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G8? Un ennesimo fallimento

di Romolo Gobbi - 22/07/2009

Il 70% degli italiani da un giudizio positivo sul G8 dell'Aquila, mentre il restante 30% lo giudica una pura "vetrina". In realtà, il G8 è stato un ultimo fallimento, anche se agli otto membri iniziali si sono aggiunti Cina, India, Brasile, Sudafrica, Messico ed Egitto. Anzi, proprio la presenza-assenza della Cina ha fatto fallire l'accordo di riduzione delle emissioni di CO2, anche se è stata sbandierata sulla carta la sua riduzione del 50% entro il 2030. La Cina, prima di andarsene, aveva preteso che l'occidente le fornisse le tecnologie non inquinanti per la produzione di energia. Le sue richieste erano giustificate dal fatto che la Cina, pur essendo uno dei principali inquinatori, produce meno inquinamento pro-abitante rispetto ai paesi occidentali e, inoltre, il suo sviluppo risale solo agli ultimi trent'anni, mentre l'occidente inquina dall'inizio dell'era industriale. Al di là delle ragioni storico-politiche, la pretesa cinese di tecnologie avrebbe anche il vantaggio di rilanciare la produzione dell'industria americana per la produzione di turbine nucleari ed eoliche. L'abbandono del G8 dell'Aquila da parte della Cina è stato giustificato con i disordini scoppiati nello Xinjiang, ma forse è stata la manifestazione dell'insoddisfazione cinese per le sue grandi aspettative di nuove regole per l'economia mondiale, in particolare per la proposta di una nuova moneta di riferimento che soppianti, almeno in parte, il dollaro americano.
Indipendentemente dalla mossa cinese, il più vistoso fallimento del G8 dell'Aquila è stato registrato proprio a proposito delle nuove regole per l'economia mondiale, che avrebbero dovuto servire per uscire dalla crisi globale in atto. Infatti, non è stato registrato nessun accordo: "Le exit strategiche varieranno secondo le condizioni economiche e lo stato delle finanze pubbliche". D'altra parte, già si sapeva che, mentre gli USA puntano su un aumento della spesa pubblica, l'Europa preferisce mirare al controllo dei conti pubblici. Tra l'altro, la politica di Obama si è dimostrata fallimentare al punto di sollecitare nuovi investimenti, anche se i precedenti stanziamenti non sono stati ancora attuati per il 90%.
Di fatto sulle "nuove regole per l'economia" c'è stato un rinvio al G20, che si riunirà a Pittsburgh a fine settembre. Anche in questa nuova sede si può prevedere un fallimento perché l'andamento dell'economia reale rende improbabile una soluzione che accontenti tutti. Infatti, la crisi globale, che ha prodotto sinora 15 milioni di disoccupati nei Paesi ricchi e che secondo Obama produrrà ulteriori disoccupati negli USA, ha eliminato solo virtualmente le cause della crisi, mentre la vera ragione continua a sussistere: l'enorme debito pubblico americano. Gli Stati Uniti continuano ad importare merci e servizi dal resto del mondo per due milioni di dollari in più di quanto riescano ad esportare e quindi il debito americano continuerà ad aumentare, mentre nessuno ha la possibilità di fermare questo andazzo.
Insomma, noi cittadini del mondo continueremo a pagare i consumi eccessivi degli americani. Non basta il "bel gesto" dei 20 miliardi decisi dal G8 per aiutare l'Africa, sempre che arrivino effettivamente ai cittadini africani, per colmare le disegualianze tra americani e africani, proprio perché la disegualianza continua ad essere alimentata.
Quando riusciremo a far pagare agli americani il loro benessere? Quando riusciremo ad impedire agli americani di sperperare ricchezze in guerre senza sbocco?.
Nessun Gn riuscirà a farlo, solo una grande alleanza di grandi potenze, anche militari, riuscirà a porre fine all'Impero americano.