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L'involuzione degli intellettuali in corsa verso l'ottocento

di Mihael Georgiev - 19/11/2009

Fonte: antidarwin


   
Odore di muffa sotto il manto progressista

Nell’anno precedente il bicentenario darwiniano ricorreva un altro anniversario: 40 anni dalla pubblicazione in Unione Sovietica della traduzione russa di uno dei primi testi di biologia molecolare: David E. Green e Robert F. Goldberger, Aspetti molecolari della vita, (edizione sovietica: Д. Грин, Р. Гольдбергер, Молекулярные аспекты жизни. Москва, Издательство Мир, 1968. Edizione originale americana: David E. Green, Robert F. Goldberger, Molecular insights into the living process. New York, Academic Press, 1967).

Il libro è un capolavoro della letteratura scientifica ed è ancora di attualità, perché fornisce una veduta da volo d’uccello del vivente, che non è resa obsoleta dall’accumularsi impressionante dei nuovi dati scientifici negli ultimi 40 anni. È reperibile nei circuiti di vendita in rete (provare www.abebooks.com). Lo raccomando vivamente agli studenti di scienze biologiche e mediche: ai tempi degli esami orali la lettura quasi garantiva il “30” in pagella; ai tempi dei quiz è altrettanto utile, perché organizza la materia consentendo la memorizzazione di gran numero di dati.

Il testo non tratta l’origine e l’evoluzione della vita, alle quali, tuttavia, dedica 5 pagine su 420. Nelle pagine 406-407 gli autori raffigurano l’evoluzione in sette tappe, con uno “schema molto generico, inteso solo a dimostrare l’aumento della complessità nel corso del processo evolutivo”. Poi separano la prima tappa (l’evoluzione chimica ovvero l’origine della vita) dalle rimanenti sei (l’evoluzione biologica), riassumendo così le loro opinioni:
”Pur indicando sette tappe, che portano dagli atomi agli ecosistemi, c’è una tappa che supera in enormità le altre: il passaggio dalle macromolecole alle cellule. Tutte le altre tappe possono essere spiegate teoricamente – se non correttamente, almeno elegantemente. Ma il passaggio dalle macromolecole alle cellule rappresenta un salto fantastico che è situato al di là delle ipotesi passibili di verifica. I fisici evitano di specificare quando è nata la materia o quando è iniziato il tempo, e se qualche volta lo fanno, è solo su un piano speculativo. L’origine della prima cellula evidentemente appartiene alla stessa categoria del non conoscibile. Il problema presenta sfide concettuali affascinanti, ma per ora, e forse per sempre, i relativi fatti non potranno essere conosciuti”.

Sembra incredibile. I comunisti sovietici non avevano alcun problema a pubblicare simili cose, avvalorando implicitamente le conclusioni degli autori. Quarant’anni dopo un testo che dichiari questo è inconcepibile in Occidente, e se pubblicato, verrebbe bollato come “creazionismo camuffato”. E non sarebbe bollato solo a parole, cioè contrapponendo delle opinioni per così dire “scientifiche” – che in realtà sono filosofiche, ma anche con delle azioni, tant’è che chi dichiara i suoi dubbi sulla validità scientifica dell’evoluzione rischia l’emarginazione o la perdita della propria posizione accademica.

In altre parole, gli epigoni occidentali dei comunisti sovietici hanno ormai superato i propri maestri. Certo, sul vessillo non c’è più la barba nera di Marx, ma quella bianca di Charles Darwin. Nella loro folle corsa a ritroso verso l’Ottocento credono di agire nel nome del progresso e della scienza. Invece agiscono nel nome del positivismo e dello scientismo, che non sono scienza, ma filosofia. Filosofia che loro trasformano in ideologia, cioè in Verità da imporre, punendo gli eventuali temerari dissidenti. E poi ci lamentiamo dei talebani, mentre li abbiamo in casa: solo che passano per la parte progressista degli intellettuali occidentali. Se non ci credete, provate a contraddirli.