Sembra assurdo ma una tecnologia utile e da favorire come l’energia
fotovoltaica, assecondata da leggi regionali deregolanti e carenti di
indicazioni come è il P.E.A.R. varato dalla Regione Puglia, ha dato il via ad
una forsennata corsa verso attività speculative a discapito dell’agricoltura e
dell’allevamento locali, distruggendo tragicamente flora, fauna e paesaggio, ma
questo è quanto sta succedendo in molti paesi del leccese.

Una miriade di aziende che operano nel campo delle energie rinnovabili hanno
scoperto il nuovo “Eldorado” nell’ottenere facilissime autorizzazioni (specie
per impianti fino a 1 MegaWatt di potenza) e nell’installare per ettari ed
ettari senza nessuna prescrizione pannelli fotovoltaici tra olivi secolari,
prati rocciosi dedicati a pascolo e masserie storiche. Così il Salento sta
svendendo la sua più preziosa e interessante risorsa rappresentata dalla
tipicità territoriale, dove antiche masserie e territori rurali incontaminati
formano un’originaria identità paesaggistica.

Tra pochissimi anni, se non si opera a tutelare subito questo immenso
patrimonio di tutti i salentini, potremo ammirare al posto di estesi oliveti
secolari tipici, di zone verdi in cui si trovano le ultime propaggini di macchia
mediterranea, di zone umide, di prati rocciosi con gli armenti al pascolo, dei
vigneti e dei boschi di conifere, (l’uniche e vere ricchezza delle nostre
terre), distese sterminate di pannelli in silicio, con o senza inseguitore
solare sostenuti da pali zincati, conficcati nel suolo con plinti di cemento
accompagnati da chilometri di cavi elettrici.

L’introduzione di questa tecnologia al di fuori di ogni dubbio industriale
camuffata da un’ipocrita eco-sostenibilità comporta stravolgimenti radicali
della geomorfologia di estesissime parti del nostro delicato territorio rurale:
basti pensare che un parco di 1 MegaWatt equivale a 3 ettari di terreno e il
conto è presto fatto. In molti comuni sono previsti parchi che raggiungono la
copertura complessiva di 100 ettari. Per entrare meglio nelle dimensioni basti
pensare che un parco di 100 ettari di fotovoltaico dislocato su suolo agricolo
equivale all’estensione di un paese di 3.000 abitanti. Quanti tetti dei nostri
tanti paesi potrebbero ospitare dei piccoli impianti domestici con
gratificazioni economiche distribuite a tutti cittadini?

Questi territori interessati dai progetti di “parchi industriali” di pannelli
fotovoltaici hanno subìto, subiscono e subiranno l’estinzioni delle fortemente
caratteristiche rocce affioranti, i cosiddetti ‘cozzi’ o ‘cuti’, dove un tempo
si facevano pascolare gli armenti, importantissimi per la termo-idro regolazione
del microclima ed essenziali per una miriade di specie floro-faunistiche locali.
Da oggi in poi si presentano dissodati e appiattiti come tanti campi da bocce
posti uno accanto all’altro.

Tali campi saranno resi sterili e volutamente inquinati a suon di
pericolosissimi diserbanti, già da tempo utilizzati in agricoltura con effetti
altamente nocivi per gli agricoltori e i consumatori, nei campi fotovoltaici
saranno utilizzati senza troppe attenzioni vista le finalità ‘non agricole’
dell’impianto e l’assenza di controlli e di indicazioni in merito da parte degli
enti preposti.

Per non parlare della cementificazione indiscriminata e del forsennato consumo
del territorio e del paesaggio bene collettivo tutelato finanche dalla
costituzione repubblicana.

Difatti la trasformazione di ottimo suolo agricolo, o da pascolo, si vedrà
violentato da chilometri di cavi elettrici e cabine ad alta tensione necessarie
per il trasporto e il defluimento della corrente elettrica prodotta, pali di
illuminazione posti nei parchi come dissuasori per prevenire furti e atti
vandalici produrranno un ulteriore e dannoso inquinamento luminoso.

Sicuramente resterà qualcosa per i cittadini e per i lavoratori locali?

Pensiamo proprio di no! Difatti questa è una neo-colonizzazione energetica dove
in loco ci sono solo i cosiddetti ’sviluppatori’ piccole aziende locali che
fanno sì di ottenere tutte le autorizzazioni necessarie per poi venderle, o
meglio svenderle, a grandi ditte delle energie rinnovabili del nord Italia o,
peggio, a multinazionali dell’energia.

Il vero affare è nel Conto Energia e nei Certificati Verdi.

Il Conto Energia è un’agevolazione governativa che integra il costo di un
kilowatt pagandolo tre volte tanto e rendendolo vantaggioso per l’azienda
titolare della produzione energetica.

I certificati verdi sono degli speciali attestati rilasciati alle aziende che
producono energia da fonti rinnovabili che attestano la non immissione in
atmosfera di gas serra prima fra tutti la CO2. Questi certificati possono essere
venduti dalle aziende produttrici di energia elettrica da fonti rinnovabili ad
aziende di produzioni inquinanti, quali Cerano e ILVA di Taranto, al fine di
permettergli ancora di inquinare e mortificare le genti che lavorano e vivono
intorno. È un vero e proprio mercimonio dell’ossigeno in cambio di gas nocivi.

E il cittadino che vedrà sorgere questi parchi fotovoltaici intorno alle sue
zone agricole che ci guadagna?

Beh, gli unici ad avere un contentino, a dire il vero molto misero, sono i
proprietari dei terreni. Ai proprietari spesso annichiliti dal miraggio del
guadagno facile, vengono pagati indennizzi a seconda dell’entità del parco che
possono variare da 3.000 ? a 20.000 ? l’anno. Ma una volta dismesso il parco
spesso il costo di smaltimento dell’impianto, di ripristino dei luoghi e di
bonifica se lo dovrà accollare il proprietario del terreno, e i costi superano
di gran lunga i denari “guadagnati” per l’indennizzo.

A volte non ci guadagno neppure questo poiché le stesse aziende acquistano
direttamente i terreni dove localizzare l’impianto.

Di contro il resto dei cittadini non ne guadagna un bel niente, neppure una
semplice riduzione della propria bolletta elettrica.

Veramente il cittadino, a conti fatti, ha tutto da perdere soprattutto in
termini di salute e qualità della vita: inquinamento da diserbanti, aumento del
processo di desertificazione del territorio, esponenziale aumento di fonti di
inquinamento elettromagnetico, perdita irreversibile della tipicità dei
territori salentini, riduzione dei suoli agricoli (il futuro prossimo si
giocherà su risorse idriche e territori agricoli), cementificazione e
industrializzazione dei territori destinati all’agricoltura e all’allevamento,
perdita irreversibile di bellezze storico-paesaggistiche con gravissimo danno
per le attività turistiche, inquinamento delle falde per aumento di diserbanti,
dispersioni e scariche elettriche.

Di certo tutta questa energia ci serve per le nostre abitazioni e aziende?

È da sottolineare che noi, come regione Puglia, produciamo il 90% in più del
nostro fabbisogno energetico, quindi siamo già una colonia energetica, e
l’energia elettrica prodotta i Puglia serve a coprire il deficit di altre
regioni. Le rinnovabili sono tecnologie che mal si prestano alla produzione
massima di energia poiché l’energia più lontano va e più si disperde nel
percorso. Le rinnovabili sono energie che devono essere prodotte e utilizzate in
loco! Senza il Conto Energia e i Certificati Verdi le grandi industrie non
avrebbero nessun interesse verso la produzione di energia elettrica da fonti
alternative e rinnovabili, di contro il cittadino, o l’azienda, che produce
energia da fonti rinnovabili per l’autoconsumo ha maggiori e innegabili
benefici.

Cosa fare?

La cosa da fare da parte dei cittadini è chiedere agli amministratori locali,
provinciali e regionali di bloccare e regolamentare tutte le richieste
autorizzative inoltrate e valutare attraverso il coinvolgimento democratico di
tutte le componenti della società civile, assieme ai cittadini, quale forma di
sviluppo a vantaggio della collettività perseguire. Il cittadino, inoltre, può
chiedere all’amministrazione pubblica di quantificare il reale bisogno di
energia elettrica per il fabbisogno di autoconsumo comunale, delle utenze
pubbliche e private, ridurre tutti gli sprechi applicando un sano risparmio
energetico e pianificare assieme alla cittadinanza, con l’ausilio di tecnici
terzi, l’introduzione del fotovoltaico domestico diffuso per le utenze pubbliche
e private attraverso un opera chiara e trasparente di mediazione, attraverso un
bando pubblico, tra ditte installatrici di pannelli fotovoltaici, banche per
accedere a dei mutui a tassi agevolati e privati cittadini debitamente coinvolti
e informati.

Pertanto si fa appello a tutti i cittadini di segnalare alla redazione di Nuova
Messapia e al Forum Ambiente e Salute, inviando anche foto con brevi
descrizioni, o articoli circa progetti e installazioni di parchi fotovoltaici su
suoli agricoli e da pascolo dislocati nel Salento, al fine di fare una mappa con
Google maps controllabile da tutti i cittadini.

Non svendiamo il nostro Salento per un salato piatto di lenticchie!

Ringraziando per il tempo dedicatoci, porgo distinti saluti.

Per l’associazione Nuova Messapia - settore comunicazione
Alfredo Melissano