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Israele, Grecia Turchia e Iran: nuove alleanze e vecchi conflitti

di Romolo Gobbi - 31/08/2010


La Grecia, nonostante il secolare conflitto con la Turchia, ha mantenuto, fin dal 1948, una politica filo-araba. Le ragioni ovvie di questa innaturale alleanza vanno ricercate nella "forte dipendenza della Grecia dai Paesi arabi per la fornitura di petrolio", nella dipendenza delle rotte della flotta greca dal Canale di Suez e nell'esistenza di numerose comunità greche sparse nel Medio oriente. Fu così che la Grecia non riconobbe lo Stato di Israele che nel 1991, anche perchè il susseguirsi di governi di destra ha mantenuto "un atteggiamento anti-semita in alcuni settori della società e del mondo politico greco". Nonostante tutto, il 16 agosto di quest'anno, Benjamin Netanyahu ha compiuto "il primo viaggio ufficiale di un capo di governo israeliano ad Atene", ricambiando la visita che Giorgos Papandreou aveva fatto meno di un mese prima in Israele. A conclusione del viaggio " è stata annunciata la nascita di un comitato incaricato di rafforzare la cooperazione tra i due Paesi, soprattutto dal punto di vista militare". Il vice-ministro degli esteri greco, Dimnitris Droutsas, si è affrettato a dichiarare che "il nostro riavvicinamento a Israele non è in contrasto con il rapporto di antica fiducia che ci lega al mondo arabo". Un ultimo motivo del riavvicinamento con Israele è il fallimento della tanto strombazzata "nuova alleanza" tra Turchia e Israele, in seguito all'attacco israeliano alla nave turca Mavi Marmara il 31 maggio di quest'anno.
L'odio secolare della Grecia nei confronti della Turchia è ancora vivo, soprattutto per il perdurare dell'occupazione turca di una parte dell'isola di Cipro. A riconferma di ciò, il vice-ministro greco Droutsas, alla fine del viaggio di Netanyahu ad Atene ha dichiarato che "il congelamento dei rapporti tra Israele e Turchia non ha nulla a che vedere con il nostro riavvicinamento politico a Israele". Comunque, l'alleanza militare con Israele potrebbe contribuire alla riduzione delle folli spese per la difesa anti-turca, dal 5 al 7%, del deficit pubblico, la percentuale più alta tra i Paesi della NATO, esclusi gli USA. Inotre, l'alleanza con Israele potrebbe aiutare la Grecia ad uscire dalla grande crisi economica in cui si trova, anche grazie agli aiuti della potente lobby ebraica internazionale.
La vecchia alleanza tra Turchia e Israele si è deteriorata in seguito all'operazione "piombo fuso", l'aggressione israeliana contro i cittadini della Striscia di Gaza, iniziata nel dicembre 2008, e al più recente abbordaggio israeliano della nave turca Mavi Marmara, il 31 maggio di quest'anno. Vi sono anche ragioni strategiche al venir meno della strana alleanza:"la Turchia oggi ritiene che il rapporto con Israele non sia più strategico come in passato, almeno per due fattori: il primo è che la minaccia curda oggi è assai meno percepita ed il ruolo destabilizzante giocato in passato da Siria e Iraq appare ridimensionato e con esso anche l'importanza dell'alleanza con Israele come fattore di deterrenza e pressione verso Damasco e Bagdad. Il secondo è che in questi anni Ankara si è avvicinata non solo alla Siria, ma anche all'Iran, come dimostra il crescente peso dell'interscambio economico e i rilevanti interessi energetici tra i due Paesi".
La nuova politica della Turchia nei confronti dell'Iran si è espressa clamorosamente con l'accordo, firmato in coppia con il Brasile, nel quale l'Iran dichiarava di accettare le condizioni imposte dall'ONU per lo sviluppo dell'utilizzo pacifico dell'energia nucleare. Il che non ha impedito agli Stati Uniti di far approvare nuove sanzioni contro l'Iran e "la Turchia è preoccupata che la decisione del Consiglio di Sicurezza possa nuocere agli sforzi diplomatici e alla finestra di opportunità per una soluzione pacifica sulla questione del programma nucleare iraniano". Da parte iraniana, si è risposto con entusiasmo alle aperture turche, al punto che il ministro degli Esteri dell'Iran, Manouchehr Mottaki ha stilato un rapporto, poi approvato dal presidente Mahmoud Ahmadinejad, che prevede di "dare vita a un blocco energetico turco-iraniano con la creazione di un 'corridoio' destinato a sfruttare il territorio di Ankara per esportare gas naturale e petrolio iraniano con una rotta alternativa a quella attuale che passa per il Golfo Persico... e il porto di Trabzon sul Mar Nero viene identificato come alternativa all'Emirato di Dubai per essere centro nevralgico dell'import-export, con la conseguente possibilità di sfruttarlo per ottenere materiali proibiti dalle sanzioni votate dalle Nazioni Unite".
Il rapporto del Ministro degli Esteri iraniano propone alla Turchia di entrare a far parte della "partnership privilegiata tra Teheran e Damasco, destinata ad essere allargata al Libano, e, a seguito del ritiro americano, anche all'Iraq".
Viene delineata in questo modo una nuova alleanza nel Medio Oriente, in opposizione a quella "costituita da Egitto, Israele e Arabia Saudita, sostenuta dagli Stati Uniti". La nuova alleanza prevede anche l'intensificazione dei rapporti militari e di intelligence tra Ankara e Teheran, "anche al fine di far arrivare maggiori aiuti , in armamenti come in denaro, agli Hezbollah libanesi e ai palestinesi di Hamas".