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Cina: crescita nonostante Washington

di Joseph Stiglitz - 02/05/2006

 

Tanti sono i rischi legati a un’eccessiva segretezza della politica e al confinare le scelte decisive a un circolo ristretto di adulatori. Le economie di mercato non sono auto-regolamentate, non possono essere guidate da un pilota automatico. Tuttavia, in molti non apprezzano che ora i leader della nuova superpotenza mondiale tentino di trovare soluzioni attraverso dibattiti e consultazioni

La Cina sta per adottare il suo undicesimo piano quinquennale, preparando il terreno per una nuova puntata di quella che sembra essere la più straordinaria trasformazione economica della storia – e allo stesso tempo intervenendo sul benessere di quasi un quarto della popolazione mondiale. Mai prima d’ora si era assistito ad una tale crescita; mai prima d’ora si è stati testimoni di una così massiccia riduzione della povertà complessiva.

Una chiave significativa del successo a lungo termine della Cina è stata la combinazione, unica nel suo genere, di pragmatismo ed acume strategico. Mentre il resto dei paesi in via di sviluppo, seguendo i consigli di Washington, si sono indirizzati verso il traguardo dell’incremento del proprio Prodotto Interno Lordo, la Cina ha messo in chiaro fin da subito che il suo primo obiettivo era quello di un aumento sostenibile e più equo dello standard di vita reale. Questo paese ha realizzato che era entrato in una fase di crescita economica che imponeva un’enorme – ed insostenibile – serie di ripercussioni a danno dell’ambiente.

Salvo radicali cambiamenti, in generale gli standard di vita verranno inevitabilmente compromessi. Questo è il motivo per cui, nel nuovo piano quinquennale cinese, è stata posta grande enfasi rispetto alla tematica ambientale.

Molte delle regioni più povere della Cina stanno crescendo ad un ritmo che stupirebbe se non ne esistessero altre che si stanno sviluppando ancor più velocemente. Se questo fenomeno ha aiutato a ridurre la povertà complessiva, d’altra parte l’ineguaglianza sta crescendo di pari passo al proliferarsi delle disuguaglianze in Cina tra le condizioni di vita delle città e delle campagne, e tra le regioni costiere e quelle interne. Il rapporto del 2006 della Banca Mondiale spiega il motivo per cui questa disuguaglianza – e non soltanto la povertà – dovrebbe essere considerata una priorità, e perché, conseguentemente, il progetto cinese si stato concepito per combattere frontalmente il problema. Pechino ha parlato per diversi anni di una società più equa, e questo suo ultimo piano descrive il programma necessario per arrivare al traguardo.

La Cina riconosce che ciò che separa le regioni più sviluppate da quelle più regredite non è solo un gap riguardante le risorse, ma anche un divario nella conoscenza. Perciò ha disposto un piano d’intervento.

Il ruolo della Cina nel mondo e nell’economia mondiale è cambiato. La sua crescita futura dovrà essere basata più sulla domanda interna che sull’esportazione, e ciò richiederà un aumento dei consumi. Riguardo a ciò, la Cina si caratterizza per un problema insolito: un eccessivo risparmio. I cinesi in parte risparmiano per la mancanza di programmi di previdenza sociale. Rafforzando il sistema di previdenza sociale (le pensioni), la sanità pubblica e l’istruzione, si ridurrà contemporaneamente l’ineguaglianza sociale, si aumenterà il senso di benessere e si promuoveranno i consumi.

Se queste manovre si riveleranno efficaci, la tensione a cui sarebbe sottoposto il sistema economico globale, già sbilanciato dagli enormi squilibri fiscali e commerciali statunitensi, sarebbe colossale. Se la Cina risparmiasse di meno – e se, come hanno dichiarato alcuni ufficiali, ricorresse a una diversa politica nell’investimento delle sue risorse – chi finanzierebbe il deficit di 2 miliardi di dollari al giorno del commercio statunitense? Questo è però un altro tema di discussione – anche se il giorno in cui riproporlo potrebbe non essere troppo lontano. Con una tale visione del futuro, la sfida sarà la sua realizzazione. La Cina è un grande paese e non avrebbe potuto ottenere un così grande successo senza una decentralizzazione diffusa; ma questa presenta di per sé alcuni problemi.

L’effetto serra, ad esempio, è un flagello mondiale. Mentre l’America ha dichiarato di non poter far nulla a proposito, i più alti ufficiali cinesi si sono comportati con maggiore responsabilità. Entro un mese dall’adozione del piano quinquennale, sono state imposte nuove tasse ambientali sulle automobili, sui legnami e sul petrolio: la Cina ha utilizzato i meccanismi di mercato per fronteggiare i problemi ambientali propri e quelli mondiali. Ma le pressioni dovute alla responsabilità della crescita economica e sociale sugli ufficiali governativi cinesi operanti a livello locale sta diventando enorme; essi potrebbero ribattere che se l’America non è in grado di trovare un modo per proteggere il nostro pianeta, come potrebbero farlo loro? Traducendo questa idea in azione, il governo cinese avrà bisogno di politiche efficaci, come quella sulla tassazione ambientale già in atto.

Nel suo cammino verso l’economia di mercato, la Cina ha sviluppato alcuni dei problemi che affliggono i paesi industrializzati: interessi esclusivi, che rivestono dibattiti opportunisti nascosti dietro al velo dell’ideologia di mercato. Alcuni denunceranno gli effetti dell’economia sui più poveri, altri si opporranno a politiche di competitività e alle leggi di governo corporative. Discussioni sulla crescita verranno contrapposte alle politiche sociali ed ambientali. Questo tipo di politiche pro-crescita non solo mineranno il progresso, ma costituiranno una minaccia all’intero futuro della Cina.

Esiste solo un modo per prevenire ciò: discussioni aperte sulle politiche economiche che denuncino gli sbagli e provvedano a soluzioni produttive per la sfida che la Cina sta affrontando. Il caso di George Bush ha mostrato tutti i rischi legati a un’eccessiva segretezza della politica e al confinare le scelte decisive ad un circolo ristretto di adulatori. Al di fuori della Cina, in molti non apprezzano il grado con cui i suoi leader tentano di trovare soluzioni attraverso dibattiti e consultazioni, lottando per far fronte ai nuovi grandi problemi.

Le economie di mercato non sono auto-regolamentate, non possono essere guidate da un pilota automatico – specialmente se si vuole che i benefici vengano divisi equamente. Ma l’amministrazione di un’economia di mercato non è un compito facile. È un atto di equilibrio, che deve rispondere costantemente alle variazioni economiche. Il piano cinese può fornire una guida per questo problema. Il mondo intero sta osservando, timoroso, mentre la vita di 1.3 miliardi di persone continua a trasformarsi.

 

Sulla Cina Nuovi Mondi Media ha pubblicato 'Cina SpA – La superpotenza che sta sfidando il mondo',
di Ted C. Fishman.



Fonte: http://business.guardian.co.uk/story/0,,1752818,00.html
Tradotto da Simona Casadei per Nuovi Mondi Media