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Flottiglia di Gaza Vs ebrei della diaspora

di Gilad Atzmon - 04/07/2011

Fonte: blogghete.altervista

 


 
 

free gaza





 


Gli israeliani si preparano per un nuovo massacro in mare aperto.


Ciò non dovrebbe sorprenderci: dopotutto, un popolo privo di ogni concetto di storia e ossessionato da incessanti fantasie di distruzione, è l’ultimo a poter trarre una lezione dal proprio passato.


Ho appreso quest’oggi che il Ministro Israeliano per la Diplomazia e gli Affari della Diaspora ha organizzato un’esercitazione simulata, in previsione dell’arrivo della flottiglia per Gaza: nel corso dell’esercitazione, il ministro Yuly Edelstein ha creato una speciale “situation room” ideata per disseminare “pubblica diplomazia” attraverso internet, postando messaggi, foto, videoclip e altro materiale diretto soprattutto alle comunità della Diaspora, alle organizzazioni ebraiche e agli amici di Israele sparsi per il mondo.


Se prima non riuscivate ad immaginare quale ruolo si vuole che svolgano gli ebrei della Diaspora, penso che a questo punto il ministro Edelstein abbia fornito la risposta a questo quesito.


Comunque, la parte più interessante della storia è la descrizione dettagliata dell’esercitazione contro la flottiglia: lo scenario di fantasia dipinto dal ministro Edelstein e dall’IDF ci permette di dare uno sguardo alla psicosi collettiva degli israeliani.


“L’esercitazione è fondata su uno scenario in cui circa 500 attivisti su circa dieci imbarcazioni arrivano nelle acque territoriali di Israele alle ore 10.00”, spiega il documento israeliano. “Nonostante gli avvertimenti dell’IDF, le navi proseguono per la loro strada. Alle 10.30, la Marina Israeliana inizia ad avvicinarsi alle imbarcazioni. Granate stordenti vengono lanciate contro i soldati dell’IDF, come pure una granata esplosiva che provoca un certo numero di vittime tra le nostre forze”.


Che dobbiamo pensare di un’ipotesi così assurda nell’esercitazione di Edelstein, secondo la quale i volontari della flottiglia (molti dei quali sono donne e anziani) sarebbero armati, pericolosi e pronti ad attaccare l’IDF? Abbiamo ascoltato ripetute dichiarazioni da parte degli organizzatori della flottiglia, in cui si rassicuravano gli israeliani sul fatto che la Flottiglia è una missione umanitaria pacifica e priva di intenzioni bellicose; i media sono stati invitati a ispezionare le imbarcazioni per verificare la natura pacifica dei cargo diretti a Gaza.


Che succede allora? Perché gli israeliani si preparano per una guerra? La risposta è semplice e chiara: come ho già spiegato in passato, la politica identitaria degli ebrei è caratterizzata da una forma di disordine psichico assolutamente peculiare. Io la chiamo “sindrome da stress pre-traumatico” (il contrario della sindrome da stress post-traumatico). Tutta la realtà ebraica è fondata sull’arrivo di un’immaginaria minaccia futura. Per citare una barzelletta Yiddish del 19° secolo: “Telegramma ebraico: ‘iniziate a preoccuparvi, seguono dettagli’”. Tuttavia, l’incapacità di distinguere tra realtà e immaginazione porta inevitabilmente all’emergere degli scenari più tragici che sia possibile concepire. Ad ogni occasione, la collettività israeliana concede facilmente credito ad ogni immaginaria e fittizia minaccia ed è disposta ad approvare qualunque “contromisura”.


Il risultato finale lo conosciamo tutti: un’infinita catena di colossali crimini di guerra israeliani, tutti commessi in nome del popolo ebraico.


Lo scenario simulato israeliano prosegue con l’inevitabile conta delle vittime: “Alle 11.00 viene impartito alle unità dell’IDF l’ordine di acquisire il controllo materiale delle imbarcazioni da cui è partita la resistenza. Le nostre forze vengono assalite con armi da fuoco e di altro tipo e si vedono costrette a neutralizzare gli assalitori. Il risultato, alle 11.45, è di dieci soldati dell’IDF feriti (uno in modo critico, quattro gravemente e gli altri in modo lieve). Fra i membri della Flottiglia, si contano due morti e 14 feriti, di cui due gravi”.


Brillante, vero? Gli attivisti per la pace (molti dei quali, ricordiamolo ancora, sono donne ed anziani) “aprono il fuoco”, cercando lo scontro con i meglio addestrati e più letali commandos israeliani. Quanto sarà realistico?


Poi, mentre quest’immaginifico scenario è in pieno svolgimento, si scatena una feroce battaglia, in cui solo 14 attivisti vengono feriti e uno soltanto [in realtà due, NdT] viene ucciso.


A questo punto, per coloro che non ricordassero cos’è realmente successo l’ultima volta, ecco il video dei commandos israeliani che ammazzano a freddo i pacifisti a bordo della Mavi Marmara.


Ma il ministro Edelstein è ben lungi dall’essere preoccupato: dopotutto gli israeliani hanno amici in tutto il mondo. “Mentre si svolgono questi eventi”, continua il documento, “i media – in particolare quelli su internet, Facebook e Twitter – si riempiono di rapporti menzogneri (inviati da utenti privati, da Hamas e da altri nemici di Israele). La situation room, in coordinamento con il portavoce dell’IDF e con il Direttorio per l’Informazione Nazionale, inizia a diffondere messaggi veritieri alle comunità ebraiche e agli amici di Israele sparsi per il mondo. I membri della situation room che si occupano dei nuovi media, iniziano ad aggiornare i messaggi sui nuovi media, Facebook e Twitter...”.


Per coloro fra noi che non riescono ancora a cogliere gli slittamenti e le modifiche avvenuti all’interno del sionismo, Edelstein chiarisce: se il sionismo era inizialmente un progetto di reinsediamento degli ebrei a Sion, oggi essere sionisti significa far parte della Diaspora e usare Twitter a favore d’Israele. Il ruolo degli ebrei americani, francesi ed inglesi, secondo Edelstein, consiste nel coordinarsi con Israele e prendere parte alla guerra dell’Hasbara: “Di fronte alla provocazione della Flottiglia”, afferma il Ministro della Diaspora Edelstein, “abbiamo istituito una speciale situation room che garantirà il coordinamento tra i funzionari del governo, le comunità ebree della Diaspora e gli amici di Israele sparsi per il mondo... Sono certo che al nostro fianco si schiererà un significativo moltiplicatore di potenza, nella forma di migliaia di attivisti delle comunità ebraiche sparse per il mondo”.


Non ho dubbi che molti ebrei del mondo non vorranno avere nulla a che fare con il ministro Edelstein e le sue iniziative di Hasbara. Sono certo che ignoreranno il suo appello. Sono anche certo che molti ebrei provano solo disgusto e vergogna a doversi risvegliare, ormai troppo frequentemente, nel bel mezzo dell’ennesimo, atroce crimine di guerra israeliano.


Però, se gli stessi israeliani vedono evidentemente gli ebrei della Diaspora come le loro “brigate all’estero”, allora dovremmo forse dare uno sguardo accurato alla questione ed analizzare la letale connessione esistente tra lo Stato Ebraico e i suoi schifosi sostenitori sparsi per il mondo.

 

traduzione di Gianluca Freda