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Dalla FIAT alla finanza

di Gianni Petrosillo - 10/02/2010

Vi proponiamo, in sequenza, due interessanti articoli di Marcello Foa, tratti dal suo blog. Il primo riguarda la coraggiosa decisione di Scajola di annunciare lo stop ai contributi pubblici, per il 2010, in favore dell’industria automobilistica. Dopo decenni di sovvenzionamenti diretti ed indiretti, all’unica fabbrica di automobili presente in Italia, si è finalmente deciso di voltare pagina e di soccorrere altri settori, ugualmente debilitati dalla crisi i quali però, fino ad ora, poco o nulla hanno sottratto alle casse pubbliche. Stiamo parlando comunque di attività imprenditoriali che, secondo uno studio della CGIA di Mestre, sono ormai economicamente più trainanti dell’automotive. Peraltro, i vertici Fiat hanno già dimostrato tutta la loro ingratitudine sostenendo che non hanno mai beccato un soldo dallo Stato, insultando così tutti quegli italiani che con le loro tasse hanno permesso a Torino di risollevarsi, numerose volte nella sua storia, aggirando i meccanismi della concorrenza.

Se per Montezemolo “fare sistema” significa prendere i soldi e scappare, negando pure l’evidenza, siamo sicuri che otterremo risultati migliori anche senza il contributo delle sue iniziative furbesche.

Dobbiamo anche ammettere che se al governo ci fosse stata una compagine di centro-sinistra questa piccola svolta non si sarebbe mai verificata, come dimostra l’esperienza di quei governi, da D’Alema a Prodi, che hanno sempre posto dinnanzi agli interessi generali di tutta la nazione quelli particolari dei poteri forti della Grande Finanza e dell’Industria Decotta,  ai quali, i signori della sinistra, devono le loro fortune politiche (almeno da Tangentopoli in poi). Certo, in questa fase storica, mi riesce molto difficile, anche dinanzi ad un’azione ammirevole come questa, fare i complimenti al centro-destra. La scelta di affondare le imprese italiane e i rapporti privilegiati che il nostro Paese aveva faticosamente costruito con l’Iran, per un infelice ed anacronistico riallineamento al fronte occidentale, guidato dagli Usa e da Israele, deriva da un marchiano errore di lettura dei processi in atto in ambito geopolitico. L’Italia pagherà presto le conseguenze di questa decisione e subirà un arretramento di tutte le sue iniziative indirizzate a concretare un percorso autonomo sullo scacchiere internazionale. Alla perdita dell’indipendenza politica segue poi una crescente depressione delle attività economiche, il che, in una fase di crisi globale, vuol dire darsi da soli la zappa sui piedi.

Anche i recenti attacchi sferrati sull’ENI nel mercato finanziario, le acquisizioni ugandesi dalle quali quest’ultima è stata esclusa per ragioni politiche, nonché la rinuncia  a stipulare ulteriori contratti nella nazione degli Aytollah, sembrano indicare che nessun vantaggio verrà al nostro Stato da questo discutibile piegamento del capo al cospetto dei gendarmi del mondo. Insomma, c’è poco da stare allegri.

Il secondo pezzo di Foa narra di una vicenda molto inquietante sugli strettissimi rapporti tra Grande Finanza statunitense e agenti della CIA. Il fatto stesso che banchieri e finanzieri si rivolgano agli spalloni 007 per ottenere informazioni o per ficcare il naso negli affari dei propri dipendenti, concorrenti, clienti e quanti altri, chiarisce il quadro dei rapporti di forza sui cosiddetti “liberi mercati” e il modus operandi prediletto da Wall Street. La bizzarria più grande è che gli americani vorrebbero dare agli altri lezioni di trasparenza e di democrazia, vietando, per esempio, ai loro alleati di intrattenere relazioni con quelle nazioni che non rispettano le regole del civile consesso internazionale. Noi non ci scandalizziamo, semmai vorremmo che i nostri governanti aprissero finalmente gli occhi e agissero di conseguenza senza ripetere sempre, come il peggiore dei servi sciocchi, Zi Padrone.

Il coraggio di dire no alla Fiat

A quanto pare, il governo ha deciso di dire basta agli incentivi al settore auto; dunque alla Fiat. Era ora. Anzi, è un provvedimento tardivo, perchè, come ha spiegato l’imprenditore Pino Polli in questa intervista, la Fiat non è più strategica per l’Italia e le ingenti somme spese dallo Stato italiano nel 2009 per il settore auto, non sono servite ad aiutare aziende italiane in difficoltà, ma case produttrici straniere. Infatti “il mercato nazionale è dominato per il 70% da aziende straniere e solo per il 30% dal gruppo Fiat, che però ormai produce solo in parte in Italia“. E infatti nel nostro Paese dà lavoro a 30mila persone. Tante, ma il vituperato tessile impiega 500 mila addetti ovvero conta come 17 volte Fiat. E non riceve alcun tipo di assistenza, anzi.

Secondo uno studio della Cgia, solo negli ultimi tre anni il gruppo ha ricevuto sovvenzioni per 270 milioni di euro. Brunetta ha dichiarato che “se sommassimo tutti gli aiuti dati nell’arco di 50-60 anni, ce la saremmo potuta comprare 2-3 volte“. La sua è una provocazione, ma non molto distante dalla realtà. La Fiat ha costruito un potere di lobbing prolungato nel tempo, che le ha permesso di beneficiare di privilegi e protezioni senza precedenti e che si estendeva anche al mondo dei media.

Eppure secondo Montezemolo la Fiat non ha mai beneficiato di aiuti statali. Quel Montezemolo che , secondo diversi sondaggi, il popolo di sinistra vedrebbe con molto favore primo ministro, seguito a ruota da Mario Draghi, presidente della Banca d’Italia e uomo di fiducia della casta di Goldman Sachs e dei banchieri di Wall Street.

Il che dimostra quanto il Pd sia vicino al popolo

Bene ha fatto la Lega a criticare pesantemente Montezemolo e bene ha fatto il governo a chiudere i rubinetti, nonostante i subdoli tentativi di condizionamento di Marchionne, che nei giorni scorsi ha mandato in cassa integrazione tutti gli operai.

E’ ora che l’Italia si sottragga al ricatto della Fiat. O sbaglio?

Gli agenti della Cia… al servizio delle grandi banche

Uno degli scopi di questo blog è di evidenziare notizie che sfuggono al radar dei grandi media, ma che permettono di capire alcuni aspetti nascosti o opachi della realtà in cui viviamo. Recentemente ho scoperto una storia alquanto singolare: La Cia, sebbene impegnata da quasi un decennio nella lotta al terrorismo, permette ai propri agenti di … arrotondare lo stipendio offrendo i propri servizi a società private e in particolare a grandi banche di Wall Street (Goldman Sachs, ad esempio) e Hedge funds. A svelarla la vicenda è stato Politico, che a sua volta ha attinto a un libro di prossima uscita e io ne ho parlato in questo articolo .

Esiste anche un’agenzia di “collocamento” creata da agenti in pensione e denominata, guarda caso, come la Cia ma con la B ovvero Bia. La Cia si giustifica assicurando che se non permettesse il “doppio lavoro” molti lascerebbero l’incarico. Sarà, ma la vicenda apre degli interrogativi inquietanti: che cosa fanno questi agenti? Politico una sola tecnica, quella che permette di capire se una persona sta mentendo senza ricorrere alla macchina della verità. Troppo poco e troppo rassicurante.

Sorgono, spontanee, molte domande: quanti agenti  lavorano per terzi? Per quanto tempo? Usando quali tecniche?   Hanno accesso al database e ai documenti top secret?  E mi chiedo: il ricorso agli agenti della Cia è compatibile con il rispetto delle leggi sulla trasparenza o non rappresenta, piuttosto, un caso di concorrenza sleale?

Lo sccop di Politico è passato quasi inosservato negli Usa. Una deputatessa ha presentato un’interpellanza, il presidente della Commissione servizi del Senato ha promesso di interessarsi alla vicenda. Stupefacente la risposta dello Zar antiterrorismo, Dennis Blair, che ha lasciato intendere di non saperne nulla. Ha promesso che investigherà e farà sapere.

L’impressione è che le autorità americane vogliano far passare la vicenda in sordina.

Confesso che dopo i casi Madoff, Lehman, il crash finanziario, le connivenze tra lobby e mondo politico e conoscendo le logiche senza scrupoli dei banchieri di Wall Street, non mi sento affatto tranquillo, sapendo che Goldman Sachs e affini si avvalgono della Cia. E sarebbe il caso che l’Europa chiedesse chiarimenti.

O sbaglio?