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Reciprocità e spontaneità

di Fabrizio Marchi - 14/03/2010

Fonte: uominibeta

 

Chaplin - Tempi moderniReciprocità e spontaneità sono due concetti che la grande maggioranza delle donne non sa neanche cosa siano. Per lo meno per quanto riguarda il rapporto con i maschi non dominanti (beta), cioè la grande maggioranza degli uomini, che è quello che a noi interessa.

Tradotto in parole ancora più povere, se gli uomini (beta) non si proponessero, non andassero di loro propria iniziativa verso le donne, l’incontro fra i due sessi non avverrebbe mai, non avrebbe neanche luogo. Detto in modo più rozzo ma forse ancora più efficace, se anche gli uomini adottassero gli stessi comportamenti delle donne, l’umanità si sarebbe estinta già da un bel po’ di tempo.

Questa, ad una prima rapidissima lettura, potrebbe sembrare un’affermazione sopra le righe. Ma in realtà così non è. Ed è il semplice buon senso, l’esperienza quotidiana e l’osservazione della realtà che ce lo dicono. Probabilmente saremo tacciati di scarsa scientificità ma francamente questa accusa o questa critica ci interessa molto poco, se non per nulla. Riteniamo infatti che nelle scienze sociali e soprattutto nelle questioni che attengono l’essere umano, di scientifico ci possa essere ben poco. Crediamo anzi che il presunto riferimento alla scienza che troppo spesso nella storia è stato fatto per dimostrare la validità di teorie filosofiche (in taluni casi anche valide, a nostro giudizio) sia stato per lo più strumentale e finalizzato a rafforzare la validità di quelle stesse tesi.  Cosa che, a nostra modesta opinione, ha ottenuto il risultato opposto e contrario a quello che si voleva ottenere. E quelle stesse teorie che in questo modo si volevano rafforzare, ne sono uscite fortemente indebolite.

Con questo non vogliamo neanche, da una posizione speculare, esaltare il valore dell’ esperienza empirica e considerarla come la sola fonte di conoscenza. Preferiamo laicamente posizionarci su una posizione di equilibrio e di buon senso verificando, con gli strumenti di cui disponiamo, la nostra capacità analitica, la statistica, la ricerca sociologica e storica, l’osservazione lucida dei fatti, e naturalmente anche l’esperienza empirica, la veridicità o meno di questa o quella affermazione o teoria.

E sulla base di queste considerazioni testè fatte, ci sembra assolutamente verosimile confermare la tesi contenuta all’inizio  di questo articolo: e cioè che nel rapporto fra uomini e donne non c’è alcuna reciprocità. Nella grande maggioranza dei casi sono gli uomini ad andare verso le donne. E’ molto raro che accada il contrario e quando ciò accade significa che l’uomo o gli uomini in questione sono maschi alpha, cioè uomini appartenenti alle elite dominanti. Ma questa è appunto l’eccezione che conferma la regola e la nostra analisi.

Noi riteniamo che questo aspetto dell’ontologia e/o della cultura e del modo di essere femminile, che normalmente viene considerato dalla grande maggioranza degli uomini come un fatto più o meno naturale, scontato e dato per acquisito, sia in realtà uno dei più significativi, e anche dei più gravi, del manifestarsi delle donne nel mondo.

Ma cosa nasconde l’incapacità/non volontà/riluttanza/diffidenza/fastidio/ e il più delle volte addirittura l’insopportabilità, per le donne, ad andare verso gli uomini?

Innanzitutto l’incapacità di relazionarsi con l’altro da una posizione di parità. Pretendere che sia sempre e solo l’altro a fare il primo passo significa porsi automaticamente in una posizione di potere nei confronti dell’altro. Se l’altro si muove è evidente che sta già manifestando un interesse nei confronti dell’altra e quindi le sta già di fatto conferendo un potere. Il fatto stesso che egli si muova per primo, manifestando di fatto il suo interesse, la pone in una posizione di vantaggio (e di potere) nei suoi confronti. Non solo. Nel momento in cui è l’uomo, sempre e comunque, a proporsi, è la donna che si trova oggettivamente nella posizione di chi decide. Di nuovo il concetto di potere, che torna sistematicamente e implacabilmente ogniqualvolta si affronta questa tematica. Ma accanto al concetto di potere entra in ballo in questo tipo di relazione anche quello di “dovere”. Inteso non nel senso più nobile del termine (come l’adesione ad un sistema di valori o di regole etiche) ma piegato e deformato alle esigenze del “potere”.  Se infatti si dà per scontato e per acquisito, in base ad una sistema di regole non scritte ma universalmente riconosciute, che debba essere sempre e comunque l’uomo a proporsi, è evidente che il concetto di “dovere” viene a legarsi indissolubilmente a quello di “potere”. Quindi l’uomo deve proporsi, deve andare versus la donna. Se non lo fa è praticamente condannato alla solitudine affettiva (ammesso che su questi presupposti si possa veramente costruire una relazione autenticamente affettiva…) e alla totale assenza di vita sessuale.

Naturalmente non è affatto detto che proponendosi egli ottenga il risultato sperato, anche perché è la donna che dice l’ultima parola, né potrebbe essere altrimenti, date le circostanze.

Ma non è tutto. Non solo l’uomo ha l’obbligo (anche se non scritto) di proporsi ma lo deve fare anche secondo schemi e modalità gradite alla controparte. Deve insomma mettere in atto una serie di comportamenti al termine dei quali la donna, laddove valutasse tali comportamenti gratificanti e sufficienti, potrebbe decidere di concedersi, sempre secondo tempi e modalità che verranno da lei decisi e determinati.

Ma non è finita. Quali saranno i criteri di selezione che la donna, nella grande maggioranza dei casi, sceglierà di seguire per decidere un eventuale partner? Naturalmente quelli dell’ordine sociale dominante. E ci sentiamo di affermare con una notevole dose di certezza, sia pur empirica, che tra un uomo più vicino per una serie di caratteristiche di ordine sociale, economico o di provenienza familiare alla categoria dei dominanti (alpha), e un uomo decisamente appartenente alla categoria dei non dominanti (beta), ella sceglierà nella quasi totalità dei casi, il primo.

Naturalmente, in questo frangente specifico, non stiamo parlando di un maschio alpha doc, ma di qualcuno che nella scala gerarchica sociale, maggiormente gli si avvicina o gli assomiglia, anche se per difetto. Infatti, anche in questo caso, come abbiamo visto, stiamo parlando di un uomo che deve comunque proporsi.

Cosa che non avverrebbe mai se fossimo in presenza di uomini effettivamente dominanti (alpha). D’altronde, come abbiamo già avuto modo di analizzare nell’articolo “Natura e Cultura. Un nodo irrisolvibile”, in questo caso specifico il rapporto fra uomini e donne si inverte completamente in favore dei primi e la relazione fra i sessi viene a capovolgersi totalmente.

Ma il concetto di dovere è l’esatto contrario di quello di “piacere”, sul quale dovrebbe invece secondo noi fondarsi la relazione fra i generi. E’ evidente che se si fa una cosa per dovere, sarà assai difficile che la si faccia anche per piacere. Può succedere talvolta che ciò accada, ma certamente non è la regola. E in ogni caso, se la si fa innanzitutto per il proprio piacere, il concetto di dovere viene ad essere automaticamente disinnescato.

Ma può essere piacevole una cosa che si deve fare perché è stata aprioristicamente prestabilita secondo schemi e regole preconfezionate?

E cosa può esserci di spontaneo in questo? Nulla, dal momento che è uno schema prestabilito a priori. Se ci fosse spontaneità questo sistema di regole non esisterebbe affatto e gli uomini e le donne si incontrerebbero appunto spontaneamente, nel sereno, naturale, libero e reciproco gioco amoroso.

Ma è evidente che in questo modo i concetti di reciprocità e di spontaneità sono stati assassinati in favore di quelli di potere e di dovere.

Ma se la reciprocità e la spontaneità sono state assassinate, è altrettanto evidente che il delitto è stato perpetrato anche nei confronti della possibilità di una relazione autentica fra gli uomini e le donne. Che infatti al momento, tranne le solite rare eccezioni che confermano la regola, non esiste.

Se paradossalmente, applicassimo queste logiche anche all’altra grande questione umana, l’amicizia, avremmo commesso l’ennesimo delitto.

Ma l’amicizia, per nostra fortuna, è relativamente immune da queste stesse logiche. E questo perché l’amicizia, se è autentica, non può che fondarsi su di una scelta libera, spontanea, sull’empatia reciproca, sulla condivisione, sulla comune visione del mondo, sul piacere di stare assieme e di godere della presenza dell’altro/a in modo fine a se stesso. Ma nell’amicizia non è previsto lo scambio sessuale né lo scambio di alcun genere. Non vige insomma la regola del do ut des che è stata invece applicata alla relazione fra i generi.

Ma dal do ut des, cioè dallo scambio di fatto strumentale, non potrà mai scaturire amicizia, che  può nascere solo da un rapporto all’insegna della reciprocità, della spontaneità e della autenticità fra gli individui.

Come vediamo, il circolo diventa sempre più vizioso/virtuoso, a seconda dei punti di vista dai quali lo osserviamo.

Come Movimento degli Uomini Beta, ci proponiamo di lavorare per combattere queste concezioni deviate e devianti ma purtroppo tuttora imperanti.

Il nostro orizzonte è quello di una società di uomini e donne liberi/e ed eguali, dove la relazione fra i generi sia libera da tutti questi legacci, condizionamenti e sovrastrutture e all’insegna della reciprocità, dell’autenticità, della spontaneità, della libertà, e del libero e sano gioco affettivo e sessuale.

Solo tornando a concepire la sessualità per quello che è e dovrebbe essere, cioè un gioco naturale e spontaneo, e non come uno strumento di gestione, controllo e dominio dell’altro, sarà possibile costruire una relazione sana ed evoluta fra gli uomini e le donne.

Il nostro appello è INNANZITUTTO rivolto a tutti gli Uomini Beta affinché prendano coscienza della situazione e adottino comportamenti conseguenti, tesi a modificare sostanzialmente anche i comportamenti femminili.

Ma ci rivolgiamo altresì alle donne non appartenenti alle elite dominanti, sollecitandole a riflettere sul ruolo che hanno scelto e scelgono di recitare, invitandole ad uno scatto di dignità e di amor proprio e al rifiuto di quelle logiche strumentali, avvilenti, aberranti e antiumane, che abbiamo descritto.

Le invitiamo a smettere di scimmiottare i modelli dominanti e ad allearsi con gli Uomini Beta per costruire assieme una realtà diversa.

Saremo felici, in questo caso, di averle con noi, al nostro fianco.