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Il terremoto di Haiti è la conseguenza di un patto col Diavolo?

di Francesco Lamendola - 01/02/2010

 

Il terremoto che ha colpito la Repubblica di Haiti nel gennaio del 2010, provocando qualche cosa come centomila morti, è forse la conseguenza di uno scellerato patto con il Diavolo, contratto dagli Haitiani nell’ultimo decennio del Settecento, allorché alcuni stregoni dell’isola evocarono il Principe delle tenebre perché li aiutassi a liberarsi dal dominio coloniale francese?
Detta così, sembra nient’altro che una battuta, e anche di pessimo gusto. Come! Possibile che in un momento tanto drammatico nella storia di quella nazione, non ci sia niente di meglio da fare che indicare l’origine delle sciagure che, da due secoli a questa parte, si abbattono su di essa, in un oscuro rituale di magia nera, effettuato all’ombra del Voodoo?
In effetti, il discorso televisivo pronunciato dal predicatore evangelico americano Pat Robertson, nel corso di un programma intitolato «The 700 Club» per il Christian Broadcasting Network e seguito da circa un milione di telespettatori, è stato molto semplificato e schematizzato, forse ad arte, forse per un certo abito mentale ormai consueto nella cultura moderna, razionalista e materialista, col risultato di farlo apparire totalmente assurdo e irresponsabile, un puro e semplice rigurgito di quel cristianesimo fondamentalista che sale dalla “pancia” profonda e rurale degli Stati Uniti e che fa tanta rabbia ai raffinati intellettuali della East Coast e, naturalmente, dell’Europa laica e progressista, figlia dei”sacri” principi del 1789.
Mentre l’ambasciatore di Haiti a Washington, Raymond Joseph, inoltrava una protesta formale per le affermazioni del reverendo Robertson, il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, si affrettava a dichiarare: «Non finisce mai di stupirmi il fatto che in momenti di sconcertante sofferenza umana come questi, qualcuno dica cose che possano essere così tremendamente stupide». E questo in un Perse dove la libertà di parola e di opinione sono considerate sacre e dove esistono perfino Associazioni iniziatiche che sostengono la dottrina della Terra Cava o che negano la veridicità del modello astronomico copernicano.
Fra gli intellettuali politicamente corretti di casa nostra, tutti rigorosamente neoilluministi e, nella grande maggioranza, ex marxisti divorati dalla cattiva coscienza, sia che abbiano saltato il fosso per passare, armi e bagagli, nel campo della destra, sia che non l’abbiano fatto, senza perder tempo qualcuno si è ricordato che anche noi abbiamo il Pat Robertson di casa nostra: quel don Livio Falzaga, classe 1940, che ha attirato su di sé i loro strali per aver insinuato, dai microfoni di Radio Maria, che forse anche alcune tragedie di casa nostra hanno a che fare con l’oblio del sacro e con l’aumento esponenziale dei culti satanici.
Anche a lui hanno fatto dire, in buona o in mala fede, che il terremoto dell’Abruzzo è una specie di castigo divino per la cattiveria degli uomini; ma la verità è che gli intellettuali neoilluministi e neomarxisti di casa nostra non gli hanno mai perdonato di aver detto, in occasione della forzata rinuncia del Papa a tenere un discorso alla Sapienza di Roma nel 2008, che quanti si erano adoperati per rendere impossibile quell’evento si erano resi strumenti, più o meno consapevoli, di una precisa strategia del Nemico dell’uomo.
Quanto a Pat Robertson, classe 1930, il pubblico americano lo ricorda perché già nel 2005, in occasione dell’uragano “Katrina” del 2005, che spazzò le coste del Golfo del Messico e la foce del Mississippi, devastando la città di New Orleans e provocandovi 1.800 morti (uno dei cinque peggiori uragani che abbiano mai colpito gli Stati Uniti d’America), aveva dichiarato di vedere in quell’evento un ammonimento divino per la depravazione degli uomini. Ma bisogna pur dire che la Bibbia, il libro sacro del cristianesimo, è pervasa da questo concetto, specialmente l’Antico Testamento: è così che i suoi autori spiegarono sia il Diluvio universale, sia la distruzione di Sodoma e Gomorra, sia la dispersione dei popoli al tempo della fallita costruzione della Torre di Babele.
Ora, si dirà che una cosa è l’Antico Testamento, scritto più di duemila anni fa, nel contesto culturale dell’antico Giudaismo e una cosa è la sensibilità dei cittadini del terzo millennio, rigorosamente laica e razionale e niente affatto incline a forme antiquate di credulità o superstizione. Non vogliamo qui addentrarci in una disquisizione accademica su cosa sia vivo e cosa si possa considerare superato nel modo di parlare della divinità da parte degli autori dell’Antico Testamento (e non solo dell’Antico: anche Gesù Cristo maledisse il fico che non dava frutti: e ciò nella stagione in cui frutti non potevano esservi); la cosa ci porterebbe troppo lontano. Vogliamo solo domandarci se il ragionamento di Robertson non possa avere una qualche base di plausibilità concettuale, spassionatamente e senza lasciarci intimidire dal coro generale, rumoroso ma stonato, degli intellettuali politicamente corretti.
Del resto, di patto col Diavolo la cultura moderna dovrebbe ben saperne qualcosa, se è vero che un filosofo del calibro di Oswald Spengler amava parlare di “umanità faustiana”, con riferimento al capolavoro di Goethe e a tutta la tradizione culturale relativa alla figura paradigmatica del Dottor Faust, appunto per designare un atteggiamento tipico della modernità: la fiducia cieca e illimitata in una scienza che, indubbiamente, può risolvere molti problemi materiali, ma che può anche creare degli autentici mostri.
Ma veniamo ai fatti.
Nel 1791 gli schiavi neri di Haiti, colonia francese (e prima ancora spagnola, fino al 1697) insorgono contro i loro padroni e contro le stesse autorità governative, sotto la guida di quello che, con parecchia enfasi, è stato chiamato il “Napoleone nero”, Toussaint L’Ouverture. Dopo alterne vicende,  i Francesi - che pure avevano fatto affluire numerosi rinforzi, per vederseli subiti decimati dalle malattie tropicali - subiscono la sconfitta decisiva nel 1803; e il 1° gennaio 1804, sotto la guida di Jean-Jacques Dessalines ed Henri Cristophe, gli Haitiani proclamano ufficialmente la nascita della loro Repubblica indipendente.
È il primo caso in cui una rivolta di schiavi si conclude con la totale vittoria degli insorti e, addirittura, con la fondazione di uno Stato indipendente; ed è il primo Stato americano a sorgere dalle ceneri del dominio coloniale europeo, eccezion fatta per gli Stati Uniti d’America. Si tratta di un evento clamoroso, sensazionale. L’imperatore Napoleone, avvezzo ai trionfi sui maggiori sovrani d’Europa, ha subito uno scacco matto da parte di un’accozzaglia di schiavi neri ribelli e ha perduta una preziosa colonia con le sue ricchissime piantagioni di canna da zucchero.
E si tenga presente che l’antica madrepatria ci metterà più di vent’anni, prima di digerire il rospo: solo nel 1825 la Francia riconoscerà formalmente l’indipendenza della Repubblica di Haiti. Quanto agli Stati Uniti, che per primi hanno levato la bandiera dell’indipendenza nell’emisfero occidentale, essi aspetteranno fino al 1863 a compiere un passo analogo; e lo si può ben comprendere: non potevano certo riconoscere una Repubblica di ex schiavi fino a quando non avessero risolto il problema della schiavitù in casa propria. Cosa che sarebbe avvenuta, appunto, solo con la Guerra di secessione del 1861-65.
Si può capire che qualcuno - specialmente fra gli ex padroni di schiavi, che dovettero rifugiarsi alla Guadalupa e alla Martinica, oppure rientrare in Francia - abbia pensato ad una stregoneria, ad un patto col Diavolo. Difficile accettare l’idea che il migliore esercito del mondo si fosse lasciato battere da quei miserabili che, fino al giorno prima, lavoravano sotto la sferza implacabile dei sorveglianti. Tuttavia, lo storico ha il dovere di chiedersi se, dietro queste voci e queste insinuazioni, possa esservi un qualche fatto preciso, in qualche misura accertabile,.
E il fatto c’è, e sarebbe questo: che nell’agosto del 1791, nel Bois Caïman, si svolse una cerimonia officiata dal prete voodoo Dutty Bukman, nel corso della quale, a seconda delle due diverse e anzi opposte interpretazioni, egli avrebbe invocato l’aiuto del Diavolo contro i Francesi, promettendo che tutto il popolo haitiano, in caso di vittoria, sarebbe divenuto suo servitore; oppure che egli avrebbe semplicemente operato una distinzione fra il Dio malvagio dei bianchi, in nome del quale questi ultimi esercitavano le loro violenze, e il Dio buono, riparatore delle offese, al quale egli affidava i combattenti della libertà nella loro lotta per l’indipendenza dell’isola.
Sia come sia - e non è possibile, ormai, accertare come si siano svolte esattamente le cose - rimane il fatto, per quegli antropologi che lo vogliano vedere, che il Voodoo è permeato dalle pratiche della magia nera e che il ferocissimo dittatore haitiano Francois Duvalier, soprannominato “Papà Doc”, che fu al potere dal 1957 alla morte, nel 1971 (per poi trasmetterlo al figlio Jean Claude, fino al 1986), che fece imprigionare, torturare e uccidere migliaia di suoi concittadini, soleva terrorizzare la popolazione impersonando il sinistro personaggio di Baron Samedi, il dio che accompagna le anime nell’Aldilà. Pare fosse dotato di poteri paranormali, e faceva di tutto per mantenere un cupo alone di magia nera intorno al suo governo: si presentava vestito come il sinistro Baron Samedi - cappello a cilindro e marsina neri, occhiali scuri e sigaro in bocca - e lasciava liberi di agire i famigerati “Tonton Macoutes”, poliziotti stregoni che avevano licenza di uccidere e che, a loro volta, si diceva fossero alleati con le forze del Male.
La sanguinaria e corrotta dittatura dei due Duvalier non è stata che l’acme di una storia nazionale contrassegnata da continue sciagure, da miseria, sfruttamento, calamità senza fine; una storia che ha visto Haiti invadere anche, per un ventennio, l’altra parte dell’isola, occupata dalla Repubblica Dominicana - che, però, dal 1844 ha avuto tutta un’altra storia; tanto che ora, in confronto alla poverissima vicina, si trova in condizioni di relativa agiatezza. Eppure, argomenta Pat Robertson (il quale in geografia sembra più ferrato che in storia, visto che colloca l’indipendenza di Haiti al tempo di Napoleone III invece che di Napoleone I) si tratta sempre della stessa isola, divisa da un confine artificiale nel senso della longitudine: perché una storia così diversa fra le due metà?
Vi sono, dunque, due ordini di considerazioni da fare.
Il primo è che la magia nera fa parte del Voodoo e che il ricorso alle forze diaboliche, da parte degli stregoni in essa specializzati, è attivo e sistematico, tanto da legarsi indissolubilmente alla credenza negli Zombi, esseri umani trasformati in manichini viventi mediante sortilegi e pozioni magiche; lo stesso Duvalier si diceva capace di trasformare in Zombi i suoi nemici, e la cosa era creduta dal popolo. Notiamo, per inciso, che l’uso sistematico degli aspetti più sinistri e minacciosi del Voodoo da parte del dittatore haitiano gli valse la scomunica da parte del Pontefice romano. Non tener conto di questa componente della religiosità e della cultura popolare haitiana significa voltare le spalle davanti alla realtà, unicamente in base al pregiudizio scientista oggi dominante.
Il secondo ordine di considerazioni riguarda, ovviamente, la realtà del Demonio in quanto tale; la quale, piaccia o non piaccia agli intellettuali laici e razionalisti di tutto il mondo, è tuttora fermamente sostenuta dal magistero della Chiesa cattolica ed è stata ribadita da pontefici insigni e non certo sprovveduti sul piano culturale, come Paolo VI. Diceva Baudelaire che il miglior regalo che si possa fare al Diavolo è quello di deridere la credenza nella sua realtà; e vorremmo aggiungere che filosofi illustri, come Emanuel Swedenborg, e numerosi mistici e santi, da san Francesco d’Assisi a Giovanni Vianney, il santo curato d’Ars, a San Giovanni Bosco, a Padre Pio da Pietrelcina, credevano alla realtà dell’Inferno non meno che a quella del Paradiso, in parecchi casi per averne fatta l’esperienza diretta.
Ciascuno è libero di credere o non credere; e anche, ovviamente, è libero di ridere, se ne ha voglia. A noi sembra che, su questo argomento, vi sia poco da scherzare; ma, naturalmente, è una questione di opinioni.
Una cosa sola ci sembra di poter aggiungere, in risposta a quanti affermano che vedere una connessione tra un eventuale patto col Diavolo dei fondatori della nazione haitiana, e disastri naturali come il terremoto, sia una forma di oscurantismo e anche di scarsa umanità e carità cristiana.
Stringere un patto col Diavolo vuol dire accettarne anche le conseguenze: e, se ci si pone in un’ottica religiosa, vuol dire essere consapevoli che, prima o poi, il Creditore si farà vivo per esigere quanto gli è stato promesso. Non si è mai visto che il Diavolo si sia dimenticato di riscuotere la sua parte, né che egli abbia mantenuto le sue promesse: tutti i fenomeni di possessione (nei quali si è pure liberi di credere o meno) attestano che il Diavolo, quando si insignorisce di un’anima, non le usa alcun riguardo, la inganna sistematicamente e le infligge tutto il male possibile, allo scopo di perderla definitivamente, dopo averla terrorizzata a morte.
Sì, la storia tremenda di Haiti, così carica di ingiustizie e sofferenze, quasi oltre il limite dell’umanamente sopportabile, lascia realmente pensosi.
Perché tanto male sui quel disgraziato popolo di ex schiavi?
E perché un destino così diverso per la vicina Repubblica Dominicana, che si trova in una situazione fisica, climatica e ambientale così simile?
C’è da rimanere perplessi.
Ma il Diavolo non esiste, si sa.
A crederci sono soltanto le vecchie beghine e qualche prete fanatico, magari con la nostalgia dei processi alle streghe di sinistra memoria e dei relativi roghi.
Una persona colta, seria e razionale non può, non deve credere in cose del genere; mai, per nessuna ragione al mondo.
Oppure no?