L’uccisione di Osama Bin Laden: riflessioni su un simulacro
di Stefano D’Andrea - 13/05/2011
L’evento che si è verificato pochi giorni or sono e relativo alla pretesa uccisione di Osama Bin Laden è un evento mediatico. Un simulacro. E come tale un evento reale.
L’evento mediatico è che gli Stati Uniti sostengono di aver ucciso Osama Bin Laden. Non che abbiano ucciso Osama Bin Laden. Bensì che gli Stati Uniti sostengano di aver ucciso Bin Laden. Questo è l’evento intorno al quale e per mezzo del quale, ad una prima impressione, è possibile ragionare. L’unico vero evento è un simulacro. Non vi è altro. Proverò a interrogare l’evento mediatico dapprima in ordine al problema se Osama Bin Laden sia vivo o morto, successivamente su alcune verità delle quali è rivelatore in ordine alla politica statunitense.
***
Il simulacro e il problema se Osama Bin Laden sia vivo o morto
Proviamo ad abbozzare un ragionamento intorno all’evento mediatico. Verrebbe da ipotizzare: se gli Stati Uniti hanno dichiarato che hanno ucciso Osama Bin Laden, non è possibile che abbiano rischiato di essere sbugiardati; perciò, o lo hanno ucciso ora o sono assolutamente convinti che era morto prima (per averlo ucciso o perché persuasi da persone che hanno rivelato che sarebbe morto).
Eppure le cose non sono così semplici. Nemmeno questo elementare ragionamento – che io stesso avevo svolto appena appreso l’evento mediatico – è un vero ragionamento, perché è pieno di buchi.
In primo luogo, che significa “assolutamente convinti che era morto prima”? Ciascuno di noi talvolta è stato assolutamente convinto di qualche cosa che si è rivelato falso. Potrebbe accadere anche agli Stati Uniti in questo caso. Questa non è, a rigore, una falla del ragionamento; bensì una precisazione. La conclusione del ragionamento non è che “a questo punto è certo che Osama Bin Laden è morto” (a questa conclusione sono giunti quasi tutti e nell’immediato anche il sottoscritto); bensì “a questo punto è certo che Osama Bin Laden è morto, salvo che gli Stati Uniti si siano sbagliati o siano stati tratti in inganno circa il fatto che Osama Bin Laden fosse morto prima del blitz”.
In secondo luogo, non si può escludere che gli Stati Uniti abbiano consapevolmente voluto rischiare di essere sbugiardati. Insomma, gli Stati Uniti potrebbero anche non essere stati convinti al cento per cento che Osama Bin Laden fosse morto. Intanto hanno voluto attribuire a se stessi una vittoria sul piano della propaganda. Se in seguito, per caso, si facesse vivo il vero Osama Bin Laden, allora avrebbero tanti modi per porre rimedio alla apparente debacle. Immaginate che nei prossimi giorni venga diffuso un video con audio; e che i più, tenendo conto dei caratteri fisionomici del protagonista, considerino il video come “autentico” (un video autentico è una contraddizione in termini). E immaginate che anche voi ammettiate che “sembra proprio il Bin Laden del 2001”. Cosa potrebbero dire gli Statunitensi? Come potrebbero giustificarsi?
Sebbene a prima vista possa apparire paradossale, gli Stati Uniti potrebbero giustificarsi in tanti modi: i) potrebbero dire che avevano perso completamente le tracce dello Sceicco e volevano che Osama Bin Laden “uscisse allo scoperto” (uscire allo scoperto per mezzo di un video è un’altra contraddizione in termini); ii) potrebbero dire che quello che hanno ucciso era un sosia e che fin dall’inizio lo avevano scoperto mediante la prova del DNA; iii) potrebbero negare, invocando l’opinione degli “esperti”, che il personaggio del video che a tutti sembra Osama Bin Laden sia effettivamente lo Sceicco. Nel primo caso, la maggioranza dell’opinione pubblica crederebbe che gli Usa hanno fatto bene e che infatti Osama Bin Laden è uscito allo scoperto. Nel secondo, per gli Stati Uniti sarebbe altrettanto facile giustificare la menzogna sul DNA di Bin Laden, sempre accampando la pretesa di voler far uscire quest’ultimo allo scoperto. Nel terzo caso, la maggioranza dell’opinione pubblica crederebbe agli Stati Uniti e “agli esperti”, così come crede a Stati Uniti ed esperti quando essi presentano come autentici video in cui compare una persona che ictu oculi non è Osama Bin Laden.
Insomma, la premessa del mio ragionamento era sbagliata, perché dava per certo ciò che non era certo. La premessa che avevo enunciato era: “se gli Stati Uniti hanno dichiarato che hanno ucciso Osama Bin Laden, non è possibile che abbiano rischiato di essere sbugiardati”. Al contrario, è vero che “il fatto che gli Stati Uniti abbiano dichiarato di aver ucciso Osama Bin Laden può significare anche che abbiano voluto conseguire una vittoria nella guerra della propaganda, rischiando di essere sbugiardati, certi che il dominio dei media consentirebbe in molti modi di riparare all’apparente smascheramento” (lo smascheramento, che per principio dovrebbe sempre essere reale, sarebbe soltanto apparente. Quante sono le contraddizioni in termini quando si ragiona sulla realtà mediatica!).
In terzo luogo, alla luce delle considerazioni testé svolte, non si può escludere nemmeno che gli Stati Uniti abbiano dichiarato di aver ucciso Osama Bin Laden pur nella assoluta consapevolezza che quest’ultimo sia vivo. Se quest’ultimo apparisse in un nuovo video, lungi dall’essere sbugiardati, avrebbero raggiunto il loro obiettivo: “fare uscire Osama allo scoperto”.
L’evento mediatico, dunque, non consente di svolgere alcun ragionamento sul problema se Osama Bin Laden sia vivo o morto. Tutto rimane come prima. L’evento mediatico non incide sul “problema” – ammesso che sia un problema – se Osama Bin Laden sia vivo: non consente alcun ragionamento, nemmeno quel ragionamento elementare che inizialmente sembrava plausibile.
Le verità rivelate dal simulacro
Il simulacro è reale e si pone sul piano della realtà mediatica. E’ un vero evento. Un evento reale. Gli Stati Uniti sono i principali fabbricatori della realtà mediatica. Perciò ragionando sull’evento mediatico si ottengono molte verità. Queste verità riguardano gli Stati Uniti che sono gli autori dell’evento. L’evento mediatico, per la natura di simulacro, mente su tutto. Confonde realtà e finzione o meglio elimina la distinzione tra esse. Mente su tutto tranne sull’autore o sugli autori dell’evento, quando, come in questo caso, si sa con certezza chi essi siano. Qui sta la verità di cui è portatore. L’evento mediatico è in grado di dirci qualche cosa soltanto sugli autori che lo hanno creato.
L’evento mediatico rinforza la ideologia statunitense: dà per scontato e conferma che gli islamisti internazionalisti sono puri e semplici terroristi (tesi sostenuta dai vertici Statunitensi). Questa tesi è accolta da tutti. Persino da coloro che contestano in uno o altro modo la versione ufficiale dell’attacco alle torri gemelle. E persino da coloro che hanno ammirato la resistenza “laica” del popolo iracheno e quella dei partigiani talebani.
L’evento mediatico testimonia che gli Usa non rispettano la sovranità nemmeno di uno Stato come il Pakistan, dotato di arsenale atomico. L’evento mediatico è di per sé un attacco al Pakistan; una sfida; quasi una dichiarazione di guerra.
L’evento mediatico è l’occasione perché si manifesti il “generale consenso” (da parte dei media e dei centri di potere subordinati) alla politica degli Stati Uniti. Infatti, tutti sono felici dell’impresa. Tutti si congratulano.
L’evento mediatico è anche l’occasione perché si manifesti non tanto il perdono, bensì la “comprensione” per l’aggressione perpetrata al Pakistan. Nessuno si interessa alla violazione della sovranità del Pakistan, se non voci isolate che esprimono”il timore” che il Pakistan reagisca, o meglio che in Pakistan prevalgano politici che, al prestito del denaro statunitense, preferiscano: i) ridurre i morti di una guerra che in tre anni ne ha già provocati oltre trentamila; e comunque ii) l’onore del popolo Pakistano.
L’evento mediatico è la legittimazione degli “effetti collaterali” degli omicidi voluti e perpetrati dagli Stati Uniti (e dai loro alleati), anche se questi effetti colpiscono bambini. Come nessuno si è indignato per l’uccisione dei tre nipoti di Gheddafi (che sembrerebbe essere un evento reale) e del bombardamento della scuola libica per bambini down, allo stesso modo nessuno si è indignato per i bambini presenti nel luogo del presunto blitz che avrebbe condotto all’uccisione dello Sceicco; bambini che sono vittime, per essere stati uccisi o feriti o anche soltanto per aver assistito ad uccisioni. L’imbarbarimento delle coscienze è reale. E gli statunitensi sono i nuovi barbari.
L’evento mediatico dell’uccisione di Osama Bin Laden consente agli Stati Uniti di mostrare come essi creino la realtà “giocando” con il mondo. Facendosi beffa dei critici, che perdono tempo a smascherare la “versione ufficiale” dell’evento, versione ufficiale che questa volta nemmeno esiste: l’elicottero è stato colpito ed è andato in avaria; Bin Laden era armato ed era disarmato; ha utilizzato e non ha utilizzato la moglie come scudo umano; è stato ucciso dopo essere stato catturato e non è mai stato catturato prima di essere ucciso; dalla casa bianca hanno assistito in diretta e non hanno assistito in diretta al blitz; le foto del cadavere le mostreranno e non le mostreranno; la prova del DNA è stata effettuata in tempo reale e non è mai accaduto che la prova del DNA sia stata effettuata in tempo reale; la prova del DNA è certa al 100% ed è certa al 99,99%; il cadavere è stato gettato in mare secondo il rito dell’islam ed è stato gettato in mare violando i precetti dell’islam. Sono proprio i “critici dell’informazione” che stanno al gioco e perdono tempo a smascherare la maschera – che è simulacro e realtà mediatica e dunque realtà – a perdere la partita. Essi accettano il gioco statunitense e quindi perdono in partenza.
Se l’evento mediatico è in grado di dirci le verità segnalate – verità tutte estranee al problema se lo Sceicco sia vivo o morto e tutte interne alla logica di potere statunitense – allora è necessaria una presa di posizione dei popoli europei. Gli Stati Uniti creano una realtà e giocano con le vite delle persone e dei popoli. L’attacco delle forze del Male è stato lanciato. La vicinanza temporale di due atti di straordinaria violenza (l’aggressione alla Libia e al Pakistan) deve destare preoccupazione nelle coscienze europee. E’ giunto il momento di lasciare gli Stati Uniti al loro destino, se vogliamo sottrarci alla logica di potere statunitense ed evitare di correre il rischio di essere trascinati in una guerra mondiale. Ormai gli Stati Uniti e la NATO hanno piani più aggressivi e criminali della Germania Nazista. Oggi una forza politica italiana sana è necessariamente antistatunitense e per l’uscita dell’Italia dalla NATO. Non c’è più possibilità di mediazione: o con gli Stati Uniti o contro gli Stati Uniti, per la pace tra i popoli e il rispetto delle sovranità nazionali.