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Niente scorie per i nostri figli.

di Giancarlo Terzano - 16/09/2009

Diciamoci la verità: convenzioni e bei discorsi a parte, in pochi pensano
davvero alle generazioni future.
Ci pensano i buoni ecologisti, il cui orizzonte va ben oltre il loro tempo,
nella consapevolezza che bisogna preservare la natura e gestirne le
risorse nel rispetto della loro rinnovabilità.
Ci pensa il buon cristiano, che sa di dover essere un custode del Creato.
E come lui i buoni credenti delle altre religioni, che sanno riconoscere
nella natura lo spirito del sacro, da rispettare e preservare.
Ci pensano le persone generose, che non agiscono mosse solo dal loro
tornaconto personale. E quelle responsabili, che sentono di dover rispondere,
in coscienza, delle loro azioni.
Ci dovrebbero pensare i politici, che dovrebbero farsi carico anche delle
conseguenze lunghe delle loro scelte immediate. E’ questa lungimiranza
che caratterizza i veri statisti, a differenza dei tanti apprendisti
stregoni prestati alla politica.
Mostra purtroppo di non pensare alle generazioni future chi, oggi, propone
in Italia di ritornare al nucleare. Senza preoccuparsi di ciò che
lascerà ai nostri figli, e a chi verrà dopo, per tantissime generazioni:
scorie radioattive che richiedono, nella migliore delle ipotesi, centinaia
di anni per abbassare la loro pericolosità. Vere e proprie bombe
ambientali: basta un’infiltrazione di acqua per causare un disastro ambientale.
Non esistono, oggi, in tutto il mondo, depositi ritenuti sicuri
per garantire nei secoli lo stoccaggio dei rifiuti. E, in attesa di portarli,
come qualcuno fantasiosamente propone, sulla Luna o su un altro
pianeta, si accantonano dove si può, confidando che chi verrà dopo
troverà la soluzione.
Un’eredità pesante, per continuare a sostenere gli sprechi e le assurdità
di un sistema che, grazie alla sola efficienza energetica, potrebbe vivere
allo stesso modo, senza alcuna rinuncia, con la metà degli attuali consumi,
ma che preferisce “buttare acqua nel secchio bucato”.
Di noi, così facili a giudicare gli errori del passato, chissà cosa penseranno
le future generazioni. Alle quali lasciamo, primi nella storia
umana, un pianeta ben peggiore di quello ricevuto.
Non bastavano il pianeta riscaldato, l’estinzione di specie animali e
vegetali, l’inquinamento di terra, aria e acque, e gli altri amari effetti
della nostra “civiltà”. Ai posteri si vogliono lasciare anche rifiuti radioattivi
per millenni, addossando alle generazioni future i costi ed i
rischi di un’avventura i cui beneficiari sono unicamente gli spreconi
del presente.
Un gesto di irresponsabilità pura, che la dice lunga sulla miopia di chi
ci governa. Che nel 2010 non riesce a proporre di meglio che soluzioni
da anni ’60, vecchie di almeno 50 anni. Che ignora lo sviluppo delle
rinnovabili, l’efficienza energetica, la possibilità di un sistema distribuito
di energia. Che pensa ancora di poter vivere nello spreco ipotecando
il futuro dei suoi nipoti.
Chi governa ha la responsabilità del futuro. E nell’affrontare i problemi
dell’oggi, deve saper guardare anche al domani. Non si chiedono palle
di vetro per prevedere il futuro, ma lungimiranza e senso di responsabilità.
E’ eticamente inaccettabile che si imbocchi la via del nucleare,
consci già da ora che non si sa come gestirne le scorie. Consolati
dall’irresponsabile spensieratezza che il problema si può scaricare sulle
generazioni future, che hanno la sola colpa di non esser oggi qui presenti,
per poterci bloccare.
Ai posteri vorremmo lasciare un mondo vivibile. Senza scorie nucleari
e altri inquinamenti. Ma soprattutto vorremo lasciare un insegnamento:
che di ogni azione bisogna esser responsabili, e che il conto non va
scaricato sugli altri. Siano le generazioni future, siano le popolazioni di
paesi del Terzo Mondo, siano gli animali o le foreste, che non riescono
ad aver voce.
Non vogliamo scorie per i nostri figli. Non vogliamo il nucleare oggi.
Colbert, ministro delle finanze della Francia di Re Sole, fece piantare
foreste di alberi per rinnovare le piante che lo sviluppo economico del
suo paese sacrificava. Da intelligente uomo di Stato, guardava al suo
presente, ma con un occhio rivolto anche al futuro della sua patria.
Scajola ed i fautori del nucleare forse pure passeranno alla storia. Ma
non certo per la lungimiranza del Colbert. Si addice loro più il confronto
con gli sciagurati abitanti dell’Isola di Pasqua, che in nome delle
loro statue di pietra ridussero la loro isola ad una landa desolata, priva
di alberi. Distruggendo, con il loro territorio, la loro stessa civiltà ed il
suo futuro.