe dichiarato sibillinamente che Israele "ha commesso un terribile errore" che è stato scoperto e sfruttato da Hezbollah. Israele non ha commentato. Quale sia stato il "terribile errore" non è chiaro, oggi però, il capo della sicurezza interna libanese, Achraf Rifi, intervistato dal blog NowLebanon, ha raccontato di una spia arrestata nel dicembre 2007: "ci siamo resi conto - ha spiegato - di averlo arrestato prima che diventasse operativo, così abbiamo imparato a prenderci del tempo prima di compiere arresti". Una scelta che sembra avere pagato: le reti di spie sono tutte interconnesse, e dunque, la sorveglianza su una cellula può portare a scoprirne molte altre.

Dopo giorni di "no comment", mercoledì i media israeliani hanno scritto della questione, definendola "uno scandalo" e esprimendo preoccupazione per le possibili conseguenze. Lo stesso analista Ronen Bergman, ha parlato di un "colpo doloroso". Secondo Bergman, arruolare agenti richiede molto tempo e, stando alle informazioni disponibili, 15 arresti sono un grosso numero. "Questo causerà la cecità dell'intelligence israeliana in Libano per molto tempo". La spy story libanese potrebbe avere ripercussioni anche sulle elezioni parlamentari che si terranno il prossimo 7 giugno, tirando la volata al già favorito blocco sciita. Lo stesso Nasrallah starebbe tentando di approfittare della situazione, chiamando in causa anche le esercitazioni militari israeliane che inizieranno il prossimo 31 maggio. Denominate "Jennifer Cobra", dovrebbe trattarsi di una serie di test dei sistemi antimissile a scopo difensivo. Nasrallah, però, ha pubblicamente ipotizzato che Israele stia preparando un attacco a sorpresa, forse anche per impedire lo svolgimento delle elezioni. "Non ho informazioni al riguardo - ha precisato - ma è una possibilità da prendere in considerazione". Lo stesso Nasrallah in altra sede ha dichiarato "non credo che Israele attaccherà il Libano". Quindi la cosa più probabile è che il segretario di Hezbollah volesse lanciare un messaggio elettorale: martedì scorso, infatti, Nasrallah ha attaccato i politici al governo accusandoli di non occuparsi della possibile minaccia: "Che cosa ha fatto lo Stato per proteggere la sicurezza, le acque e la dignità del Libano?" Per poi aggiungere che il suo partito, le cui capacità belliche sono cresciute in quantità e qualità, prenderà le dovute precauzioni.