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L'ultima generazione del lungo sessantotto arriva al potere.

di Walter Liberati - 03/06/2006

Paolo Cento: dall'estrema sinistra a Padoa Schioppa.

(Fonte: Giovane Talpa, ripreso da
http://ripensaremarx.splinder.com)

  
Tra i sottosegretari del nuovo governo Prodi, c'è anche Paolo Cento,
un sottosegretario "no-global" come lo definisce il Corriere. La sua
sottomessa richiesta a Padoa Schioppa, il suo "capo", è la
cosiddetta Tobin Tax, una proposta di modesta tassazione delle
rendite finanziarie che trovò qualche sostenitore nel defunto
movimento no-global ma che è stata accantonata per la sua inanità
ormai da tutti meno che da Cento che così dimostra di avere una
certa coerenza. Quasi tutta la sua carriera politica è stata del
resto segnata da una certa linearità nella scalata alle poltrone.
Sin da quando divenne una ventina di anni fa consigliere
circoscrizionale. I suoi esordi, dinosaureschi (come i nostri!)
invece non sono inseriti nella sua biografia ufficiale ma ma a noi
non sfuggono.
 Paolo Cento (e con Gianni Vernetti anch'egli neo sottosegretario
prodiano), allora chiamato da tutti "er piotta", fece i suoi primi
passi di uomo politico in un piccolo gruppo di estrema sinistra a
cavallo tra la fine degli anni '70 e i primi anni '80 chiamato Lotta
Continua per il Comunismo. Il principale leader del gruppo era
Angelo Brambilla Pisoni detto "Cespuglio", che è scomparso qualche
anno fa improvvisamente e che era approdato al PdCI di Cossutta e
Rizzo. Cespuglio era uno dei pochi che veniva dalla vecchia Lotta
Continua e assieme a Stefano Della Casa e a Gabriele Polo (sì
l'attuale direttore del Manifesto) formavano la segreteria nazionale
dell'organizzazione. Piotta dirigeva gli studenti romani di LCpC e
lo si poteva incontrare  alle riunioni nazionali "di settore" che si
tenevano di volta in volta in diverse sedi e città. Vacuo
politicamente già allora, non era interessato a nessun aspetto della
teoria. La storia del movimento rivoluzionario gli era sconosciuta.
Una sera in un ristorantino milanese, certo dopo qualche
bicchierino, si mise ad intonare sull'aria di "Pensiero" dei
Pooh "Trotsky si vendette allo straniero-ma il piccone su di lui non
fu leggero... Stalin! Stalin!", un abberrazione per un gruppo come
il nostro che faceva riferimento generale a un comunismo libertario
e all'operaismo. Altri tempi ovviamente, storie di un epoca
veramente tramontata e "orrori" di gioventù si potrebbe anche
aggiungere.
Resta il fatto che anche per quella generazione la militanza nella
sinistra estrema, in cui i termini"rivoluzione, antagonismo, lotta
armata", ecc. erano sempre sulla bocca, fu l'addestramento per
diventare classe dirigente della borghesia italiana, oggi. Chissà
tra qualche anno avremo Caruso Ministro degli Interni!
Per certi versi si tratta di qualcosa di "biologico". Lenin amava
ripetere: "a vent'anni rivoluzionari, a trenta liberali, a
cinquanta...centoneri!". Il tempo per i più è buon consigliere e le
spigolosità del radicalismo giovanile, con il passare degli anni,
vengono meno. Nel caso di Cento, l'opportunismo è più che evidente.
Egli fa quello che ha sempre fatto: il cialtrone e il politicante.
Ma  non sarà di dettaglio ricordare che la mancata "critica della
politica" non ha fatto che riprodurre personale politico che si
ricicla a seconda delle esigenze e al mutare delle mode.
La politica, la gente, l'ha abbandonata e ci crede ormai assai poco,
già da qualche decennio. Loro invece la politica la continuano a
fare, ma per conto terzi, per conto dei capitalisti e del sistema. 
L' ultimissima generazione del "lungo sessantotto" arriva ora
persino al potere, a gestire l'esistente. Con tanto di ex l'operaio
ministro di Dp, Lula-style.
Ora possiamo veramente dirlo: se loro sono di sinistra, non lo siamo
noi.

***
allegato:
 
Il verde sottosegretario: ora colpiamo le rendite
Cento, un no global all'Economia
«Penso alla Tobin tax». «Subito il reddito minimo». «Il ministro?
Abbiamo parlato di fisco etico»   
 
Paolo Cento mentre giura e stringe la mano a Prodi (Ansa)
ROMA - «Lotterò per introdurre la Tobin tax, il reddito minimo e per
colpire le rendite speculative». Un Verde, no global e antisistema
come Paolo Cento, è entrato ieri per la prima volta nella stanza dei
bottoni del ministero dell'Economia. Nei locali ovattati che furono
di Quintino Sella. Laureato in legge, romano, 43 anni, Cento è uno
dei quattro nuovi sottosegretari in attesa di delega dal ministro
Tommaso Padoa- Schioppa che ieri lo ha incontrato ammettendo di «non
averlo mai visto prima».

E che vi siete detti?
«Gli ho parlato del bilancio partecipativo e del ruolo del fisco
etico. Mi è sembrato interessato. Ho avuto un'ottima impressione,
grande competenza, grande stile. Lavoreremo bene insieme».

Ma com'è che lei è finito lì, lo avete chiesto voi?
«Dovevamo rompere il tabù per cui i Verdi sono una forza politica
confinata ai temi ambientali. Dopo aver ottenuto il ministero
dell'Ambiente, con Pecoraro Scanio siamo riusciti a far passare
questa logica. Un fatto simbolico molto importante».

Confindustria è spaventata dal partito del no.
«Dimostreremo che anche i Verdi sono un partito propositivo in grado
di affrontare i temi veri dell'economia, naturalmente con la nostra
ottica».

Leggo da sue dichiarazioni che «gli espropri non sono una rapina ma
una spesa sociale» .
«Era un caso specifico in merito a una iniziativa contro il caro-
vita nella grande distribuzione. E' evidente che gli espropri fanno
parte di una categoria del passato».

Ultimi libri di economia?
«Un saggio di Pierpaolo Baretta sulla responsabilità sociale
dell'impresa e "Torniamo ai classici" di Paolo Sylos Labini. La
nostra scommessa è di dare un contributo all'economia pubblica in
maniera diversa».

Tipo?
«La decrescita per esempio. Cominciamo a ragionare senza tabù che la
crescita economica non è di per sé un bene. Altro esempio è
affrontare la soluzione del precariato con l'introduzione del
reddito di cittadinanza, cioè il reddito minimo, come fanno
Germania, Francia e altri Paesi del Nord».

Lei cosa proporrà a Padoa-Schioppa?
«Conosce l'associazionismo di "Sbilanciamoci"? Ogni anno presenta
una contro-finanziaria puntando alla riduzione delle spese militari,
al codice etico degli appalti, al bilancio ambientale. Vorrei aprire
un confronto con loro. Sul cuneo fiscale vorremmo destinare una
quota per stabilizzare i precari».

Fisco etico che vuol dire?
«Usare la leva fiscale per modificare i consumi. Sul commercio e la
costruzione delle armi dovremo intervenire pesantemente. Così come
vorrei adoperarmi per introdurre a livello europeo la Tobin tax
sulle transazioni finanziarie e colpire le rendite speculative o i
grandi patrimoni».

C'è qualcosa sulla quale non siete disposti a mediare?
«No, nessuna pregiudiziale. La politica dei ricatti è finita. Certo
la riduzione delle spese militari sarà una grande questione
culturale, politica e finanziaria sul bilancio dello Stato».

Non rischiate di spaventare i mercati finanziari?
«I mercati devono imparare che al centro devono essere messi i
consumatori e i risparmiatori. Mi sembra che a spaventare ci abbiano
pensato gli scandali Cirio e Parmalat».

E' vero che ha una macchina Suv?
«Sì, ma è in vendita e comunque resto contrario al suo uso in città».

Roberto Bagnoli