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Libano, Omicidio Hariri, Nasrallah colpisce nel segno

di Francesca Manfroni - 12/08/2010





Nonostante siano in molti a essersi dichiarati “delusi” dalla conferenza stampa tenuta lunedì sera dal Segretario Generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, il leader del Partito di Dio ha comunque colpito nel segno. Le sue parole, più che le sue “prove”, hanno infatti generato dubbi e incertezze sull’assassinio dell’ex premier Rafiq Hariri, proprio ora che il cerchio sembrava chiudersi attorno ai suoi fedelissimi.

Con quel discorso, Nasrallah è riuscito a trasformare l’immagine di Hezbollah da probabile “carnefice” a difensore di una verità che “i veri nemici del Libano” vorrebbero invece tacere, addossando tutte le responsabilità ai militanti del partito sciita.

Le immagini delle riprese aeree israeliane trasmesse da Hezbollah in diretta tv non hanno solo reso Tel Aviv un possibile imputato, ma hanno soprattutto spento i riflettori sulle accuse rivolte a Hezbollah dal Tribunale Speciale per il Libano (TSL), screditando il lavoro compiuto dallo stesso TSL negli ultimi cinque anni.

Nasrallah ha di fatti smontato la dottrina giuridica della “colpevolezza al di là di ogni ragionevole dubbio”. E oggi, come da copione, i giudici del Tribunale internazionale si sono affrettati a reclamare qualsiasi “prova pertinente” che possa aiutare la Corte a risolvere l’intricata storia dell’omicidio Hariri, ucciso il 14 febbraio del 2005.

“L’ufficio del procuratore ha sempre invitato, e continua a farlo, a fornire prove pertinenti sull’attentato che ha provocato la morte del primo ministro libanese”, ha dichiarato in mattinata la portavoce del TSL, Fatima Issawi, sottolineando inoltre che il procuratore ha precisato che “ogni elemento ritenuto credibile sarà seriamente esaminato”.

Affermazioni che non escludono dunque l’eventualità che le conclusioni a cui si era giunti negli ultimi mesi possano improvvisamente essere messe in discussione. Ed è per questo che Nasrallah può dirsi soddisfatto per la conferenza stampa di lunedì sera, anticipata, come i migliori guru della comunicazione consigliano, da molta suspense e poca sostanza.

Il 22 luglio il leader sciita si era detto sicuro che il tribunale avrebbe incriminato i suoi uomini ribadendo di non nutrire alcuna fiducia sull’imparzialità dell’indagine condotta dal Tsl.

Qualche giorno dopo, il 3 agosto, aveva invece esplicitamente parlato di un coinvolgimento di Israele nell’assassinio di Hariri, promettendo che avrebbe fornito le prove della sua colpevolezza.


Fonti: Le Monde, Daily Star