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Alle Nazioni Unite, il funerale della soluzione dei due stati

di Ilan Pappe - 21/09/2011

Fonte: znetitaly.org






Saremo tutti invitati al funerale della soluzione dei due stati se e quando l’Assemblea generale dell’ONU annuncerà di aver accettato la Palestina come stato membro.

L’appoggio della vasta maggioranza dei membri dell’organizzazione completerebbe un ciclo che è iniziato nel 1967 e che garantiva alla imprudente soluzione dei due stati il sostegno di ogni personaggio potente e meno potente sui palcoscenici internazionali e di quel territorio.



Perfino all’interno di Israele, il sostegno travolgeva finalmente la destra e anche la sinistra e il centro della politica sionista. Malgrado l’appoggio attuale e futuro, tuttavia, ognuno, in Palestina e fuori sembra concedere che l’occupazione continuerà e che , anche nel migliore degli scenari, ci sarà uno stato di Israele più grande e più razzista accanto a un bantustan (riserva di indigeni nel sud Africa, (da: traduzione.dictionarist.com/Bantustan) frammentato e inutile.



La parodia terminerà in settembre o in ottobre, quando l’Autorità Palestinese progetta di sottoporre la sua richiesta di iscrizione all’ONU come membro ufficiale, in uno di due modi.

Potrebbe essere o doloroso e violento se Israele continuerà a godere dell’immunità internazionale e avrà il permesso di concludere per mezzo di pura forza brutale la sua mappatura della Palestina del dopo Oslo (20 agosto 1993, n.d.T.). Oppure potrebbe finire in modo rivoluzionario e molto più pacifico con la graduale sostituzione delle vecchie invenzioni con nuove e solide verità circa la pace e la riconciliazione per la Palestina. O forse il primo scenario è un’infelice requisito indispensabile per il secondo scenario. Il tempo ce lo dirà.

Un dizionario sostitutivo per il Sionismo

Nei tempi antichi, i morti erano seppelliti con gli averi e gli oggetti che avevano amato. Questo prossimo funerale seguirà probabilmente un rituale simile. L’oggetto più importante che andrà 2 m. sottoterra, è il dizionario dell’illusione e dell’inganno e le sue famose voci. “processo di pace”, “la sola democrazia in Medio Oriente”, “una nazione amante della pace”, “parità e reciprocità” e “una soluzione umana al problema dei rifugiati.”



Il dizionario che sostituirà quello precedente, è stato in gestazione da molti anni e descrive il Sionismo come colonialismo, Israele come uno stato che pratica l’apartheid e la Nabka (giorno dell’Indipendenza israeliana, n.d.T.) come pulizia etnica. Sarà molto pi facile metterlo in uso per tutti dopo settembre.



Anche le carte geografiche della defunta soluzione giaceranno accanto al corpo. La cartografia che ha ridotto la Palestina a un decimo della sua esistenza storica, e che era presentata come mappa della pace, è sperabile che sia sparita per sempre.



Non c’è bisogno di preparare una carta geografica alternativa. Dal 1967, la geografia del conflitto in realtà non è mai cambiata, mentre si è costantemente trasformata nei discorsi dei politici sionisti liberali, dei giornalisti e degli accademici che godono ancora oggi di un vasto appoggio internazionale.



La Palestina è stata sempre una terra situata tra il fiume e il mare e lo è ancora. Le sue fortune variabili sono caratterizzate non dalla geografia, ma dalla demografia. Il movimento dei coloni che è arrivato qui alla fine del diciannovesimo secolo, ora rappresenta metà della popolazione e controlla l’altra metà per mezzo di una matrice di ideologie razziste e di politiche di apartheid.



La pace non è un cambiamento democratico e non significa neanche ridisegnare carte geografiche.:è l’eliminazione di queste ideologie e di queste politiche. Chi lo sa ? Forse è più facile farlo adesso di quanto lo sia mai stato in precedenza.



Mostrare il movimento di protesta israeliano


Il funerale mostrerà l’inganno dell’attuale movimento israeliano di protesta di massa, ma, contemporaneamente, ne metterà in luce il potenziale positivo. Per sette settimane, ebrei israeliani appartenenti in gran parte alla classe media, hanno protestato in gran numero contro le politiche sociali ed economiche del governo.



A un certo livello hanno ragione. Queste politiche hanno fatto sì che fosse impossibile che la razza pura di Israele godesse pienamente ed egualmente dei frutti della colonizzazione e della espropriazione della Palestina. Una divisione più giusta delle spoglie, però, non assicurerà una vita normale né agli Ebrei né ai Palestinesi: questa arriverà soltanto quando si smetterà di saccheggiare e depredare.



E tuttavia essi hanno anche dimostrato scetticismo e sfiducia in ciò che i mezzi di informazione e i politici dicono loro riguardo alla realtà socio-economica; può aprire la strada a una migliore comprensione delle bugie con le quali sono stati nutriti per così tanti anni riguardo al “conflitto” e alla loro “sicurezza nazionale” .



Il funerale dovrebbe stimolare tutti noi a proseguire la stessa ripartizione di lavoro che c’era prima. I Palestinesi hanno urgente bisogno di risolvere il problema della rappresentanza. Le forze progressiste ebree del mondo devono essere reclutate in modo più intensivo per la campagna di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) e per altre campagne di solidarietà.



L’Intifada ai Proms


La recente interruzione dell’esecuzione dell’Orchestra Filarmonica di Israele durante uno dei concerti del prestigioso festival di Londra, ha sconvolto i gentili Israeliani più che qualsiasi evento genocida verificatosi nella loro storia. (vedi: www.focusonisrael:org/2011/09/02/filarmonica-israele-zubin-metha



Più di qualsiasi altra cosa, però, come è stato riferito dai giornalisti importanti che erano presenti al concerto, gli Israeliani sono rimasti sbalorditi dalla presenza di un gran numero di Ebrei tra coloro che hanno inscenato la protesta. Proprio questi giornalisti in passato avevano sempre dipinto la Campagna palestinese di solidarietà e gli attivisti del BDS come gruppi terroristici ed estremisti del peggior tipo. Credevano nei servizi che pubblicavano. Dobbiamo riconoscere il merito della mini-intifada alla Royal Albert Hall che è servita almeno a disorientarli.



Attivare uno stato a intraprendere un’azione politica


Anche in Palestina è giunta l’ora di trasformare in azione politica il discorso di uno stato e forse di adottare il nuovo vocabolario. L’espropriazione avviene dappertutto e perciò la ripresa del possesso e la riconciliazione devono essere messi in atto dovunque.



Se si deve riformulare il rapporto tra Ebrei e Palestinesi, la riformulazione deve essere fatta su una base giusta e democratica, non si deve accettare né la vecchia mappa sepolta della soluzione dei due stati, né la sua logica di divisione. Significa anche che la sacra distinzione fatta tra gli insediamenti ebrei vicino ad Haifa e quelli vicino a Nablus, dovrebbe essere egualmente seppellita.



Si dovrebbe fare una distinzione tra quegli Ebrei che sono disponibili a discutere una riformulazione del rapporto, del cambiamento di regime e di uno status uguale, e quelli che non sono disponibili a farlo, senza tener conto di dove vivono adesso. Sono fenomeni sorprendenti in questo senso, se si studia bene la costruzione umana e politica della Palestina storica del 2011, nel modo in cui è governata dal regime israeliano: la disponibilità al dialogo è talvolta più evidente al di là della linea del 1967 piuttosto che al suo interno.



Il dialogo dall’interno per un cambiamento di regime, il problema della rappresentanza e il movimento BDS fanno tutti parte integrante del medesimo sforzo di portare giustizia e pace alla Palestina. Quello che seppelliremo, speriamo, in settembre, è stato uno dei maggiori ostacoli alla realizzazione di questa visione.



Ilan Pappe, autore di molti libri, è Professore di Storia e Direttore del Centro Europeo per gli studi sulla Palestina all’Università di Exeter.



Fonte: The electronic Intifada

Traduzione di Maria Chiara Starace