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Crollano i redditi degli italiani ma i politici sono superpagati

di Valentina Conte - 19/09/2010

 

Confindustria: Pil pro capite ai livelli del ´98, mentre per i parlamentari la crisi non c´è.  Secondo il rapporto del Centro Studi gli onorevoli sono i più retribuiti in Europa  

I politici italiani? «Una casta strapagata». A definirli così, per una volta, non sono né i grillini, né il popolo viola, né tantomeno il comune sentire. La sferzata arriva da Confindustria che la infila nel suo rapporto autunnale sull´economia italiana, non certo nei punti di forza del sistema Paese. Proprio lì, tra grafici e tabelle che misurano la febbre allo stato dei conti nazionali e soppesano le prospettive di uscita da una crisi che non passa, i ricercatori del Centro Studi di viale dell´Astronomia rifilano un giudizio netto: i parlamentari italiani sono i più pagati in Europa e meglio retribuiti pure degli americani, dei canadesi e dei neozelandesi. Anzi, «strapagati». Nonostante la crisi abbia portato i redditi degli italiani ai livelli di dodici anni fa.

Il confronto è tra le indennità degli onorevoli. Un eletto italiano ne percepisce una quattro volte più alta del collega norvegese, due volte quella di un inglese, il 50% in più del congressman alla corte di Obama. In tasca, insomma, a Montecitorio come a Palazzo Madama nessuno può lamentarsi. In qualche modo, si intuiva. Vederlo nero su bianco, fa impressione. Non solo, scrive l´associazione degli imprenditori nel rapporto dal titolo quanto mai appropriato: "Le sfide della politica economica". Con i suoi 950 membri complessivi, tra deputati e senatori, il Parlamento italiano è per numerosità secondo solo a quello inglese. Un esercito di tanti e «strapagati», appunto.

Il confronto, poi, diventa impietoso quando si accosta il livello di retribuzione degli eletti con il reddito pro-capite degli elettori. Mentre il primo segna livelli record, nel decennio «perso», come lo definisce Confindustria, 1997-2007, il benessere degli italiani «ha messo la retromarcia» e le retribuzioni sono rimbalzate al 1998, sotto del 5% rispetto alla media europea. L´indennità parlamentare, al contrario, è cresciuta in modo costante ed è il 500% del Pil pro-capite, ossia della ricchezza prodotta da ciascun cittadino: cinque volte tanto. «In Italia la relazione tra efficienza del sistema legale e remunerazione del potere legislativo appare inversa», sibilano gli industriali. In altri termini: soldi non sempre ben spesi, quelli destinati alla "casta", visto che solo il 37% degli italiani ha fiducia nelle leggi fatte dagli «strapagati», contro il 39% dei francesi, il 40% degli spagnoli, il 48% degli inglesi e il 58% dei tedeschi, primi anche in questo.

E la riduzione degli stipendi (10%) di parlamentari, ministri, sottosegretari e consiglieri locali, varata con la manovra di luglio ma in verità non del tutto ancora applicata, salutata dal ministro leghista Roberto Calderoli con un «Evviva», viene giudicata dagli uomini della Marcegaglia «solo un primo passo». In effetti, la sforbiciata fu minima. Appena mille euro così divisi: 500 sulla diaria di soggiorno (oggi pari a 4.003,11 euro) e 500 sulla somma destinata al "rapporto eletto-elettore", quei 4.190 euro destinati in pratica ai portaborse. Non si toccò l´indennità, ben più corposa. Una soluzione che mise a tacere proposte certo più ambiziose e pesanti per le onorevoli tasche. Come quella del presidente della Camera Fini che calcolava il taglio del 10% sui 21 mila euro, ovvero lo stipendio mensile reale percepito da ciascun parlamentare italiano. Un sacrificio richiesto, dunque, di circa 2.127 euro lordi al mese. L´idea non trovò sponde, come era logico attendersi. E si planò sui mille euro. Un taglio, commentò qualcuno, «pagato dai portaborse».

Così, ora arriva lo schiaffo degli industriali.