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Iraq, Luglio il mese più violento da oltre due anni.

di Ornella Sangiovanni - 02/08/2010

 



In Iraq è guerra di cifre fra il governo di Baghdad e gli americani. Le cifre sono quelle sulla violenza, ovvero sulle sue vittime: quelle del mese di luglio, per essere precisi, che gli iracheni definiscono il peggiore – il più sanguinoso – da oltre due anni a questa parte, mentre le forze armate Usa non sono d’accordo.

La differenza non è piccola – è più del doppio.

Secondo i dati diffusi ieri dalle autorità irachene, i morti di luglio a causa della violenza sarebbero 535. No, sono solo 222, si sono affrettati a ribattere dai comandi militari statunitensi.

Anche sui feriti le cifre divergono, e non di poco: oltre 1.000 secondo Baghdad, solo 782 a detta degli americani .

Nessuna spiegazione sul perché ci sia un divario così forte da parte delle forze armate Usa, che si limitano a dire, in un comunicato, che “l’affermazione secondo cui luglio 2010 è stato il mese più letale in Iraq dal maggio 2008 non è corretta". E a dare i loro numeri – che sarebbero quelli giusti.

Quelli iracheni vengono dai ministeri della Difesa, degli Interni, e della Sanità – e formano un quadro preoccupante, mentre si avvicina la fine di agosto, quando gli americani ritireranno tutte le loro truppe “da combattimento” (ma 50.000 uomini resteranno comunque in Iraq fino al dicembre 2011).

Instabilità

Ritiro che avviene in una situazione di grande instabilità. Politica innanzitutto: a quasi 5 mesi dalle elezioni per il rinnovo del Parlamento del 7 marzo scorso, a Baghdad ancora non c’è un governo – né lo si vede all’orizzonte.

Non che gli americani potrebbero fare granché. Ma di instabilità comunque si tratta.
Dunque, meglio smorzare le preoccupazioni. E dire che le cifre degli iracheni sono esagerate.

Il dato che arriva dalle autorità di Baghdad - 532 iracheni morti in luglio a causa della violenza – è il più alto dal maggio 2008, quando di morti se ne contarono 563, e mostra  che il vuoto politico si sta ripercuotendo, in modo assai negativo, sulla situazione della sicurezza nel Paese.

Che gli attacchi siano opera di “al Qaeda in Iraq” o di altri (questo è impossibile saperlo con certezza), resta il fatto che le cose non vanno bene.

E’ la prima volta che fra le autorità irachene e gli americani c’è un contrasto così forte riguardo ai dati sulle vittime della violenza (che Baghdad comunica ogni mese).

“Facciamo del nostro meglio per essere vigili in modo da garantire che i numeri che riferiamo siano il più accurati possibile”, dice il tenente colonnello Bob Owen, un portavoce delle forze armate Usa. Dunque: le nostre cifre sono quelle giuste.

Civili vittime della violenza

Per quanto riguarda i dati degli iracheni, la maggioranza dei morti di luglio sono civili: 396. Tra le forze di sicurezza, il bilancio è di 89 vittime fra la polizia e 50 soldati.

Civili anche la maggioranza dei feriti: 680 dei 1.043 totali. Tra i feriti, secondo i dati dei ministeri iracheni, anche 198 poliziotti e 165 soldati.

Cifre inesatte, sostengono gli americani. Che insistono: la situazione è migliorata.

Fonti: Associated Press, Agence France Presse, Reuters, al Jazeera, United States Force-Iraq