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L’improbabile lapidazione di Kate Omoregbe

di Miguel Martinez - 05/09/2011


omoregbe

Faccetta nera,
Bell’abissina
Aspetta e spera
Che già l’ora si avvicina!

L’islamofobia non è mai noiosa, perché è costruita con la stoffa del melodramma.  Se cercate in rete il nome di Kate Omoregbe, troverete ben 16.100 risultati. Anzi, la signora Omoregbe è ormai diventata, intimamente, “Kate” per molti. Ne parlano commossi quotidiani e blogger di destra e di sinistra, clericali e atei. E politici:

 

“A favore della battaglia [...] sono intervenuti con due distinte interrogazioni parlamentari tredici senatori, Franco Bruno, piu’ Rutelli, Molinari, Russo, Milana, Baio, Digilio, Germontani, Contini, Fistarol, D’Alia, Negri, con una interrogazione al ministro degli Interni, Roberto Maroni, e il senatore e Sottosegretario all’Economia, Antonio Gentile, che ha interrogato i ministri degli Interni, e della Giustizia, Francesco Nitto Palma, oltre all’intervento del Presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio”.

Il motto della campagna attorno alla signora Omoregbe è “NO ALLA LAPIDAZIONE DI KATE”. Una tipica versione mediatica (Blitzquotidiano) riassume così il caso:

“La donna rischiava di venire lapidata per aver rifiutato di sposare un uomo che non ama e molto più anziano di lei e anche di convertirsi alla religione islamica, essendo cristiana.”

Prima che vi spaventiate eccessivamente, precisiamo che la signora Kate Omoregbe vive in Italia da oltre dieci anni, ed è cittadina della Nigeria, paese in cui non viene applicata la lapidazione.[1]

Un sito cattolico scrive,

“Oggi nell’Osservatorio diamo spazio a una di quelle storie che lasciano con il fiato sospeso migliaia di persone: è quella di Kate Omoregbe, una cattolica che [...] rischia la lapidazione“.

Se andiamo a controllare le fonti, i 16.100 riferimenti su Google provengono tutti, direttamente o indirettamente, ad alcuni comunicati di un certo Franco Corbelli e a un appello diffuso in un inglese zoppicante sul sito di Care 2.

Giornalettismo, sotto una foto di uomini neri che lanciano sassi, ci spiega:

“Una delle piu’ importanti associazioni americane per i diritti umani, Care 2, ha avviato una petizione on line in favore della ragazza nigeriana, Kate Omoregbe, detenuta nel carcere di Castrovillari, che rischia la lapidazione se, dopo la scarcerazione prevista a settembre, tornera’ in patria.

La notizia e’ resa nota dal leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli.”

L’affermazione è quantomeno fuorviante.

Care 2 non lancia petizioni: è un sito in cui chiunque, se vuole, può lanciare la propria petizione.

Compreso il signor Franco Corbelli, ovviamente.

L‘unico racconto della vicenda di Kate Omoregbe ce lo fornisce proprio il testo della petizione.

Dove apprendiamo che Kate Omoregbe ha 34 anni. Ha passato gli ultimi dieci anni a fare la badante in Toscana e a Roma, dove condivideva un appartamento con ben quattro colleghe. Nel febbraio del 2008, la polizia avrebbe  fatto irruzione nel loro appartamento, sequestrando un quantitativo  imprecisato di marihuana. La signora Omoregbe, pur dichiarandosi innocente, sarebbe stata condannata a quattro anni di carcere, cui avrebbe dovuto far seguito l’espulsione e quindi il rinvio in Nigeria.

La signora Omoregbe, come migliaia di altri stranieri a rischio di espulsione, ha quindi chiesto asilo politico.

Le scarne motivazioni vengono espresse così nella petizione:

“la giovane donna è fuggita dalla Nigeria per non essere costretta a sposare un uomo molto vecchio e per non subire una conversione coatta dal cattolicesimo all’Islam.
In Nigeria corre il rischio di venire lapidata o almeno sfregiata con l’acido dai parenti”.

La storia che racconta è efficace in termini mediatici, perché ce le mette tutte: la bella ragazzina in fuga dal vecchio satiro, i negri selvaggi, i terribili musulmani, i parenti che nemmeno nel nostro Sud, la malvagità del fanatismo religioso e pure la pia martire cattolica…

Ma la storia pone non pochi problemi.

Una trentaquattrenne con dieci duri anni di lavoro alle spalle non è esattamente la tipica vittima di un commercio di vergini adolescenti.

Il cognome Omoregbe è diffuso tra l‘etnia Edo dell’ex-regno di Benin (da non confondere con l’omonimo Stato, già Dahomey).

Anzi, il “community leader” di tutti gli Edo si chiama Chief Bruno Omoregbe.

Altri Omoregbe che si trovano in rete comprendono un cantante gospel evangelico e una docente universitaria di filologia Edo (no, i neri non sono bravi solo con i sassi e i sassofoni); ma anche numerosi immigrati in Italia.

Tutti, senza eccezione, portano nomi cristiani.

Edo e cristiana dovrebbe essere anche Joy Omoregbe, una signora che ha chiesto asilo in Canada, sostenendo che a diciotto anni, suo padre avrebbe cercato di imporle un matrimonio con un uomo molto più anziano… Joy sarebbe sta punita con lo stupro, diventando così sieropositiva. E da sieropositiva, sosteneva, sarebbe stata perseguitata se avesse fatto ritorno in Nigeria.[2]

La religione è una componente fondamentale della società nigeriana, anche per un motivo concreto di cui abbiamo già parlato: la grande riforma costituzionale del 1979 ha messo in mano alle autorità locali la possibilità di decidere chi è autoctono, e quindi di accedere ai servizi pubblici, e chi no. Il gruppo etnico-religioso localmente dominante, quindi, piglia tutto.

Conviene nascere musulmani nei distretti a maggioranza musulmana; e conviene nascere cristiani in quelli a maggioranza cristiana.

Gli Edo sono in parte seguaci della religione tradizionale, in parte “cristiani”,  un termine che va virgolettato vista la stravolgente diffusione di pittoresche forme di evangelismo: i cattolici, pur presenti, sono una minoranza.

Il sito ufficiale della regione di Benin City ci informa che

“Ancora oggi, è difficile incontrare un autoctono del Benin che sia musulmano, anche se molti musulmani vivono a Benin City e in altre parti del Regno di Benin”.

Ci vuole una certa fantasia per pensare che una famiglia di cristiani Edo sia disposta a “lapidare” la propria figlia (che, visto il suo mestiere, deve essere anche una discreta fonte di rimesse), pur di obbligarla a passare tra i disprezzati musulmani “non autoctoni”.

E nemmeno l’islamista più arcigno ha mai sostenuto che una donna si dovesse convertire per forza all’Islam sposando un musulmano.

Ma di Kate Omoregbe, non avremmo saputo nulla, se non fosse stato per Franco Corbelli.

E chi è Franco Corbelli?

Franco Corbelli è il responsabile nazionale del movimento Diritti Civili. Altro non so, per il semplice motivo che non sono riuscito a trovare alcuna indicazione sul mestiere che svolge.

Bene, allora cos’è il Movimento Diritti Civili? Andiamo sul sito del Movimento, dove troviamo esclusivamente proclami e comunicati a firma di Franco Corbelli, spesso legati a questioni locali della Calabria.

Nulla sulla storia dell’organizzazione, nessuna indicazione di una sede, di un organigramma. Solo una mail, un cellulare, un telefono e questo:

“Diritti Civili, come potete notare, non dà alcun riferimento di altre persone a cui rivolgersi se non al coordinatore nazionale, Franco Corbelli, per una ragione di tutela delle persone che ci contattano, per evitare che qualcuno utilizzi il nome e il simbolo di Diritti Civili (un Movimento, il nostro, basato solo sul volontariato che da 20 anni aiuta tanta gente in modo assolutamente gratuito) per truffare le persone. Riconosciamo solo come ufficiale la nostra sede di Bari e della Puglia, operativa da molti anni e coordinata dal prof. Enzo Bonavita.” [3]

Insomma, Franco Corbelli è noto solo perché dirige il Movimento Diritti Civili.

E il Movimento Diritti Civili è noto solo perché è diretto da Franco Corbelli.

Non so perché, ma viene in mente il meraviglioso ufologo Roberto Malini e la fabbrica di comunicati stampa chiamata Everyone.


Note:

[1] In ossequio al giustizialismo popolare, alcuni stati del Nord della Nigeria hanno introdotto sulla carta la lapidazione per certi reati, ma si sono guardati bene dall’applicarla. Come si vedrà, la signora Omoregbe comunque proviene dal sud della Nigeria, dove i musulmani sono appena tollerati, e non sempre.

[2] La richiesta di Joy Omoregbe è stata respinta, viste le numerose contraddizioni in cui è caduta la richiedente; ma il suo appello è stato accolto perché le autorità canadese non avevano fatto nulla per accertarsi se i sieropositivi venivano effettivamente perseguitati in Nigeria.

[3] Del “prof. Enzo Bonavita” esistono ben poche tracce. Presumiamo che sia lui l’organizzatore di una mostra d’arte intitolata NARCOSIS, nonché il candidato di Io Sud – lista di centrodestra – che si lamenta di non aver preso nemmeno una preferenza, nel seggio di Bari in cui lui stesso ha votato.

Nel 2001, Franco Corbelli annunciò le proprie dimissioni dal Movimento Diritti Civili, poi annunciò il proprio ritorno, proclamando:

Ritorno solo per la gente, per quella moltitudine di persone che da ogni parte d’Italia, in questo ultimo periodo, dopo le mie dimissioni, mi ha telefonato, scritto e addirittura aperto un sito Internet per invitarmi a continuare a combattere e non arrendermi”.

Al suo trionfale ritorno, dichiarò anche la creazione di un direttivo costituito da lui stesso, da Enzo Bonavita, da Giorgio Serra e da Michele Bortoluzzi di Belluno.

Mentre di Giorgio Serra si sa ben poco, Michele Bortoluzzi è

“Amministratore di una Società di Promozione Immobiliare in Spagna, la “Costa Encantada SL” . Distributore per le Isole Canarie di brand italiani di gioielleria e orologeria.”

Coordinatore provinciale di Forza Italia, Bortoluzzi è passato successivamente al Partito Radicale.

Di tanto in tanto, Franco Corbelli annuncia liste elettorali e clamorose candidature – nel 1998, proclama che candiderà Bettino Craxi e Vittorio Sgarbi nella sua lista (pare mai presentata);  nel 2006, annuncia che avrebbe candidato un frate francescano, Fedele Bisceglia, agli arresti domiciliari per presunte molestie sessuali, per poi annunciare altrettanto unilateralmente che lo stesso frate avrebbe rinunciato a candidarsi.