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I cinque requisiti che spinsero in alto le PMI sono finiti.

di Uriel - 17/06/2009

Fonte: Wolfstep

Non e’ ancora finita la botta presa con la speculazione sui titoli subprime, e gia’ i cowboys ci stanno preparando la prossima. Credo che verso fine anno inizieremo a risentire di un altra botta, una piccola bolla speculativa che molti istituti stanno creando per uscire in fretta dai bilanci catastrofici e liberarsi della morsa del governo americano, mediante i suoi prestiti. La questione sara’ semplice da spiegare , cosi’ aggiungero’ un piccolo paragrafo riguardo alle PMI, che saranno colpite da questa seconda ondata e delle quali non prevedo sventure perche’ io le detesti, ma perche’ e’ un modello debole e destinato a crollare. Spiego dopo, adesso andiamo per ordine.

 

Molte entita’ finanziarie americane hanno un piccolo problema, che si chiama TARP. Questo “aiuto” dello stato viene concesso , ma sarebbe piu’ corretto dire che viene venduto. In cambio, avviene quanto meno una diluizione dell’azionariato privato e aumenta il controllo governativo. Il quale controllo, oltre ad essere invadente circa alcuni “trucchi” di bilancio, e’ scettico rispetto ai superbonus dati ai manager.

Poiche’ si avvicina la fine del primo semestre, e il governo vorra’ ficcare il naso nei bilanci e nella prima tranche dei bonus, c’e’ una fretta maledetta di restituire i soldi del TARP. Ovviamente, non c’e’ modo di farlo cosi’ in fretta senza una speculazioncina. Su che cosa sono andati a speculare, onde fare due soldi in fretta e sforzarsi di restituire i soldi? Ovviamente, sui futures delle materie prime.

Dico “ovviamente” perche’ e’ contemporaneamente il gioco piu’ distruttivo e piu’ redditizio possibile. I futures delle materie prime, infatti, sono quelli che si guardano quando si cerca di capire quanto durera’ la crisi: se i futures per l’anno prossimo (per dire) sono tutti in rialzo, e’ segno che le aziende si stanno prenotando materie prime per l’anno prossimo. Hanno quindi programmato un aumento di produzione per il prossimo anno.

E quindi, avviene una cosa meravigliosa: questa speculazione produce, di fatto, fiducia articiale. Quando si inizia a speculare in questo modo, infatti, tutti iniziano a guardare i futures e dicono “si intravvede la luce in fondo al tunnel”, “ci sono segni di ripresa per il prossimo anno”, eccetera. Questo a sua volta produce altra fiducia, e la gente va ad investire. Dove? Ovviamente, si quello che sta salendo: se le aziende prevedono che i futures sul petrolio siano da comprare in aumento, e’ perche’ prevedono di usarne di piu’. Quindi crescera’ ancora. Quindi, comprane ancora.

Il risultato di questo fenomeno e’ una profezia che inizialmente sembra autoavverante: vista da fuori, la fiducia delle aziende e’ in crescita, visto che si affannano a prenotare materie prime coi futures.

Il problema  e’ che a comprare i futures, sul mercato americano, non sono state le industrie ma le finanziarie. Sul mercato italiano fortunatamente questi derivati non vanno tanto forte, quindi il fenomeno e’ contenuto. Quindi, risentiremo della bolla solo quando scoppiera’. Come tutte le bolle che scoppiano, ci sara’ un panico di borsa, che spingera’ al crollo i futures. A quel punto i titoli presso i produttori si assesteranno sugli ultimi valori , che saranno comunque alti.Il problema e’ che se il prezzo della mia merce oggi e’ di 100 sui futures gia’ comprati e quello di domani e’ di 20, io come produttore ho interesse a chiudere baracca e burattini, e se sono un investitore in un’industria (come quella petrolifera) mi conviene ritirarmi dopo gli ultimi dividendi “grassi”. Ovviamente ci saranno casi intermedi, come quelli che implicano l’auto-acquisto di futures (come fanno OPEC e altri) allo scopo di sostenerne il prezzo. Ma se parliamo di materie prime piu’ difficili da estrarre o da coltivare, diciamo cose con tempi medi di 6 mesi, potrebbe succedere che alcune miniere si fermino (tanto, una miniera non va a male, posso sempre ricominciare tra sei mesi) o che si fermino alcune semine.

Se questo e’ come sembra, e questa e’ una speculazione di breve termine, gia’ negli ultimi tre mesi dell’anno scoppiera’ questa bolla, quando i futures inizieranno a venire giocati al ribasso dai soliti Hedge.

Il risultato sara’ un generale disinvestimento, che fara’ mancare le risorse alle PMI. Perche’ le grandi aziende che possono usare strumenti finanziari come i futures sono garantite dal meccanismo stesso: sono le PMI quelle che sono troppo piccole per fare i prezzi e anche per usare strumenti come i futures.

Da cui, due cose: e’ possibile che molti “segni di ripresa” siano stati sovraestimati (anche da me medesimo) , e che i segni di ripresa in europa e USA siano sopravvalutati. Il piccolo mercato dei derivati italiano non fa pensare a cose simili, ma il mercato estero e’ destinato a contrarsi ancora, e non si vede traccia di una politica dei redditi che possa fomentare la domanda interna.

L’industria italiana riuscira’ ad andare avanti, ma dobbiamo aspettarci altri tagli di produzione. Il fatto che i cowboy ci stiano riprovando e che non abbiano imparato la lezione ci vuole dire, pero’, quanto tossica sia l’idea anglosassone di economia: se nessuno ferma questa gente, il mondo passera’ da una crisi all’altra, finche’ non avra’ esaurito le risorse. Perche’ questi signori quando esauriscono un mercato (come hanno fatto con l’immobiliare ed il credito al consumo) si limitano a spostarsi in un altro. La sfiga e’ che abbiamo un pianeta solo, e non sara’ possibile, una volta esaurito il meccanismo che produce materie prime, spostarsi su un altro.

E’ sempre piu’ urgente un nuovo protezionismo selettivo, che tenda ad emarginare gli ambinti finanziari che trattano la finanza come se fosse un casino’, anziche’ come lo strumento dell’insdustria per finanziare gli investimenti. Non mi stanchero’ mai di dire che se lasciate gli squali da soli dentro la loro vasca, prima o poi qualcuno di loro capira’ la lezione. Ma sinche’ si continua a rimanere “aperti” e si continua ad appartenere ad enti come il WTO , questo non sara’ possibile. La mia personale opinione e’ che per fermare l’immoralita’ e la mentalita’ criminale di questi individui l’unica cosa da fare sia bloccare i flussi finanziari da e per Wall Street e Londra, fino a quando non si faranno una ragione del semplice fatto che non possono dare al mondo una crisi dopo l’altra ogni volta che vogliono una Rolls nuova. Preferibilmente costituendo un’alleanza internazionale che faccia lo stesso.

Il secondo punto che mi preme chiarire e’  che non sono ideologicamente avverso alle PMI: penso semplicemente che le condizioni per la loro crescita e per la loro sopravvivenza siano troppo rare e difficili perche’ siano un modello vincente nel lungo termine. Vediamo di fare un pochino di storia.

In Lombardia , Veneto e Lombardo veneto la PMI nasce in un momento storico che regala uno straordinario capitale umano. Si tratta di un capitale umano rarissimo da reperire sul mercato, e rarissimo da reperire tutto insieme.

  1. La grande industria , dopo gli anni ‘70, inizia a smobilitare. Il mercato e’ colmo di gente che e’ stata nelle grandi industrie, ha esperienza di processo , di pianificazione e di produzione. Non viene smantellata la ripresa, ma il caporeparto, con la sua preziosa esperienza, perde il posto come tanti altri.
  2. L’artigianato e’ in crisi per via dei nuovi consumi, ma offre una categoria di produttori/bottegai, che sanno fare il prodotto per il cliente. Spesso si tratta solo di un istinto per la qualita’, per i particolari, e spesso loro medesimi si stupiscono del successo di idee che consideravano quasi banali. E lo sono, se la tua famiglia ha ottimizzato la produzione in tre generazioni di bottega. Prima non sapevano come industrializare il processo, ora hanno la possibilita’ di assumere gente che viene dall’industria e lo sa.
  3. Le campagne si svuotano, e le PMI fanno il pieno di gente che arriva dalle valli in citta’, pronta a lavorare 20 ore al giorno (come faceva sui campi), ma desiderosa di arricchire come non mai. Hanno subito il complesso di inferiorita’ verso le citta’ industrializzate per anni. Oggi sono li’, con un bestiale appetito di benessere , e l’attitudine a sgobbare come bestie.
  4. Le industrie smobilitano, ma non sono ancora aperti i canali di outsourcing verso le nazioni piu’ povere, il che significa che devono comprare da ex dipendenti messisi in proprio, e nasce il fenomeno del controterzismo. Il quale spinge al massimo le PMI, dando loro quel “trampolino” di domanda interna che serve a spiccare il volo.
  5. Sul piano internazionale, siamo nell’ Italia di Craxi, che alterna apprezzamento internazionale per il premier (1) e svalutazione della moneta (a costo del debito pubblico, of course, la svalutazione non e’ gratis).

Tutto questo succede, anche se sembra ieri, quasi 30 anni fa, negli anni ‘80. Il problema oggi e’ che i fondatori e i pilastri delle PMI stanno iniziando ad andare in pensione, e non sembra che ci siano successori ne’ condizioni adatte a rimpiazzarli. In dettaglio.

  1. La grande industria e’ ridotta ai limiti. Non forma piu’ nessuno, e quando lo fa non rimette le persone sul mercato. Si e’ chiuso il rubinetto di persone che sapevano come industrializzare il processo da vicino, quelli che stavano sul pezzo a fare la qualita’ insieme alla quantita’.
  2. L’artigianato e’ diventato ricco oppure e’ scomparso. Non c’e’ piu’ una regione di conciatori di pelle  in bottega che aspetta solo di industrializzare il prodotto per invadere il mondo di pelletteria. Non ci sono piu’ i falegnami di bottega che aspettano solo di industrializzare il processo per invadere i mercati con mobili brianzoli. I loro figli hanno studiato, e non hanno calli sulle mani.
  3. Le campagne oggi sono vuote, o piene di nuovi ricchi in cerca di quel rurale che fa molto moda. Gli extracomunitari non hanno lo stesso appetito che avevano i contadini bresciani e bergamaschi piombati a Milano, che avevano i contadinotti veneti piombati a lavorare nelle PMI come dei muli. Alcuni lavorano duro, ma non come quelli. Il contadino ha un rapporto speciale col lavoro e col sacrificio, e ha trasportato il rapporto con la terra nel rapporto con l’azienda.
  4. Le industrie hanno smobilitato lo smobilitabile, ma anziche’ cercare contoterzisti italiani li cercano all’estero. Il contoterzismo muore lentamente, nella mancanza di appalti e nei tempi di pagamento sempre piu’ lunghi. La stretta creditizia lo soffochera’ ancora di piu’. Manca la base di domanda interna che li ha tenuti in piedi e lanciati.
  5. Il governo non puo’ piu’ aiutare questi signori nelle esportazioni, sia perche’ si stanno lentamente fermando , sia perche’ svalutare del 7% in un colpo solo non e’ piu’ fattibile. Occorrerebbe una strategia ad hoc che ripensi il debito pubblico, la presenza nell’ euro, i rapporti economici, eccetera. Che non c’e’.

In generale, i cinque requisiti che spinsero in alto le PMI sono finiti. Gli ultimi due in fondo non sarebbero cosi’ necessari, ma il vero problema e’ che si sta esaurendo, per cambio generazionale, il patrimonio umano di incredibile valore che ha fornito la miccia del boom. Tutti quegli artigiani che passano dal laboratorio alla fabbrichetta, tutte quelle maestranze che vengono dalla fabbrica e sanno gia’ usare le macchine, che sanno gia’ stare nel reparto, tutti quegli operai instancabili e pronti a sacrificarsi per l’azienda come tanti giapponesi, tutto quel capitale umano e’ finito nel ricambio generazionale.

Il boom e’ iniziato negli anni ‘80, circa a meta’. Calcolando che gli artigiani non fossero proprio di primo pelo, diciamo 30-40 anni, che i licenziati dell’industria pure, che forse gli operai (ex contadini) erano poco piu’ giovani, dobbiamo considerare un’eta pensionabile sui 65 anni, forse 70 per gli imprenditori. Siamo quindi ad un esaurimento completo di quel capitale umano entro il 2020. In quella data il ricambio generazionale fara’ si’ che le PMI debbano giocare contro il resto del mondo con il medesimo capitale umano, e se non hanno quello non possono competere.

E’ stata la straordinaria validita’ di quel capitale a decretare il successo del made in Italy: se la pelletteria italiana va cosi’ forte e’ perche’ il conciatore italiano faceva una sella per i cavalli piu’ curata nei particolari delle scarpe del duca di York. Se i nostri mobili vanno cosi’ forte e’ perche’ l’artigiano bottegaio sapeva esattamente quanti chiodi ci volessero per un mobile, e bestemmiava se uno si rompeva. Perche’ quando e’ stato il momento ha cercato qualcuno per ingrandirsi, un operaio che sapesse usare una macchina moderna,e  guarda caso la grande industria ne aveva licenziato uno poco prima, che faceva i sedili della fiat. E perche’ si sono trovati ad avere, come bassa manovalanza, degli ex contadini che lavoravano dall’alba al tramonto, con una dedizione al lavoro che solo i contadini sanno avere. La PMI altrimenti non sarebbe nemmeno nata, perche’ non aveva dalla sua ne’ il capitale ne’ l’economia di scala.

Ma oggi quel capitale umano sta andando in pensione, e non capitera’ piu’ che ce ne sia ancora. L’immigrato puo’ sostituire forse il vecchio contadino sgobbone, ma il vecchio artigiano con l’istinto per la qualita’ e i particolari non ce l’hai piu’. E neanche l’ex operaio che sa stare davanti ad una macchina utensile per 8 ore, sfruttandola piu’ di un mulo.

Non e’ pensabile che si ripresentino le stesse condizioni sul mercato del lavoro, mi spiace. Ed e’ l’esaurimento di quello straordinario capitale umano che sta, lentamente, portando le PMI a chiudere, ad essere prive di un tratto distintivo: la memoria artigiana del prodotto, stranamente unita alla capacita’ di fare numeri per merito degli ex operai.

In queste condizioni, la PMI e’ condannata ad un lento declino. Essa e’ stata una grande fiammata , alimentata dai rottami della grande industria in smantellamento , dell’artigianato in evoluzione, e dell’agricoltura al collasso. Ma sono condizioni che si ripetono una volta ogni secolo, e forse una volta ogni millennio.

Il vero errore e’ stato quello di non aver usato strumenti fiscali per costringerle a crescere o a fondersi, invece di illudersi che il fenomeno sarebbe durato per sempre ed accarezzarlo, vezzeggiarlo, idolatrarlo come si e’ fatto.

Non c’e’ alcun odio ideologico in questa affermazione, si tratta solo di semplici fatti che chiunque di voi, se ha contatto con il mondo delle PMI, potra’ constatare.

 

(1)Craxi avra’ diversi ruoli onorifici all’ ONU e se non ricordo male alla FAO.