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Veli d’Europa

di Miguel Martinez - 02/10/2011


“La liberté ne se donne pas, s’arrache!”

Motto delle Amazons de la Liberté

Novità sul fronte della cosiddetta legislazione “antiburqa”.

Ricordiamo il nocciolo della questione.

Gran parte degli elettori europei vogliono una legge specifica contro i musulmani.

E così vari partiti hanno avuto in contemporanea l’idea di fare una legge indirizzata solo contro i musulmani, ma a impatto minimo, visto che di donne con il burqa in tutta Europa, non ce n’è una, e anche quelle con il niqab sono assai poche. Non è certo come vietare la macellazione halal o quella pratica che i miei amici Rom chiamano la circoscrizione, che riguardano molti e finirebbero per colpire anche gli ebrei.

La legge “antiburqa” è del tutto superflua, perché ovunque, altre leggi già coprono i due possibili problemi concreti: la sicurezza e la mancanza di libera scelta.

Le assurdità della legge “antiburqa” in Francia vengono acutamente analizzate da Angelique Chrisafis su The Guardian,  in un articolo la cui lettura consiglio vivamente agli anglofoni (se qualcuno ha la pazienza di tradurlo, lo metto volentieri sul blog).

Il 22 settembre, a Meaux, un’autentica portatrice di niqab, Kenza Drider, ha presentato la propria candidatura alle presidenza della repubblica francese, con lo slogan, La liberté pour toutes les femmes. Kenza Drider, che è divorziata e single e non ha certamente qualcuno che la obblighi a indossare il niqab, dichiara di rifarsi all’esempio di Olympe de Gouges, protofemminista francese ghigliottinata ai tempi della Rivoluzione.

Il discorso di Kenza Drider merita di essere letto, per l’abile uso di luoghi comuni della retorica francese.

Intanto, un gruppo di donne musulmane in niqab, che si chiama “Les Amazones de la Liberté”, ha lanciato una propria campagna per la libertà di abbigliamento, all’insegna di un concetto assai semplice: “la Francia è un paese laico. Così, non deve promuovere una religione, né discriminarne un’altra”.

Due Amazzoni della Libertà, tali Lila e Sarah, si sono messe a passeggiare in vari luoghi pubblici, tenendosi per mano e sfidando con il loro niqab i poliziotti francesi, che per paura del ridicolo, fanno giustamente finta di niente.

A loro fianco, sorridente, piccola e grintosa,  l’avvocato Isabelle Coutant-Peyre (che ha al proprio attivo un matrimonio con Ilich Ramírez Sánchez, meglio noto come il Comandante Carlos), che contesterà la legge “antiburqa” davanti alla Corte Europea per i diritti dell’uomo.

Tanto per mandare un altro chiaro messaggio a qualche milione di musulmani francesi, Nicolas Sarkozy ha appena nominato Arno Klarsfeld come presidente del consiglio dell’amministrazione dell’Ufficio per l’immigrazione e l’integrazione.

Il playboy Arno Klarsfeld (è stato l’acquirente di Carla Bruni, prima di cederla a Sarkozy) non solo fu avvocato della memoria e della verità” (sic!), per conto di Sarkozy, dell’infausta proposta di legge del 2005 che cercava di obbligare le scuole a parlare dei “benefici del colonialismo”, ma è cittadino israeliano dal 2002. Nel 2003, pur avendo superato i limiti di età, si è arruolato volontario nel Magav, il corpo delle guardie di frontiere israeliane.

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Arno Klarsfeld in divisa israeliana

Scriveva il Corriere della Sera:

“Appena può esce a correre. Sul lungomare di Tel Aviv o attorno alle mura della città vecchia a Gerusalemme, venticinque minuti per il giro completo. Il trentasettenne Arno Klarsfeld vuole essere in forma: fra qualche settimana potrebbe trovarsi a competere con i giovani soldati israeliani (più o meno la metà dei suoi anni) in un campo d’ addestramento di Tsahal. Indossa la divisa verde oliva dell’ esercito dello Stato ebraico da qualche mese, ma è stato assegnato ai servizi d’ informazione, lavoro d’ ufficio, niente armi. Adesso sta aspettando la decisione di un paio di generali che ha «molestato» – la definizione è sua – per poter essere inviato con le unità operative a Gaza o in Cisgiordania. E’ per questo che ha lasciato la Francia. E’ per questo che il 22 agosto 2002 è voluto diventare cittadino israeliano, rinunciando alla vita mondana di Parigi e alla fama di dandy.”

In Italia, dove nulla sanno di tutto ciò, apprendiamo che il disegno di legge “antiburqa”, promosso dall‘incredibile onorevole Souad Sbai,  sarà all’esame dell’Aula della Camera l’ultima settimana di ottobre, quindi avremo presto da occuparci di casi concreti.

Anche in Svizzera, la camera bassa ha appena approvato, con 101 voti contro 77,  la legge “antiburqa” proposta del SVP (il partito noto in tedesco come Schweizerische Volkspartei, ma in italiano come Unione Democratica di Centro), il partito più votato dagli svizzeri da quando ha scelto di dedicarsi alla xenofobia.

In Olanda si sta per varare una legislazione “antiburqa”, che in un comunicato di ammirevole onestà, il governo dichiara dovrebbe servire a “proteggere il carattere e i costumi della vita pubblica nei Paesi Bassi“. Senza arrampicate parafemministe sugli specchi, insomma.

Torniamo alla Francia, dove  il Comité Laïcité République ha consegnato, tra notevole fanfara mediatica, il Prix de la Laïcité 2011 alla signora Natalia Baleato, “pour son action courageuse en faveur de la laïcité au quotidien“.

La signora Baleato è proprietaria di un asilo nido, e ha come merito quello di aver licenziato una propria dipendente, una signora immigrata dal Marocco e con due bambini, per aver indossato un hijab o velo islamico al lavoro. A volte, l’Italia può essere un paese più civile della Francia.

Il  Comité Laïcité République (CLR) raccoglie un gruppo di intellettuali militanti, nella tradizione francese, guidati dall’ex-Gran Maestro del Grande Oriente, Patrick Kessel. Patrick Kessel, dopo appena un anno nell’incarico di Gran Maestro, nel 1995 fu cacciato in una tumultuosa assemblea , accusato dalla maggioranza socialista del (per noi) misterioso delitto di chiraco-trotzkyisme.

Il CLR è nato nel contesto della campagna per vietare alle donne musulmane di indossare dei veli di qualunque tipo, e da allora si occupa, nei fatti, quasi solo di combattere il cosiddetto “comunitarismo” islamico. Cosa che li porta a un buon rapporto di amicizia con Riposte Laïque, un gruppo di ultralaicisti che collabora da tempo, in funzione antislamica, non solo con i post-nazisti del Bloc Identitaire, ma anche con Marine Le Pen.

La fanno semplice, quelli che parlano di rossobruni…