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Obama alla riscossa: la controffensiva unipolare

di Alessandro Lattanzio - 16/06/2009

  
 
La nuova amministrazione di Barack Obama ha riavviato, in sostanza, la vecchia politica aggressiva dei neocon dell'amministrazion e precedente; ha solo fatto ricorso a del maquillage `ecologico' e a dei termini e a un linguaggio `moderati'. In pratica, tutte le promesse avanzate in campagna elettorale: chiusura di Guantanamo, ritiro dall'Iraq, rientro della politica interventista unilaterale, abolizione delle pratiche utilizzate nella `Guerra al Terrore' (tortura, omicidi mirati, bombardamenti indiscriminati, ecc.); rivisitazione del Patriot Act, ecc., sono rimaste lettera morta. Solo la promessa a un maggior impegno in Afghanistan/ Pakistan, Obama ha mantenuto le sue promesse. (1)

I circoli che consigliano e guidano Obama, comprendono la famiglia Brzezinsky e la famiglia Clinton, concentrati sulla politica internazionale, nonché componenti decisive dell'amministrazion e Bush jr., come Geithner e Gates, ai ministeri dell'economia e della difesa. La mano pesante di questi settori è ben visibile, come nella concessione del prestito statale di 1000 miliardi al sistema finanziario statunitense, o come nella rinnovata aggressività dimostrata nell'attività internazionale di Washington.

In Medio Oriente, nonostante il mellifluo discorso di Obama al Cairo, che ha suscitato contrasti con l'amministrazione israeliana del premier Netanyahu, è ben palese l'intenzione di Washington, di alleggerire il fianco mediorientale, palestinese per la precisione, avanzando una proposta `apparentemente' conciliativa verso il mondo mussulmano (ma anche lo stesso Bush jr, aveva fatto simili dichiarazioni `conciliative' .), al solo scopo di rafforzare le posizioni degli alleati arabi `moderati' degli USA, come Egitto, Giordania e Araba Saudita. Ciò ha costretto l'amministrazione statunitense, a trascurare per una volta le pretese di Tel Aviv, non potendo dire da una parte di voler sostenere il governo palestinese di Abu Mazen, e contemporaneamente lasciare che il governo della destra israeliano sostenesse una ulteriore espansione degli insediamenti in Cisgiordania. Costretti dalla contingenza, gli USA devono mostrare `fermezza' verso Tel Aviv, soprattutto ora che l'impegno del Pentagono si concentra sull'Heartland, ovvero Afghanistan/ Pakistan, compito che riesce facile a Brzezinsky, da sempre poco innamorato della causa sionista, e molto interessato a destabilizzare la Russia o, quanto meno le regioni ad essa adiacenti. Quindi, le chiacchiere ecumeniche di Obama al Cairo, hanno solo un carattere strumentale, come favorire indirettamente le forze filo-occidentali, durante le elezioni in Libano; forze per le quali il discorso cairota ha avuto un effetto positivo.

Discorsi strumentali e insinuanti, come anche nel caso della videocassetta che Obama ha inviato al Popolo Iraniano, nello stesso stile attribuito a Osama bin Ladin. La `mano tesa' di Obama era chiaramente un trucco; non solo una rozza forma d'influenzare l'esito elettorale iraniano, ma anche un messaggio di sostegno incondizionato alle forze antinazionali di Mussavi. Da ciò deriva il comportamento del candidato presidenziale iraniano `moderato'. Il suo atteggiamento e le sue azioni ricalcano quelle adottate dalle `forze arancioni' in Jugoslavia e in Ucraina; il proclamarsi vincitore ad urne aperte, il minacciare il ricorso alla piazza se i risultati elettorali non rispecchiano le proprie `previsioni' o i sondaggi prodotti dei soliti organismi `internazionali' , `no-profit' e `imparziali' , ma tutti basati in territorio statunitense o britannico. Tutto ciò dimostra che ciò che sta succedendo a Teheran, è stato concordato e studiato; la borghesia iraniana è rimasta legata culturalmente ed ideologicamente agli Stati Uniti d'America; in fondo è stata Washington a plasmarla e a crescerla, ai tempi di Reza Pahlavi. Nessuna sorpresa che Mussavi e Karrubi riescano a mobilitare 100mila persone, cosa non difficile in una città di 12 milioni di abitanti. (2)
Chiaramente, la cricca `geopolitica' , quella dei `realisti' alla Brzezinsky, Soros e Clinton, stia giocando sul `fascino' e sull'effetto internazionale del marketing elettorale di Obama, spingendo l'acceleratore, prima che questo effetto di trascinamento pubblicitario svanisca.

Perciò vediamo che i vecchi trucchi colorati vengono tirati fuori in ogni ambito e angolo del mondo in cui gli USA hanno interessi immediati. La Moldavia è stata la prima, con l'amministrazione Obama in sella a Washington, a subire tale aggressione `non violenta' a base di teppisti, politicanti `democratoidi' e sabotatori vari. E' l'impiego delle `Quinte Colonne', dettato dalla carenza di fondi e dalla mancanza di marines, impegnati nell'ostico fronte afgano.

Il processo di recupero della politica neocon, ma con termini più `moderati', è visibile nel processo di avvicinamento della Georgia alla Nato, nella politica verso il Kosovo, a cui viene mantenuta la promessa all'indipendenza totale da Belgrado, nell'impiego di pedine italiane, come la Fiat, nel tentativo di controllare il processo industriale- economico europeo, nel finanziamento spropositato alle forze pro-USA in Libano. Ma non mancano i sani e vecchi metodi `forti e chiari'; come l'avvertimento fatto al fin troppo intraprendente Sarkozy, che stipula contratti miliardari, riguardanti il nucleare e gli armamenti, con il Brasile (Volo `Air France' 447), con il Myanmar, con la Romania, con l'India, con l'Italia (3). Chiaramente il tentativo di Parigi di approfittare dell'impasse economica i cui si trova Washington, non può che aver suscitato viva irritazione nell'ambiente dominante degli USA.
Il ricorso alle operazioni e agli attentati `False Flag', è ben visibile anche in Pakistan (e in subordine in Iran), con la serie di attentati con autobombe e `uomini-bomba' che colpisce le città più importanti del Pakistan. Altro meccanismo assai collaudato e ben oliato, già ampiamente testato in Iraq. Non a caso tali attentati siano esplosi subito dopo il vertice di Maggio a Teheran, che ha visto la partecipazione di Ahmadinejad, Zardari e Kharzai, un sintomo della possibile emancipazione regionale dalle imposizioni statunitensi.

Mentre, al momento, la Russia incontra difficoltà e contrasti nei suoi rapporti con alcuni suoi alleati, coma la Belarus e l'Uzbekistan e mentre la Cina volge verso l'interno il suo indirizzo economico-finanziai ro, solo la Repubblica Popolare Democratica di Korea sembra aver capito e colto il momento di reale debolezza dell'Impero USA, sotto l'amministrazione neo-wilsoniana di Barack Obama, attuando la sua politica dell'`Esercito Soprattutto' (Songun), sospettando giustamente, che l'amministrazione Obama stia solo adottando tattiche dilatorie con cui superare il momento di crisi economoccio- sociale che l'attanaglia, per poter poi ritornare, passata la sbornia obamiana, alla solita politica di onnipotenza unilaterale: efferata e spietata come e più di prima.

Note
1. Ovviamente quando si nomina Obama, ci si riferisce all'amministrazione tutta, ai vari segretari di stato, lobby economico-politiche , organismi ideologici, e gruppi egemonici che tracciano, gestiscono ed attuano realmente le linee politiche globali di Washington.
2. Ovviamente gli organi di `informazione' internazionali e italiani, partecipano all'ennesima operazione di propaganda e disinformazione strategica. Si ricorre ai sistemi ben oliati e consolidati, e perciò facilmente riconoscibili. Basta vedere i servizi del TG-3, il telegiornale italiano guidato dagli interessi USA in Italia (Soros), dove il candidato filostatunitense viene indicato come vincente, sebbene il suo ceto di riferimento sia la borghesia urbana di Teheran, che di certo non è numericamente prevalente nel paese. Ma si sa, chi vive di salotto, pensa che tutto ruoti intorno ad esso, in Italia come all'estero, anche in Iran. Con l'aggiunta di una notevole dose della tipica malafede dei `reporter' italiani.
3. Possibile altra ragione dell'improvvisa ondata di attacchi al governo Berlusconi. Attacchi motivati dai più vari e assortiti pretesti. Ma che sottotraccia ne indicano origine e scopo. Ad esempio, l'aggressione montata per la visita di Gheddafi, apparentemente motivata dalla politica immigratoria (dell'Unione Europea, peraltro), appare per essere quel che è, un pretesto. Anche se si sono mobilitate le residuali forze dalla `sinistra' italiana, raschiando il fondo, racimolando i pochi studenti dell'Onda' sopravvissuti alla chiusura della scuola e al periodo delle vacanze, oppure accollandosi i deliri dei radicali e le vergognose sparate dei fantocci di Di Pietro su Lockerbie, che recuperano accuse montate ad arte per colpire la Libia, e che servirono solo a coprire i mandanti e gli esecutori di quel crimine. (Ma dalla gente legata all'IdV dipetrina è illusorio attendersi serietà e coscienza dei fatti). Dietro ai pretesti sui `migranti' ed i `diritti umani', si delineano gli interessi reali, ovvero la politica energetica diretta da Londra, che vuole sostituire gli accordi stabiliti da Roma con l'Algeria e la Libia, con relazioni più strette con la Nigeria, notoria protegè del Regno Unito. Il resto è contorno di intellettuali da salotto, comici da divanetto radical-chic televisivo e di studentelli momentaneamente fuoriusciti dal ceto sociale di riferimento e, pertanto, arrabbiati e manipolabili.