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TV: la crisi dell'impero

di Mazzetta - 09/03/2011




Lo ha detto Hillary Clinton di fronte al Foreign Relations Committee del Senato americano nella sua veste di Segretario di Stato degli Stati Uniti: gli Stati Uniti hanno perso la supremazia nel campo di battaglia dell'informazione internazionale e in particolare di quella televisiva. Il modello statunitense, fatto di tonnellate di pubblicità e discussioni spesso sconclusionate tra vedette parlanti, non riesce a fornire grandi informazioni agli americani, immaginatevi quanto sarà utile e comprensibile per gli stranieri, dice la Clinton. E come darle torto?

Sembrano finiti i tempi gloriosi in cui la CNN scandiva il tempo e il senso della prima guerra americana contro l'Iraq. L'epopea di Schwarzkopf, la prima guerra della storia in diretta televisiva, segnò la fortuna estemporanea di un canale televisivo globale all news: in momenti diversi agli americani interessa davvero poco. E infatti, nel giro di pochi anni, CNN ha dovuto moderare le sue aspirazioni e i suoi investimenti.

La spettacolare esibizione di potenza comunicativa della CNN ha però piantato un seme proprio nel Golfo ed è Al Jazeera, l'emittente dell'emiro del Qatar, che Clinton ha citato ad esempio, così schiaffeggiando l'orgoglio dell'intera industria americana dell'infotainment. In tempo di crisi gli americani hanno cercato notizie e le hanno trovate solo sul canale in inglese di Al Jazeera, che pure negli Stati Uniti è semi-clandestina, raggiungibile via Internet, ma quasi del tutto ostracizzata dai network americani, che non la includono nel pacchetti offerti ai loro clienti.

Lo stesso Dipartimento di Stato e molte cancellerie si sono regolate per giorni sulla base di quello che vedevano attraverso le dirette di al Jazeera, mentre il canale arabo diffondeva l'eco delle proteste e contribuiva ad infiammare una piazza araba dopo l'altra. Al Jazeera ha trasmesso quasi tutto quello che è successo nei paesi arabi nei primi mesi di questo 2011, mantenendo un'evidente timidezza solo nella copertura dei sommovimenti che hanno turbato le monarchie del Golfo, nobiltà e parentele lo impongono.

Mentre l'enorme sistema americano nominalmente dedicato all'informazione si trascinava in baruffe prive di senso come quelle ben note anche ai telespettatori italiani, “Al Jazeera ha cambiato le persone” dice la Clinton al Senato. Lo strumento comunicativo più potente della storia, il pilastro sul quale poggia tutta la definizione del senso degli Stati Uniti moderni, è ridotto a un attrezzo inservibile. Il canale diretto tra chi definisce la realtà e le masse chiamate ad interpretarla è saturato di rumore e pubblicità. Mentre Al Jazeera veicola la sua interpretazione del mondo e dei fatti alle elite globalizzate, gli Stati Uniti hanno perso questo fondamentale canale di comunicazione.

Da quel tubo non passa più la potente visione salvifica e modernizzatrice dell'America, non passano più le informazioni che servono ad aiutare gli americani nella vita, passa solo quello che genera i massimi ascolti o quello che vuole chi paga il conto. Passano pochi fatti e un mare di opinioni confuse, declamate come in un teatrino sempre uguale, per quanto ormai appare codificato nei suoi riti. Nemmeno quando scoppia il finimondo il flusso delle informazioni riesce a farsi strada nel tubo, perché non c'è quasi più nessuno in grado di riconoscere a quel flusso un valore superiore alle solite liti tra presunti esperti e da tempo non c'è più nessuno o quasi inviato sul campo per tempo a farsi un'idea di cosa succede.

Non c'è più nessuno nemmeno a girare sul campo le immagini che contaminano e influenzano la storia che stanno testimoniando, non c'è più nemmeno il grottesco controllo sulla selezione di quelle immagini che ha fatto sparire dai media americani le immagini dei caduti in guerra americani e persino dei loro funerali, censurate da Bush senza che il sistema dei media americani si sia ribellato.

Quello che la Clinton non ha detto e che non poteva dire, però, é che questa situazione è la conseguenza precisa delle pressioni di governo e corporation sui media americani. Da quando l'amministrazione Bush investì risorse imponenti per imporre narrative di fantasia, è diventato addirittura controproducente investire risorse per produrre notizie sgradite. Lo stesso discorso vale incidentalmente per i servizi segreti e diplomatici, impegnati nella propaganda e nell'assecondare il governo.

Se per fare carriera bisogna dire quello che il governo vuole sentirsi dire, non ha senso nemmeno perder tempo in indagini e studi. Gli stessi budget imponenti con i quali le multinazionali soffocano o tendono a screditare realtà sgradite, hanno spinto la macchina dell'informazione sempre più lontano dalla narrazione della realtà e sempre più immersa in una fiction dal copione confuso. Il giornalismo d'inchiesta e la cronaca senza strumentalizzazioni sono ormai rarità, quello che avviene oltre frontiera arriva ai fruitori dell'informazione solo se serve a vendere qualcosa o può essere strumentalizzato politicamente in chiave interna.

Hillary Clinton, Obama e gli altri leader del potente Occidente, si sono trovati inchiodati per giorni e giorni davanti ad Al Jazeera e non hanno potuto fare a meno di notare la differenza con l'informazione offerta dai media occidentali. Così come non hanno potuto fare a meno di notare la differenza con i bei tempi nei quali la definizione globale del senso e la narrazione della storia erano saldamente nelle mani di Washington. Oggi la regia televisiva è passata di mano, dice la signora Clinton, che però sembra lasciare agli stessi media americani l'onere di raccogliere la sfida.

Resta da vedere se il discorso del Segretario di Stato troverà orecchie interessate e capaci di comprenderne l'essenza, estremamente allarmante per gli interessi degli Stati Uniti, e se emergerà una credibile risposta occidentale o americana a quello che oggi appare il dominio incontrastato di Al Jazeera.