Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Il governo dell’Australia dice no al nucleare

Il governo dell’Australia dice no al nucleare

di redazionale - 14/10/2009

 

 

In una conferenza stampa ad Hobart, in Tasmania, il ministro australiano dell'ambiente, Peter Garrett, ha detto che il governo federale ha deciso di non prendere in considerazione tutti i progetti di produzione di elettricità nucleare. La cosa è abbastanza clamorosa, visto che l'Australia è il Paese con la maggiori riserve di uranio del mondo e che davanti alle miniere australiane c'è la fila di cinesi, americani, russi, europei ed indiani che chiedono uranio per alimentare le loro centrali vecchie e nuove.

E' un po' come se l'Arabia Saudita decidesse di non utilizzare le sue risorse petrolifere. La posizione del governo laburista australiano risulta ancora più coraggiosa dopo la pubblicazione oggi di un sondaggio Nielsen commissionato dal gruppo editoriale Fairfax (che pubblica New Age, uno dei più noti e influenti quotidiani australiani) dal quale risulta che il e 49% degli australiani pensa che sia necessario passare al nucleare per soddisfare i crescenti bisogni di energia elettrica, mentre il 43% dei cittadini si oppone fermamente ad una scelta del genere. Un precedente sondaggio del 2002, dava risultati molto diversi: solo il 38% degli australiani era favorevole al nucleare, mentre il 51% era contrario.

Altra stranezza australiana, visto che nel 2002 a Canberra c'era un governo conservatore apertamente favorevole al nucleare e che oggi il governo laburista è maggioritariamente antinucleare. Evidentemente ha fatto presa la martellante campagna politica e mediatica nuclearista, ma un qualche effetto devono averlo avuto anche le campagne ambientaliste contro il carbone (abbondante e a buon prezzo in Australia), così gli ecologisti anti-nucleari e no coke si sono trovati davanti ad una opinione pubblica sempre più spaventata dal global warming e dai disastri climatici (che però sono scesi al settimo posto tra le preoccupazioni degli australiani)   e che ha scelto quello che sembra "il male minore" e la soluzione miracolistica-tecnologica  per contenere le emissioni di gas serra: il nucleare "pulito" che può sfruttare le risorse di uranio australiane e che escluderebbe magicamente (ma fra quanti anni?) i sacrifici necessari, i risparmi di energia, la riconversione di industrie in quello che è il Paese del mondo con le maggiori emissioni di gas serra pro-capite.

Ma Peter Garrett non lascia nessuno spazio al populismo nuclearista e sul sondaggio che evidenzia un cambiamento di opinione sul nucleare è stato chiaro: «Ci sono e ci saranno sempre sondaggi, che compaiono in periodi diversi, che danno letture diverse delle opinioni su questo problema. Ma la cosa fondamentale é che questo governo ha un piano globale per affrontare il pericoloso cambiamento climatico. Abbiamo scartato l'elettricità nucleare perché disponiamo di una serie di risorse energetiche sulle quali possiamo basarci, perché dobbiamo lottare contro il cambiamento climatico e fornire dei mezzi di sussistenza sostenibili  agli australiani per le ragioni future».

Insomma, uranio in Australia ce ne sarà anche tanto, ma non si tratta certo di una risorsa rinnovabile e disponibile per l'avvenire. Ed ai giornalisti che gli chiedevano se il sondaggio fosse una dimostrazione di nervosismo tra gli australiani per i pericoli del cambiamento climatico che porta alla disponibilità ad accettare il nucleare come alternativa, il ministro dell'ambiente ha risposto: «Penso che se vuoi che un sondaggio abbia un risultato ci riuscirai. Non siamo qui per commentare questo tipo di sondaggi. Siamo qui per andare avanti con il business e per portare avanti una robusta e buona politica per affrontare i pericoli ai quelli ci troveremo davanti in relazione al cambiamento climatico. Il governo dice semplicemente che l'Australia per poter affrontare le sfide che presenta il cambiamento climatico ha bisogno di un'opposizione che agisca insieme a noi, che negozia in buona fede, in termini di emendamenti che porta avanti, e di un leader che sia capace di portare uno posizione unitaria e sostenibile da parte dell'opposizione in modo che su questo tema possiamo avere un impegno adeguato all'interesse nazionale».