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No profit? Terra di nessuno

di Paolo De Gregorio - 10/05/2010

 

Apprendo, dall’ultimo numero de “L’Espresso”, che in Italia le organizzazioni
umanitarie no-profit raccolgono ogni anno la imponente cifra di 5,1 miliardi di
euro, più di diecimila miliardi delle vecchie lirette. I dati ci dicono che i
donatori regolari sono il 16% dei cittadini italiani con una offerta media di
180 euro a testa. Un’altra notevole massa di denaro (che non conosco) arriva
alle varie chiese con lo strumento dell’8 per mille e con il 5 per mille si
finanziano ulteriormente no-profit, fondazioni scientifiche e di ricerca e
altro.
Unanime appare il consenso, di destra e sinistra, verso questo fenomeno e di
solito le persone considerano positive tutte queste iniziative di
“volontariato”, su cui però non vi è alcun controllo di fatto e le cose che si
sanno sono solo quelle che queste organizzazioni decidono di far sapere.

Se io cittadino donatore pretendessi dei resoconti dettagliati sull’uso del
denaro e dei risultati, facilmente troverei situazioni tipo quelle che vennero
fuori dalla truffa del famoso “Pavarotti and friends”, evento spettacolare che
doveva dare tutto all’Africa, mentre il denaro raccolto restò in tasche ignote,
o l’episodio dell’attore Edoardo Costa, smascherato da “striscia la notizia”
che, invece dei vaccini portava ai bambini africani costosi e inutili libri,
pur avendo raccolto denaro con la causale dell’intervento umanitario, e del
denaro non si è più saputo nulla. E ancora, senza prova di ciò che dico, è
facilissimo per i servizi segreti infiltrare persone in queste organizzazioni e
avere così un orecchio in situazioni in cui sarebbe difficile arrivare in modo
ufficiale, come avviene molto spesso anche tra i dirigenti e operatori della
FAO in tutto il mondo.

Molto spesso, anche quando fanno onestamente e con coscienza la propria
attività di aiuto, esercitano una sorta di colonialismo culturale, un
accreditamento dell’Occidente positivo e molto spesso tentano di introdurre un’
altra religione, creando così condizioni per cui negli anni si creeranno
conflitti religiosi.
Se vogliamo restringere il problema alla sola Africa, tutta questa “bontà e
generosità” occidentale non si è tradotta in numeri positivi: gli affamati sono
aumentati, è aumentata la emigrazione verso l’Europa, e non una sola ONG è
impegnata nell’unica cosa seria che ci sarebbe da fare in Africa, ossia
combattere l’aumento delle bocche da sfamare con una seria campagna di
contraccezione.
L’Africa, prima della immonda vicenda colonialista, contava 200 milioni di
abitanti e la popolazione viveva abbastanza bene e in modo sostenibile rispetto
alle risorse presenti.
Gli squilibri portati dal colonialismo hanno concentrato in modo abnorme la
popolazione in grandi città e ghetti e, soprattutto, siamo al collasso per i
900 milioni di bocche da sfamare a cui si è arrivati.

Noi buoni occidentali ci diamo anche particolarmente da fare nel desertificare
ancora di più questo continente, essendo importatori, Italia compresa, di
legnami pregiati provenienti dalle foreste equatoriali e, guarda caso, non
esiste una sola organizzazione umanitaria che si occupi di denunciare, i
distruttori dell’ambiente, che hanno nome e cognome, impegnandosi qui in
Italia per far fare una legge che semplicemente vieti ogni importazione di
legname di origine africana. Nessuno fa questo, eppure si salverebbero più vite
proteggendo l’ambiente e lasciando le foreste a disposizione dei loro abitanti.
Devono essere un po’ strabici questi “umanitari” occidentali!

Quanto al “volontariato”, sotto la cui etichetta si mischia tutto, mi risulta
che quasi tutti questi operatori internazionali sono pagati, proprio come i
nostri soldati nelle varie missioni, che si dicono “volontari” ma sono lì solo
per la paga.
Concludendo, questo pianeta “no-profit”, Ong,, missioni cattoliche,
volontariato fasullo, non mi piace, soprattutto perché cerca di turare qualche
buco e non va alla radice dei problemi, che per la maggior parte sono stati
creati dall’Occidente colonialista.
E l’Occidente rimane in Africa per i diamanti, per l’uranio, per il coltan,
per il petrolio, per il legno pregiato e, pur di rimanere a rubare, fa qualche
opera buona.
Proprio come in Nigeria, quando la British Petroleum fece sterminare gli ogoni
e impiccare Saro Wiva perché si opponevano alle trivellazioni, e poi si è
presentata con qualche scuola e un ospedale per i superstiti.