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Gli attacchi all'ENI

di Giovanni Petrosillo - 23/07/2009

 

Ci risiamo. L’Autorità per l’energia, per bocca del suo Presidente Alessandro Ortis (nominato nel 2003 dal governo di centro-destra), è tornata a chiedere maggiore concorrenza sul corrispondente mercato in Italia. In pratica, si sta chiedendo all’Eni di cedere Snam, rivestendo anche il suggerimento col carattere dell’ “urgenza”.

Da dove provenga tutta questa fretta non si capisce, proprio a meno che non si voglia davvero dare credito alle fandonie di chi millanta maggiori vantaggi per i consumatori italiani, in termini abbassamento dei prezzi e di più aperta concorrenzialità del settore, dopo un eventuale scorporo della rete.

Ma lo spezzatino risponde a ben altri interessi. Proviamo ad ipotizzarne alcuni. Quelli della Commissione Europea, alla quale non va giù il protagonismo della nostra azienda che continua stringere intese con altri partner del settore “non allineati”(Gazprom in testa), andando così a scompaginare precise scelte energetiche, orientate verso progetti meno compromettenti dal punto di vista degli assetti internazionali consolidati (definiamoli pure atlantici). Non a caso, per il Progetto Nabucco (dietro il quale ci sono gli Usa), che collegherà l’Europa al mar Caspio, la Bei ha messo nel piatto un finanziamento pari al 25% degli 8mld di dollari dell’investimento totale preventivato, mentre la Commissione Ue si è lanciata nell’iniziativa con 200 milioni.

Poiché questi intenti non si possono rivelare tal quali, l’alta burocrazia europea si aggrappa al pretesto secondo il quale il Cane a sei zampe starebbe abusando di una posizione dominante sul mercato energetico, non in linea con i principi di liberalizzazione del mercato interno all’UE.
Ma quello contro l’Eni è un fuoco incrociato che si rafforza a causa dei proiettili sparati da altri soggetti nazionali. Per esempio, ci sono gli interessi delle municipalizzate, tutte più o meno controllate da uomini vicini al centro-sinistra, che dallo scorporo della rete sperano di ricavare maggiori profitti per sé stesse (e per i partiti che le sostengono) ,nonché un più vasto controllo del territorio attraverso l’elargizione di favori e prebende.

Nella sua relazione annuale il presidente dell’Autorità per l’energia l’ha presa alla lontana, dapprima denunciando le abnormi speculazioni sul prezzo del petrolio per poi scagliarsi sul vero obiettivo: la separazione di "Eni da Snam Rete gas".

Il ministro Scajola ha risposto prontamente definendo quello dell’Autorità uno sconfinamento di campo e una presa di posizione assurda, laddove in altri contesti nazionali si vanno proteggendo le imprese di punta mentre, in Italia si cerca stranamente di indebolirle.
Dopo le dichiarazioni del Ministro è intervenuto anche Scaroni che ha ribadito il concetto: “Snam è un bell’investimento e non si vende, Hic manebimus optime”. Fortunatamente, tanto il governo che il management Eni fanno quadrato intorno agli interessi strategici di questa impresa che, in questo momento storico, collimano perfettamente con quelli dell’intero paese. L’Italia può solo guadagnarci dal dispiegamento di una politica energetica fatta seriamente e, soprattutto, in maniera autonoma.

Questa posizione concorde ricuce, inoltre, gli strappi consumatisi tra Scaroni e il governo all’indomani della decisione di Tremonti di inserire in finanziaria un provvedimento che andava a colpire proprio la controllata di Eni, Snam Rete Gas, imponendo a quest’ultima un calmieramento dei prezzi (a favore delle imprese del nord est). La cosa aveva molto infastidito l’AD di Eni, dopodiché si erano diffuse alcune voci su una possibile chiusura dell’impianto di Porto Torres come ritorsione. Su quest’o era appunto intervenuto Berlusconi solo qualche mese fa, proprio per evitare il peggio. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, a conferma di quanto ipotizzato e dopo che Scaroni ha ribadito, appena ieri, che l’impianto di Porto Torres non si fermerà, ha espresso «profonda soddisfazione sua e del governo per il risultato positivo ottenuto oggi al Tavolo della chimica che ha permesso di salvare molti posti di lavoro in Sardegna». Con la ragionevolezza si ottengono sempre buoni risultati.