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La strage delle balene

di lanuovaecologia - 04/04/2006

Fonte: lanuovaecologia.it

Esemplare ritrovato a Fuerteventura
Esemplare ritrovato sulla costa nord di Fuerteventura
Allarme degli ecologisti spagnoli per i frequenti arenamenti di cetacei sulle spiagge delle Canarie. Nel mirino i sonar della Marina degli Stati Uniti.
Gli studiosi: «Provocano shock e danni irreversibili»

Giganti nel Canale di Sicilia
Decine di balene arenatesi senza scampo sulla costa delle Canarie dall'inizio dell'anno e cinque morte solo nell'ultima settimana hanno spinto gli ecologisti a denunciare «una strage di cetacei» ed a puntare i sospetti sui sonar della marina degli Stati Uniti che starebbe compiendo manovre a largo della costa africana. Il Partito Verde Canario
(Pvc) ha chiesto al ministro degli esteri spagnolo, Miguel Angel Moratinos, di attivarsi per accertare eventuali responsabilità di paesi terzi, a cominciare da quelli limitrofi primo il Marocco, nella morte dei cetacei «che sono specie protette in acque protette da una moratoria europea» e che arrivano in fin di vita alla costa dopo essere entrati in contatto con le frequenze dei sonar o di apparecchiature per le ricerche petrolifere sottomarine.

«È da tempo in atto una moratoria Ue sull'uso dei sonar nelle acque europee e l'area intorno alle Canarie è stata dichiarata “Zona particolarmente sensibile” dalla Organizzazione marittima internazionale - spiega il portavoce del Pcv Rafael Rodriguez - ma non sappiamo cosa accade in mare aperto. Per adesso, quello che ci risulta - dice - è che unità statunitensi stanno operando lungo la costa africana nel quadro della Pan-Sahel Initiative».

In passato gli Usa si erano impegnati, di fronte alle proteste, a non usare i vecchi sonar, più pericolosi, mentre Madrid aveva riconosciuto in un caso almeno la sua responsabilità promettendo di tener conto della situazione. Rodriguez spiega che le Canarie sono uno dei punti di transito più importanti al mondo per le balene, ma intorno all'arcipelago risiedono anche numerosi cetacei stanziali il che fa della zona un luogo strategico per la loro sopravvivenza, mentre in realtà è sempre più spesso, misteriosamente, teatro della loro fine.

Le ultime due balene perite, denuncia il Pcv,
sono apparse a largo di Fuerteventura mentre il corpo senza vita di un capodoglio di otto metri è stato individuato a largo dell'isola de La Gomera durante il fine settimana. A queste vittime vanno aggiunti due Zifi deceduti la settima scorsa. Lo Zifio, lungo in media fra 5 e 6 metri, è il cetaceo che nel gennaio scorso morì nel Tamigi. «È una situazione molto sospetta - dice Antonio Hernandez, dell'organizzazione Ecologisti in Azione - si tratta infatti in tutti e cinque i casi di cetacei che vivono a bassissime profondità, come gli Zifi, cioé fino a 1800 metri e che sono sensibili quindi sia ai sonar che alla strumentazione e alle esplosioni delle imprese petrolifere che operano in mare». «I cetacei - spiega Hernandez - dalle profondità dove ricavano gran parte della propria alimentazione, risalgono in superficie come i sommozzatori, cioè gradualmente. L'interferenza dei sonar o di altra strumentazione o le esplosioni sottomarine provocano uno shock nell'animale che emerge allora in modo repentino provocandosi danni irreversibili».

Secondo Rodriguez «non c'e dubbio che qualcosa sta succedendo nel mare vicino alle Canarie», e spiega che i cetacei morti «erano sani, non avevano nessun tipo di malattia o virus». Ed aggiunge che «gli studi realizzati dall'Università di Las Palmas hanno accertato che «i sonar attivi utilizzati nelle manovre militari producono la morte delle balene». Dal 2003, spiega Rodriguez, «si può parlare certamente di molte centinaia di balene morte».