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«Nessuno stop alle colonie». Parola di Avigdor Lieberman, ministro degli Esteri dello Stato ebraico.

di Umberto De Giovannangeli - 26/08/2010



Il silenzio è durato pochi giorni. Poi, ha ripreso la parola. Sfidando il presidente degli Usa, Obama, il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Mahmud Abbas (Abu Mazen) e lo stesso primo ministro d’Israele, Benjamin Netanyahu. Il falco vola sui negoziati diretti israelo-palestinesi che avranno inizio il 2 settembre alla Casa Bianca. Il «falco» è Avigdor Lieberman, ministro degli Esteri dello Stato ebraico e leader di «Israel Beitenu», terza forza politica israeliana. In una intervista a Radio Gerusalemme Lieberman ha ribadito che dovrà terminare come preannunciato il 26 settembre prossimo la moratoria di dieci mesi fissata da Israele nella costruzione di nuovi progetti edili in Cisgiordania: «Abbiamo dato ai palestinesi dieci mesi per tornare al tavolo dei negoziati. Se loro tornano all'ultimo momento, non possono certo pretendere da parte nostra altri gesti di buona volontà». «Non è pensabile che dobbiamo pagare un nuovo prezzo per il piacere di conversare con i palestinesi», rimarca il ministro degli Esteri.
TRIPLICE SFIDA
Per Lieberman all’indomani della scadenza del 26 settembre dovranno essere riaperti i cantieri edili ebraici sia a Gerusalemme est («dove sono state approvate già 1600 unità abitative») sia in Cisgiordania, dove dovranno essere realizzate altre 2000 unità abitative. Per evitare attriti in merito fra Israele e Stati Uniti occorrerà concordare, secondo il capo della diplomazia dello Sta-
to ebraico, che l’espansione delle colonie e dei rioni ebraici nelle aree contese avverrà sulla base della «crescita demografica naturale» della popolazione ebraica. Riferendosi ai negoziati di Washington, «Avigdor il falco» avverte: «Si tratterà di un altro evento ancora, come quelli avvenuti a Madrid (1991), ad Annapolis (2007) ed in una lunga serie di altri incontri». Dunque, aggiunge Lieberman, è consigliabile per tutti «abbassare le aspettative».
La destra oltranzista affila le armi. A pretendere la fine della moratoria nella realizzazione di nuovi progetti edili ebraici in Cisgiordania è anche la leadership del movimento dei coloni.
Secondo Canale 7, la radio del movimento dei coloni, Dany Dayan -uno dei leader del movimento oltranzistaha scritto al premier Netanyahu ricordando che la durata della moratoria approvata dal suo governo è di soli 10 mesi e che essa terminerà il 26 settembre. Di conseguenza, a suo parere, il primo ministro deve assolutamente respingere le energiche pressioni esercitate in questi giorni dal presidente Usa Obama e dal presidente dell'Anp Abu Mazen affinché Israele continui il congelamento di fatto negli insediamenti, per non turbare l'andamento delle trattative.
COLONI IN FERMENTO
In parallelo il movimento dei coloni ha chiesto l'aiuto di alcuni dirigenti del Likud -il partito di Netanyahuche, come loro, ritengono che la moratoria debba cessare nelle prossime settimane. Il primo settembre, in occasione della apertura dell'anno scolastico, il presidente della Knesset (Parlamento) Reuven Rivlin sarà così ospite della colonia cisgiordana di Efrat, mentre la ministra della Cultura, Limor Livnat, sarà accolta dai coloni di Maaleh Adumim. Per il 26 settembre i coloni stanno inoltre organizzando alcune manifestazioni al termine delle quali porteranno numerose ruspe sul terreno e daranno il via a lavori edili. «L’uscita di Lieberman è un palese tentativo di sabotare sul nascere gli sforzi del presidente Obama dice a l’Unità il capo dei negoziatori dell’Anp, Saeb Erekat -. Pace e colonizzazione sono tra loro inconciliabili aggiunge Erekat . A Washington lo ribadiremo con forza».