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La sterile società post-industriale

di Francesco Petrone - 08/06/2006



Gli azionisti evocavano esplicitamente il concetto di “Tabula rasa” per giustificare il desiderio di distruzione di tutto ciò che l’uomo aveva fino a quel momento edificato. Era la totale volgarizzazione di un sentimento che il poeta tedesco Gottfried Benn, aveva illustrato con spirito più limpidamente eroico: “L’abisso senza fondo, è la scena del nichilismo. Lo stato d’animo relativo è “il vuoto”, “il freddo”, la conseguenza è la fine delle illusioni sull’umanesimo e il progresso”… “Come “realtà interiore il nichilismo è una religione del nulla che apre la strada al caos”. L’Azionismo Viennese, invece, pretendeva di coniugare stoltamente, il nichilismo materialista con l’ottimismo progressista, spacciare il “vuoto abissale” per il sole dell’avvenire. Riguardo alla violenza contro la propria persona, a noi basterà il parere dello psichiatra Professor François Ladame, il quale afferma essere sintomo di “fragilità narcisistica”, anche il cospargersi in modo eccessivo di piercing, arrivando, in alcuni casi, a deformare il corpo. Ogni esagerazione nel seguire la moda, sarebbe un’assenza di scelta e di conseguenza una “perdita di controllo sull’io”. Proprio gli azionisti lanciarono le mode dei tatuaggi esagerati e dei piercing, usando soprattutto il corpo, a volte scarnificato, come una superficie su cui lavorare. La moda dei piercing si diffonderà attraverso le subculture giovanili (punks) e le comunità gay americane più radicali, di tipo “sado-maso”. Il cosiddetto “Rinascimento tribale” è una caratteristica appartenente, in maggior misura, alla successiva Body Art, che usa, oltre che i tatuaggi, i branding, veri e propri marchi a fuoco. Queste realtà, non sono altro che cattive imitazioni e volgarizzazioni, totalmente fuori contesto, di riti di iniziazione di talune società arcaiche e tradizionali. Le incisioni rituali dei popoli primitivi, servivano a coniugare il dolore con la memoria, per imprimere nella mente, prima che nella carne, la legge della tradizione che in determinate occasioni (riti di passaggio), imponeva tali sacrifici. La sofferenza dell’iniziato rappresentava una morte simbolica a cui doveva seguire una autentica rinascita, portatrice di trasformazione. L’Azionismo produceva riti neotribali, di un primitivismo mai esistito. L’autolesionismo, esibito spettacolarmente dal gruppo, doveva nascondere, fin dagli inizi, una patologia che, in seguito, grazie alla società mediatico-imitativa, avrebbe dato vita ad una tendenza di massa. Attualmente, molte persone che seguono la moda dei piercing, anno ridimensionato, l’uso di questi ultimi, a semplici monili. Un uomo di cultura conformista non accuserà mai un artista di perversione morale, per timore di apparire tra coloro che non hanno compreso il proprio tempo. Negli anni Settanta, l’esponente dell’Azionismo Otto Muehl, fondò, nel suo castello, una comunità basata sugli ideali libertari, in cui i legami affettivi esclusivi venivano banditi. Era inteso che ognuno, per essere totalmente libero, non sarebbe dovuto appartenere sentimentalmente e sessualmente a nessuno. In realtà, ognuno, per il proprio piacere, usava il suo prossimo ed era usato dagli altri. Si era arrivati all’utilitarismo sentimental-sessuale. Un esperimento per la futura atomizzazione della società, in nome di un affetto distribuito equamente ed impersonalmente. Forse legami sentimentali fra coppie nascevano egualmente ma, probabilmente, dovevano rimanere dissimulati in modo innaturale per scorrere sotto la superficie della “legalità” erotico-comunitaria del “Grande Fratello” Otto. Era la vecchia e logora utopia della democrazia assoluta, del comunismo utopistico e della realizzazione dell’estrema libertà che si tramutava in un’estrema costrizione. Ci possiamo immaginare il caos psicologico in cui si trovavano i figli di questa comune, nati o cresciuti in siffatto contesto! Muehl subirà, in seguito, un processo che lo porterà ad una condanna detentiva. Erano stati gli stessi membri della comune che, insorti, lo avevano denunciato per gravi abusi su minori, avendo usato, il maturo Otto, alcune acerbe adolescenti per appagare “liberamente” le proprie pulsioni erotiche. Oggi queste “libere espressioni” vengono chiamate, molto più semplicemente, stupri! In seguito l’artista snobberà i suoi accusatori, forse i genitori delle vittime, affermando che non erano adatti a scalare le cime delle montagne, dove lui avrebbe voluto condurli. Probabilmente, l’artista, identificava le “vette” con gli abusi sulle incolpevoli adolescenti, immature ragazzine plagiate, prive di coscienza critica, con cui esercitava agevolmente il ruolo carismatico del “guru” libertario. I suoi estimatori, riguardo al fatto, blaterano ancora oggi di episodio repressivo rivelatore di una società autoritaria. Ognuno interpreta Marx come meglio crede! Tornando al romanzo Le particelle elementari, uno dei personaggi fa questo collegamento: “Azionisti viennesi, beatnik, hippy e assassini seriali si accomunavano nell’essere dei libertari integrali, nell’esaltazione dell’affermazione integrale dei diritti dell’individuo di fronte a tutte le norme sociali, a tutte le ipocrisie che secondo loro costituivano la morale, il sentimento, la giustizia, la pietà”. Questa opinione provocatoria che Houellebecq si guarda bene di fare propria ma che è espressa nel corso di un dialogo, associa in modo solo apparentemente irrealistico la violenza di un certo pacifismo a quella dei serial killer tipo Charles Manson, il quale, è citato espressamente. Quando si parla della crisi della modernità, ognuno ne critica la cosiddetta violenza autoritaria. Frequentemente è denunciata l’aggressività che permea ogni poro del tessuto sociale; crediamo che in tutto ciò, vi sia molta verità, nonostante ciò, sarebbe bene indagare con più attenzione anche la violenza individualista e libertaria del falso dionisismo secolarizzato, di matrice edonista e materialista. Nietzsche, già al suo tempo, sentiva avanzare in modo incontenibile quest’erosione stoltamente devastatrice e si sforzava di cercare un senso superiore al nulla incombente e di cavalcare la tigre di quello che chiamava il “nichilismo europeo”: “Tutta la nostra cultura europea si muove in una torturante tensione che cresce di decennio in decennio, come protesa verso una catastrofe: irrequieta, violenta, precipitosa; simile ad una corrente che vuole giungere alla fine, che non riflette più ed ha paura di riflettere”. C’è da dire che anche le mitiche Baccanti ed i seguaci di Dioniso, cercavano di annullare il proprio “Io”, ma per accedere a quelle che ritenevano essere dimensioni superiori. Quello dionisiaco è uno stato psicologico che si può meglio comprendere utilizzando le parole che l’antropologo Giulio Cogni usa nell’introduzione de “Il cannibalismo” di Ewald Volhard: “…l’universale vicenda della natura – che sembra essere più veramente una sola Anima, una sola Persona cosmica, a cui vicende dei singoli che nascono dal suo seno sembrano altrettanto indifferenti come a noi la mutazione delle cellule nel nostro corpo…se una coscienza immediata vi sia dietro a tutto l’esistente, corrisponde a un momento interiore dell’essere cosmico, colmo di una infinita e impensabile voluttà: la voluttà dell’essere schiavo, dell’essere cosa, in balia della sterminata vita del mondo…(morte) liberatrice dalle catene della personalità e dell’io, la quale tolte le apparenze singole ed esteriori, la immetteva nel puro oceano, nell’energia fondamentale, che è comune determinatore di tutta la vita… tutto rinfocia nell’energia del tutto…Anche l’amore, spinto all’estremo, penetra non soltanto le immaginate anime, ma i corpi interamente, in cui quelle anime si attuano; non li esclude, non li lascia in disparte, ma li scioglie totalmente alla coscienza dell’amante in quell’energia pura, che essi veramente sono. E in cui la coscienza dell’amante si trasmuta. E la volgarità dell’atto cannibalico, assunta a rito sembra quasi corrispondere all’apparente volgarità dell’atto sessuale, che è anch’esso un rito di quasi tutta la natura vivente, attraverso il quale si espande la vita, e si inizia ogni singola vita: e infine realizza a un dipresso lo stesso stato d’animo immedesimante. Ciò spiega subito la generale concomitanza dei riti cannibalici con le orge sessuali”. Quella del Cogni, pur apparendo simile, in realtà è una sensibilità opposta a quella della scuola dell’Azionismo viennese, la quale, anche se tende ugualmente all’annullamento dell’”Io”, cioè della coscienza, cerca, di ridurre il soggetto ad insignificante massa amorfa, imprigionandolo di nuovo nella materia da cui era evaso grazie alla forma. L’equilibrato Apollo, in questo caso, donando il limite e la definizione, avrebbe soccorso l’uomo dalla vertigine di un’esistenza priva di confini, nella totale libertà. Gli Azionisti, con il loro materialismo, banalizzando e “laicizzando” l’eros, il sangue e la morte, hanno spianato il terreno all’erotismo necrofilo dei moderni piccoli mostri che viaggiano in rete con i loro allucinanti video ed alle innumerevoli sette che ci propongono il loro simil-sacro degno di una sterile società post-industriale o, più semplicemente post, tout court. Forse è proprio vero che il diavolo è solo una “simia Dei”, un’animalesca imitazione di Dio. Pèlekys “Doppia scure”, il gioioso dio danzante, probabilmente colpisce con la lama annientatrice, portatrice di follia, gli emuli di un dionisismo scimmiottato e negatore della dimensione sacra. Anche Nietzsche, a causa della malattia, nonostante la tragica grandezza, si smarrisce nel labirinto della follia. Dopo quella che è stata definita la catastrofe di Torino, il crollo nell’infermità mentale, poteva accadere che si firmasse Dioniso. Uno di questi biglietti, vergati dal filosofo nel naufragio della ragione, riporta una frase che pare un pronunciamento beffardo e sibillino del dio della musica e dell’assurdo: “Dopo avermi scoperto è stato facile trovarmi; il difficile ora è perdermi”.