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Istinti e passioni umane

di Marco Sicco - 30/11/2010

Fonte: traccefresche



* Sono convinto che le parole siano molto importanti,
ma credo anche che non debbano diventare dei feticci,
e contare più del contenuto concettuale che esprimono. *


* Persino l'individuo più sadico e distruttivo è umano,
umano come il santo ... potremmo anche vedere in lui un uomo
che ha preso la strada sbagliata nella sua ricerca di salvezza. *


{da "Anatomia della distruttività umana", Erich Fromm, ed. 1973, appunti di Marco Sicco}

... Lorenz, uno studioso eminente nel settore del comportamento animale e particolarmente di quello di pesci e uccelli, decise di avventurarsi in un campo di cui aveva scarsa esperienza e competenza, quello del comportamento umano. Benché respinto dalla maggior parte degli psicologi e dei neurologi, "Das sogennante Bose" [ndr, 'Il cosiddetto male', 1963] divenne un best-seller e fece una profonda impressione su un ampio settore del pubblico colto, che, in buona parte, accettò l'opinione di Lorenz come la risposta definitiva al problema ...

Tutta questa pubblicistica propone fondamentalmente la stessa tesi. Il comportamento aggressivo dell'uomo, quale si manifesta nelle guerre, nel crimine, nelle liti personali e in tutte le modalità di comportamento distruttive e sadiche, deriva da un istinto innato, programmato filogeneticamente, che cerca di scaricarsi e aspetta l'occasione propizia per esprimersi ... Ma la teoria dell'aggressività innata diventa facilmente un'ideologia, che aiuta a sopire la paura per quello che dovrà accadere, e a razionalizzare il senso di impotenza.
Vi sono altre ragioni per preferire la risposta semplicistica di una teoria istintivistica a uno studio serio delle cause della distruttività: quest'ultimo, infatti, ci costringe a mettere in dubbio le premesse fondamentali dell'ideologia attuale; ad analizzare l'irrazionalità del nostro sistema sociale, a violare tabù nascosti dietro parole edificanti come "difesa", "onore", "patriottismo" ... La teoria istintivistica si offre di sollevarci da questo compito ingrato, lasciando credere che, se anche dovremo tutti perire, potremmo se non altro estinguerci con la convinzione che è stato un destino ineluttabile, determinato dalla nostra "natura", e che, insomma, noi comprendiamo perché doveva andare proprio così.

Diversamente dall'istintivismo, la teoria comportamentistica non si interessa alle forze soggettive che spingono l'uomo ad agire in un certo modo, non si interessa a quello che egli sente, ma soltanto al suo modo di comportarsi e al condizionamento sociale che plasma il suo comportamento.
Fu soltanto negli anni Venti che, in psicologia, l'interesse si spostò radicalmente dal sentimento al comportamento, dopo di che molti psicologi eliminarono emozioni e passioni dal loro campo visivo, giudicandole dati irrilevanti, almeno dal punto di vista scientifico. Il comportamento, dunque, e non l'uomo che adotta questo comportamento, divenne l'argomento centrale della scuola di psicologia allora dominante: la "scienza della psiche" fu trasformata nella scienza della tecnica della condotta umana e animale. Questo sviluppo ha raggiunto il suo apogeo nel neo-comportamentismo di Skinner, che è oggi la teoria psicologica più largamente accettata nelle università americane.

L'attuale alternativa fra istintivismo e comportamentismo non favorisce il progresso teorico. Entrambe le posizioni sono "mono-esplicatrici", si basano cioè su presupposti dogmatici ...

Dobbiamo distinguere nell'uomo due tipi completamente diversi di aggressione. Il primo, che egli ha in comune con tutti gli animali, è l'impulso, programmato filogeneticamente, di attaccare (o di fuggire) quando sono minacciati interessi vitali. Questa aggressione difensiva, "benigna", è al servizio della sopravvivenza dell'individuo e della specie, è biologicamente adattiva, e cessa quando viene a mancare l'aggressione. L'altro tipo, l'aggressione 'maligna', e cioè la crudeltà e la distruttività, è specifica della specie umana, e praticamente assente nella maggior parte dei mammiferi; non è programmata filogeneticamente e non è biologicamente adattiva; non ha alcuno scopo e, se soddisfatta, procura voluttà ...

In realtà l'aggressione difensiva è parte della natura umana, anche se non è un istinto "innato", come veniva classificata un tempo ...


La paleontologia, l'antropologia, la storia offrono ampie prove contro la tesi istintivistica:

I) i gruppi umani presentano, rispettivamente, gradi così fondamentalmente diversi di distruttività, che sarebbe impossibile spiegare i fatti col presupposto che distruttività e crudeltà siano innate;

II) i diversi gradi di distruttività possono essere correlati ad altri fattori fisici e alle differenze esistenti nelle rispettive strutture sociali;

III) il grado di distruttività aumenta con il crescente sviluppo della civiltà, e non il contrario.

In realtà il quadro della distruttività innata si adatta molto meglio alla storia che alla preistoria. Se l'uomo fosse dotato soltanto dell'aggressione biologicamente adattiva che egli condivide con i suoi antenati animali, sarebbe un essere relativamente pacifico; se tra gli scimpanzè vi fossero degli psicologi, questi ultimi certamente non considerebbero l'aggressione un fenomeno preoccupante sul quale scrivere libri.


Dunque l'uomo si differenzia dagli animali perché è assassino; è l'unico primate che uccida e torturi membri della propria specie senza motivo, né biologico né economico, traendone soddisfazione ...

La distinzione fra aggressione benigno-difensiva e maligno-distruttiva richiede un'ulteriore, più fondamentale distinzione: quella fra istinto [nda: il termine "istinto", piuttosto antiquato, è usato qui provvisoriamente. In seguito userò il termine "pulsioni organiche".] e carattere, o, più precisamente, fra pulsioni radicate nelle esigenze fisiologiche (pulsioni organiche) e quelle passioni specificamente umane che affondano le radici nel carattere ("radicate-nel-carattere o umane") ... Cercherò di dimostrare che il carattere è la "seconda natura" dell'uomo, il sostituto dei suoi istinti scarsamente sviluppati, e che le passioni umane (il desiderio di amore, tenerezza, libertà, come la voluttà di distruzione, sadismo, masochismo, la brama di potere e di possesso) sono risposte a "esigenze esistenziali", a loro volta radicate nelle condizioni stesse dell'esistenza umana. In breve, gli istinti sono le risposte alle esigenze fisiologiche dell'uomo, le passioni condizionate-dal-carattere sono le risposte alle sue esigenze esistenziali e sono specificamente umane.

... Gli istinti sono una categoria puramente naturale, mentre le passioni-radicate-nel-carattere sono una categoria sociobiologica, storica. Sebbene non siano al servizio della sopravvivenza fisica, esse sono altrettanto forti - e spesso ancor più forti - degli istinti. Costituiscono la base dell'interesse che l'uomo ha per la vita, il suo entusiasmo, la sua eccitazione; sono la materia di cui sono fatti non solo i suoi sogni, ma l'arte, la religione, il mito, il dramma ... L'uomo è alla ricerca del drammatico, dell'eccitante; se non riesce a ottenere una soddisfazione di livello superiore, crea per se stesso il dramma della distruzione.
L'attuale clima di pensiero incoraggia l'assioma che una motivazione può essere intensa soltanto se serve a un bisogno organico: e cioè che soltanto gli istinti hanno un intenso potere motivazionale. Smantellando questo punto di vista riduzionista, meccanicistico, e basandosi invece su una premessa olistica, si comincia a capire che le passioni umane devono essere considerate nel contesto della loro funzione rispetto al processo vitale dell'intero organismo. La loro intensità non dipende da bisogni fisiologici specifici, ma dalla necessità di sopravvivenza dell'intero organismo, dall'esigenza di crescere sia fisicamente sia mentalmente.
Non è vero che queste passioni diventino potenti soltanto dopo che sono stati soddisfatti i bisogni fisiologici. Esse sono alla radice stessa dell'esistenza umana, e non costituiscono affatto una specie di lusso che ci si può concedere dopo che sono stati soddisfatti i bisogni normali, "inferiori"
Le passioni umane trasformano l'uomo da semplice cosa in eroe, in un essere che cerca di dare un senso alla vita, nonostante spaventosi ostacoli ... non sono banali complessi psicologici che si possono spiegare adeguatamente con qualche trauma infantile ... sono la sua religione, il suo culto, il suo rituale, che deve nascondere (persino a se stesso) se sono disapprovati dal suo gruppo. Certamente, col ricatto o con la corruzione, e cioè con un abile condizionamento, si può persuaderlo ad abbandonare la sua "religione", convertirlo al culto generale del non-io, del robot, dell'automazione. Ma questo rimedio psichico lo priva della sua caratteristica migliore, della sua qualità di essere uomo e non cosa ...