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La Dottrina del Risveglio

di Manuel Zanarini - 19/04/2010

Fonte: lucedeldhamma.blogspot.com

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La Dottrina del Risveglio è un libro scritto da Julius Evola, pubblicato la prima volta nel 1943, e rappresenta la migliore “guida” per avventurarsi nel mondo del Buddhismo Theravada.
Il testo è interessante sotto molteplici aspetti, che andrebbero analizzati punto per punto, ma per brevità, mi concentrerò su uno in particolare.
La  falsa credenza che Evola allontana dal lettore occidentale, è quella che vorrebbe dipingere il buddhismo come una “moda esotica”, in puro stile new age. In realtà, il Buddhismo Theravada possiede alcuni elementi che lo rendono estremamente interno alla Tradizione europea, in particolare alla sua radice indoeuropea. Evola ne identifica 4: 1) comprende un sistema completo di ascesi; 2) è oggettivo e realistico; 3) è di puro spirito ario; 4) è estremamente adatto a un particolare ciclo storico, a cui appartiene anche l'attuale condizione umana.
Penso che sia utile spiegare brevemente i punti sopra indicati. Già in un altro articolo (Il percorso ascetico, lucedeldhamma.blogspot.com) abbiamo spiegato cosa si deve intendere per “percorso ascetico” all'interno del Buddhismo Theravada e in cosa esso si differenzia dalle altre religioni (via ascetica contro via discetica). Secondo Evola, la tradizione Theravada ha il particolare pregio di consentire di «isolare agevolmente gli elementi di una ascesi allo stato puro». Il pregio più importante che viene correttamente sottolineato è che si tratta di un'ascesi cosciente, caso piuttosto raro nel campo religioso; cioè, si tratta di raggiungere il sapere attraverso un percorso controllato dall'inizio alla fine (secondo la corretta definizione di ascesi come “esercizio”).
Per quanto riguarda il secondo punto, viene toccato un altro tasto fondamentale dell'insegnamento del Buddha; infatti, Egli non è né un “figlio di Dio”, né un “profeta” che “svela” la parola di Dio agli uomini. Il Principe Siddharta è un “uomo normale” - seppur nelle sue vite precedenti abbia accumulato moltissimi meriti, - il quale è riuscito a raggiungere l' Illuminazione. Si tratta di un aspetto centrale; infatti, nel Buddhismo Theravada non viene mai detto di credere a ciò che ci viene insegnato, ma veniamo invitati a sperimentarlo in prima persona e a scoprire come esso sia «oggettivo e realistico». Ciò permette al Buddhismo di fuggire la metafisica tipica delle religioni abramiche, che Evola indica perfettamente nel “teismo”; cioè, la necessità di identificare un Dio esterno all'uomo, che in alcuni casi manda suo figlio tra gli uomini, o che  comunque fa discendere la propria verità sugli esseri umani. Un famoso monaco theravada era solito dire che bisogna approcciarsi agli insegnamenti dei maestri con lo stesso spirito con cui si chiede a qualcuno un'indicazione su un ristorante: costui ci indicherà quello che secondo la sua esperienza è il migliore, e nel quale egli si è trovato meglio; ma, questo non significa a priori che anche per noi sia il migliore, o quello che sarà il più adatto per i nostri gusti.
Particolare attenzione mi preme porre sul terzo punto, per evitare di creare false convinzioni nel lettore. Non vi è nulla di razzista nel ragionamento di Evola; bensì, utilizzando una conoscenza dei testi sanscriti come pochi ne possiedono, viene individuata la radice ariya, in molti termini fondamentali. Questo è spiegabile col fatto che gli Arii rappresentassero l'elite culturale e spirituale dei popoli indoeuropei del centro Asia, i quali poi migreranno in Europa, dando vita alle sue civiltà più floride. Quindi, il Buddhismo Theravada è da considerarsi la Tradizione “prima” degli Europei, molto più originaria di tutte quelle abramiche, Cristianesimo e Cattolicesimo compresi (a proposito di “radici dell'Europa”...), e, di conseguenza, come detto, il nostro avvicinarsi a esso va interpretato come una riscoperta della nostra vera origine spirituale, e non certo come esotismo o moda new-age (come detto all'inizio di tale scritto).
Infine, per quanto riguarda il quarto aspetto, è necessaria una brevissima digressione sulla concezione ciclica del tempo, tipica di ogni cultura tradizionale. In tali culture, la vita umana è scandita secondo quattro cicli (oro-argento-bronzo-ferro, per i Greci; statya-treta-dvapara-kali yuga,  per gli Indù; ecc.). All'interno di essi si registra una costante separazione tra l'elemento primo e l'uomo, che raggiunge il suo apice nell'attuale epoca (il Kali yuga), nella quale l'uomo è completamente decaduto, avendo abbandonato ogni via spirituale e ritrovandosi ammorbato dal materialismo. Evola, correttamente, fa notare che, trattandosi di tempi ciclici, tale stato non può essere eterno (anche perché nulla lo è!); di conseguenza, il nostro compito deve essere quello di percorrere una via ascetica che ci permetta di essere pronti quando questo tempo sarà passato.

Il libro di Evola contiene una perfetta panoramica, sia dottrinale che storica, del Buddhismo Theravada, illustrandone ogni aspetto; di conseguenza, non tedierò il lettore riportando gli innumerevoli spunti che offre nel mio scritto, ritenendo cosa migliore leggere il capolavoro del Barone. Ho tenuto solamente a segnalare questo testo a tutti coloro che vogliano approcciarsi a questa Tradizione, potendo godere della sapienza di uno dei maggiori orientalisti e tradizionalisti mai vissuti.

Evola Julius, La Dottrina del Risveglio, Edizioni Mediterranee, Euro 19,63