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“Nucleare?! Le ragioni della Decrescita Felice”

di redazionale - 04/11/2009

 

In occasione della presentazione ufficiale del circolo territoriale delMovimento per la Decrescita Felice si terrà martedì 3 novembre ore 18.00presso la sala convegni della biblioteca Albino di Campobasso il convegno daltitolo : Nucleare?! Le ragioni della Decrescita Felice.
Tra gli interventi spiccano quello dell'arcivescovo Giancarlo Maria Bregantinie del presidente nazionale del movimento Maurizio Pallante.
L’energia nucleare è il futuro! Le centrali di nuovagenerazione sono sicure! L’uranio non inquina! Risolverà i problemi energeticiitaliani!Queste sono alcune delle tante deliranti opinioni che si possonoascoltare in un qualunque bar o autobus, ma non dovrebbe essere difficilepoterle attribuire a qualche esponente politico.
Infatti dopo l’ormai famoso ritorno al nucleare, il 5Ottobre in un incontro nella cittadina di Flamanville, in Francia, l’ ENEL,insieme ad EDF(Électricitéde France) , ha dichiarato che il programma per la costruzione dei reattori inItalia è già stato stabilito a grandi linee. Come molti sanno, dovranno essererealizzati inizialmente4 reattori di “terza generazione” in zone non ancora definite in quanto levalutazioni sono complesse, ma la certezza è la necessità di avere nellevicinanze sorgenti d’acqua per il raffreddamento e una rete elettrica ingrado di sopportare elevati carichi. La situazione è preoccupante dato che tutto questoviene portato avanti, orgogliosamente, da una classedirigente che così facendo mostra tutti i suoi limiti in campo energetico. Gli“illuminati” affermano che il futuro economico e industriale del nostro paesesono legati all’energia nucleare, dato che questa soddisferà il fabbisognoenergetico italiano. Tra i cittadini alcuni, come su ogni altro tema trattato,si fidano cecamente.Altri, contrariati, manifestano il proprio dissenso proponendo lo sviluppo dienergie rinnovabili.
La situazione non è molto diversa da quando nel 1972 nellibro I limiti dello Sviluppo si metteva in evidenza la possibilità chele fonti fossili non fossero in grado di soddisfare a lungo il fabbisognomondiale e denunciava l’aggravarsi dell’inquinamento atmosferico causato daiprocessi di combustione. Così per ridurre il consumo di fonti fossili sidelinearono due posizioni: i fautori dell’energia nucleare da un lato edall’altro quelli che sostenevano l’energia solare. Le due posizioni si fronteggiaronoa suondi critiche: la tecnologia nucleare era considerata molto pericolosa e i rischidi incidenti con fuoriuscita e diffusione di sostanze radioattive erano moltoalti; non potendo negare questi problemi, i sostenitori del nucleareribattevano che lo sviluppo tecnologico avrebbe consentito di risolverli,inoltre l’energia solare non poteva essere considerata un’alternativa allefonti fossili perché il suo contributo era poco più che simbolico.
Allo stesso modo in questi giorni stiamo assistendo ad undibattito mediatico simile che mette a confronto, per soddisfare il fabbisognoenergetico nazionale, le idee di investire nel nucleare con quelle che preferisconoinvestire nelle energie rinnovabili. Oggi come allora la logica è sempre lastessa. Che si tratti di dipendere dal nucleare o dal solare si risponde semprealla logica della crescita. L’incremento dei consumi energetici vieneconsiderato come un dato immodificabile e si vuole soddisfarlocon fonti diverse. Tenendo presente che più della metà di tutta l’energia chesi estrae, si trasporta, si trasforma, si trasporta nella nuova forma efinalmente si utilizza viene sprecata non è da considerarsiscempio a prescindere da quale fonte viene utilizzata per la produzione?
Come ci spiega Maurizio Pallante, se il nostro sistemaenergetico è rappresentatoda un secchio bucato la nostra preoccupazione non deve essere su qualefonte utilizziamo per riempirlo, ma dobbiamo impegnarci a tappare i buchi!Bisogna quindi fare un discorso a monte, cioè ridurre al minimo il consumo difonti fossili mediante una riduzione della domanda di energia che risponde allalogica della decrescita, la terza via. Nelriscaldamentodegli ambienti, oltre agli sprechi causati dalla scarsa efficienza dellecaldaie, almeno la metà del calore prodotto viene disperso nell’atmosfera acausa della cattiva coibentazione degli edifici. Se siriducono questi sprechi e queste inefficienze si ottengono riduzioni deiconsumi di fonti fossili molto maggiori di quelle che si avrebbero sostituendolecon altre fonti. E’ meglio un chilowattora risparmiato di un chilowattorasostituito (e sprecato). Possiamo constatare che una riduzione degli sprechi dienergia, cioè una diminuzione di produzione e consumo di una merce che non è unbene, si tradurrebbe in una decrescita del Pil.Avremmo così gli stessi servizi senza alcuna rinuncia né limitazione, ma con unminor consumo di energia alla fonte. Con questo non vogliamo mettere sullostesso piano l’energia nucleare e le energie rinnovabili, anzi tutto ciòavvalora ancor di più l’inutilità di una fonte non sicura. Le fonti rinnovabiliinvece diventano di fondamentale importanza solo dopo averaffrontato questo importante passaggio relativo agli sprechi. In Italia lefonti rinnovabili danno un contributo ancora risibile, ma non in Germania doveinvece è stata realizzata una doppia strategia: 1 riduzione degli sprechi; 2 sostituzionedelle fonti. Loro riescono a soddisfare con le fonti rinnovabili un fabbisognoenergetico molto elevato in confronto al nostro, diminuendo anche le emissionidi CO2.
“La strategia della decrescita è un approccio sistemicointegrato che vede come primo elemento la riduzione dei consumi. Se diminuisconoi consumi le fonti rinnovabili possono dare un contributo percentuale maggiore,e si ha anche un risparmio economico che si può investire nelle rinnovabili. Ladiminuzione dei consumi è dunque la premessa fondamentale per uno sviluppo significativodelle fonti rinnovabili, sia da un punto di vista del fabbisogno energetico cheda un punto di vista finanziario.” E’ovvio che da sole le paure non possonobastare. Solamente attraverso un approccio che preveda a monte la riduzionedegli sprechi si può affermare la totale inutilità del nucleare.