La rivincita delle "camicie rosse" thai
di Valerio Zecchini - 08/07/2011
Aria nuova nel Sudest asiatico. Puea Thai, il partito dell'ex premier in esilio Thaksin Shinawatra, ha vinto le elezioni generali di pochi giorni fa in Thailandia con un risultato a valanga: circa 300 seggi su 500, soltanto 170 per il partito democratico attualmente al governo. Yingluck Shinawatra, sorella di Thaksin e che quest'ultimo aveva definito suo "clone", sarà quindi la prima donna a ricoprire il ruolo di capo del governo nella storia di questo Paese.
Thaksin, ricchissimo magnate delle telecomunicazioni e già proprietario del Manchester United, che molti chiamano "il Berlusconi thailandese", aveva già vinto le elezioni del 2001 e del 2005; ma nel 2006 un colpo di Stato militare, lo aveva estromesso dal potere, costringendolo all'esilio di Dubai da dove però non ha mai smesso di far politica fino all'attuale rivincita "per procura", tramite la sorella minore. La Thailandia peraltro ha una lunga tradizione golpistica: il passaggio da monarchia assoluta a monarchia costituzionale, nel 1932, avvenne grazie a un altro colpo di Stato e da allora, tra tentati e realizzati, ce ne sono stati altri diciotto. Comunque l'anziano re, che da quasi due anni è in ospedale, ha una grande influenza sui leader politici ed è ancora considerato dalla maggioranza dei thailandesi, soprattutto nelle aree rurali, come un'autorità semi-divina.
Tuttavia, non solo i militari hanno il potere di rovesciare i risultati elettorali, ma anche la magistratura: nel 2008 infatti un tribunale ha dissolto il partito di Thaksin, dichiarandolo illegale, a causa dei presunti atti di corruzione del suo leader. Questi i fatti che hanno portato all'insurrezione delle "camicie rosse", come si chiamano i seguaci di Thaskin, dello scorso anno, con la conseguente guerriglia nel centro di Bangkok tra queste ultime e l'esercito, supportato anche dalle filo-governative "camicie gialle". Il risultato sono stati 91 morti e circa 1800 feriti e un'instabilità politica che ha preoccupato molto anche la diplomazia internazionale, in particolare quella statunitense. Infatti, nonostante la Thailandia sia da sempre il più fedele alleato degli americani in Asia sin dai tempi della guerra in Indocina, ultimamente le hanno preferito partner più affidabili come l'Indonesia e l'ex-arcinemico Vietnam - tutte le nazioni del Sud-est asiatico hanno bisogno dell'amicizia americana per contenere il debordante strapotere cinese.
Ma cos'è che ha determinato quest'immensa popolarità di Thaksin, al punto che migliaia di persone sono pronte a morire per lui? Non solo l'affidabilità e la generosità, i modi informali e la confidenza con i sottoposti, ma soprattutto una serie di misure concrete prese dai suoi governi a favore delle regioni rurali del nord e del nord-est, quelle più povere e che oggi sono sue inespugnabili roccaforti elettorali: progetti di microcredito andati a buon fine e l'assistenza sanitaria quasi gratuita per tutti. La sorella Yingluck ha continuato per questa strada, forse esagerando; ha infatti promesso interventi per un drastico ribasso del prezzo del riso e un aumento del quaranta per cento degli stipendi minimi. Questa attitudine populista, unitamente all'influenza del fratello e all'indubbio fascino dimostrato nel corso della campagna elettorale, hanno compensato la sua inesperienza politica e l'hanno portata al trionfo.
Il partito democratico era andato al governo due anni fa con un voto parlamentare, ma di fatto da vent'anni non riesce a vincere le elezioni; nonostante per decenni abbia corteggiato l'elettorato rurale, nelle regioni del nord ha continuato a perdere consensi. A nulla è poi servito l'allarme lanciato dai democratici a proposito dei provvedimenti populisti di Yingluck, che andranno a fomentare l'inflazione. Habhisit Vejjajiva, leader del partito, da parte sua non è riuscito a scrollarsi di dosso l'immagine di burattino manovrato da un'élite non legittimata dal voto popolare. E lui stesso è vittima di un'attitudine eccessivamente elitaria: si vede benissimo che non si sente a suo agio quando ad esempio va nelle risaie, in mezzo ai contadini. E dire che i mercati finanziari sarebbero stati più che soddisfatti di una sua rielezione - Vejjajiva è un economista laureato a Oxford, così come il suo ministro delle Finanze, e il suo governo aveva resistito piuttosto bene alla crisi globale.
L'economia thailandese è comunque in crescita da decenni, ed era riuscita a riprendersi, anche se a fatica, dal disastro finanziario asiatico del 1997, il quale aveva avuto la sua origine proprio alla Borsa di Bangkok. Ad ogni modo tutto ciò non è riuscito ad evitare una sconfitta nettissima, anzi il partito democratico sembra aver perso buona parte del consenso del suo elettorato tradizionale, ossia la borghesia di Bangkok e delle regioni del sud.
La maggioranza conquistata da Yingluck Thaksin è talmente ampia da metterla al sicuro da qualsiasi minaccia di golpe da parte dei generali, e una legge ad hoc dovrebbe permettere il ritorno del fratello maggiore prima della fine dell'anno. Questa tanto agognata stabilità politica dovrebbe metterla in grado di affrontare in maniera adeguata non solo le varie questioni socio-economiche di cui si è detto, ma anche emergenze irrisolte come la guerriglia musulmana nelle tre province più meridionali del Paese, che in quattro anni ha fatto alcune migliaia di morti; gli scontri in corso da mesi alla frontiera con la Cambogia per il possesso di un tempio buddista conteso dai due Paesi; la lotta per la successione dinastica in caso di morte del riveritissimo monarca.