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Libia: cadaveri illustri. la verità è sempre rivoluzionaria

di Toni Solo Mathaba - 04/10/2011

Fonte: aurorasito.wordpress

Questa è un’analisi da leggere: una delle migliori, che fa luce correttamente sulla plateale dimostrazione dei numerosi strati di ‘custodi della verità’ in tante aree della vita: media come The Guardian e New York Times a organizzazioni come Amnesty International e le Nazioni Unite, così come giornalisti, intellettuali e attivisti…

In questo momento in Libia, le Nazioni Unite hanno riconosciuto che il governo e i suoi padroni della NATO stanno bombardando centinaia di civili a Sirte, Bani Walid e Sabha. Hanno bombardato scuole e ospedali e assassinato intere famiglie. Questa infamia sancita dalle Nazioni Unite fin dal principio, è stata giustificato dalla crema degli intellettuali progressisti internazionali. È da tempo che si deve identificare e condannare questi complici dei crimini contro l’umanità commessi in Libia dalle élites occidentali e dai loro governi fantoccio.
La guerra coloniale contro la Libia ha definito, più nettamente che mai, le strutture di consapevolezze, atteggiamenti e comportamenti che caratterizzano la produzione intellettuale progressiva e radicale in Europa e Nord America. La guerra ha gettato questa produzione nella crisi. Non potrebbe essere più chiaro ora che la funzione di classe dei dirigenti intellettuali come Gilbert Achcar, Immanuel Wallerstein, Ignacio Ramonet e altri simili individui, sia quella di castrare ogni protesta efficace contro il capitalismo delle corporations e l’imperialismo.
Il poeta cripto-fascista irlandese W. B. Yeats scrisse: “Forse che il mio dramma metterà alcuni sotto il tiro inglese?” Manager intellettuali come Achcar, Ramonet, Wallerstein, Samir Amin, Atilio Boron, Ramzy Baroud e Santiago Alba Rico potrebbero porsela da soli: “Forse il nostro lavoro prepara il malvagio genocidio della NATO in Libia?” Naturalmente, la risposta è “sì, lo fa“. E sembrano anche pensare che la realtà sia perfettamente a posto.
Confessano di cercare un cambiamento sociale radicale e rivoluzione, nella teoria. Ma ovunque dei processi hanno raggiunto un genuino cambiamento sociale, nel mondo reale, come nella Jamahiriya libica, li attaccano o, come in Venezuela, cercano di plasmare sui propri criteri narcisistici. Se si guarda alle espressioni di dissenso privilegiato sotto il capitalismo del consumo aziendale, essi si dimostrano tutti per delle varietà dell’anarchismo.
Certo che lo sono. L’anarchico anti-comunista è un bambino viziato coccolato e iper-nutrito dalle elite capitalistiche, una seccatura, ma utile e parte integrante della famiglia del laissez-faire. Il capitalismo può ospitare facilmente e cooptare fatui slogan come “Un altro mondo è possibile“. Possiamo vedere che mondo hanno in mente, guardando la Libia. Gli intellettuali che hanno sostenuto i rinnegati razzisti omicidi e il putsch insurrezionale in Libia contrattato dalla NATO, sono un buon esempio di come il processo di cooptazione e sistemazione opera.
Si fanno assimilare nei rituali e nei processi della vita pubblica delle plutocrazie del Nord America e di Europa. Oscillano tra vita accademica, l’attività non governative e partecipazione alla massiccia guerra psicologica dei media aziendali e delle loro controparti alternative, i guardiani del dissenso ammissibile. La Libia ha finalmente portato questa realtà allo scoperto nella maniera più categorica. Basta solo guardare a ciò che gli influenti manager intellettuali hanno prodotto dalla risoluzione ONU 1973 del 19 marzo.
 
Ecco Immanuel Wallerstein:
Il secondo punto perduto nell’analisi di Hugo Chavez, è che non ci sarà alcun significativo coinvolgimento militare dell’occidente in Libia. Le dichiarazioni pubbliche sono tutta fuffa, volte a impressionare l’opinione pubblica interna. Non ci sarà alcuna risoluzione del Consiglio di sicurezza perché la Russia e la Cina non la sosterranno. Non ci sarà alcuna risoluzione della NATO perché la Germania e alcuni altri non la sosterranno. Anche i militanti di Sarkozy anti-Gheddafi, stanno incontrando resistenze all’interno della Francia.”

Ecco Ignacio Ramonet:
In tali circostanze, qualsiasi altro leader ragionevole avrebbe capito che il tempo di negoziare e di cedere il potere era arrivato. Ma non il colonnello Gheddafi. A rischio di immergere il suo paese in una guerra civile, la “Guida”, al potere da 42 anni, ha spiegato che i manifestanti erano “giovani che al-Qaida aveva drogato  aggiungendo pillole allucinogene nel loro Nescafé”. E ordinò alle forze armate di reprimere le proteste con armi da fuoco pesanti e forza estrema.  Il canale al-Jazeera ha mostrato aerei militari bombardare manifestanti civili.”
e
Si può essere contro l’attuale struttura delle Nazioni Unite, o ritenere che le sue operazioni lasciano molto a desiderare. O che le potenze occidentali dominano l’organizzazione. Queste critiche sono accettabili. Ma per il momento le Nazioni Unite costituiscono l’unica fonte del diritto internazionale. In questo senso, e contrariamente alle  guerre in Kosovo o in Iraq, che non sono mai stati sanzionate dalle Nazioni Unite, l’intervento attuale in Libia è legale, secondo il diritto internazionale, legittimo secondo i principi di solidarietà tra i democratici, ed auspicabile per la comunità internazionale che riunisce le persone che lottano per la loro libertà“.

Ecco Gilbert Achcar:
L’idea che le potenze occidentali stanno intervenendo in Libia perché vogliono rovesciare un regime ostile ai loro interessi, è semplicemente assurda. Altrettanto assurda è l’idea che quello vogliono fare dopo, è mettere le loro mani sul petrolio libico. In realtà, l’intera gamma di società del gas e del petrolio occidentali è presente in Libia: l’Italiana ENI, la tedesca Wintershall, l’inglese BP, le francesi Total e Gdf Suez, le società statunitensi ConocoPhillips, Hess e Occidental, l’anglo-olandese Shell, la spagnola Repsol, la canadese Suncor, la norvegese Statoil, ecc. Perché allora le potenze occidentali intervengono oggi in Libia, e non ieri in Ruanda e in Congo ieri e di oggi? Come uno di quelli che hanno energicamente sostenuto che l’invasione dell’Iraq era “per il petrolio”, contro coloro che hanno cercato di superare in astuzia noi, dicendo che eravamo “riduzionisti”, non aspettatevi che io affermi che questo non è per il petrolio. Lo è sicuramente. Ma come? Il mio pensiero è il seguente. Dopo aver visto per un paio di settimane Gheddafi condure la repressione terribilmente brutale e sanguinosa della rivolta iniziata a metà febbraio, le stime del numero di persone uccise ai primi di marzo variava da 1000 a 10.000, quest’ultimo è un dato della Corte penale internazionale, con le stime dell’opposizione libica comprese tra 6.000 e 8.000 – i governi occidentali, come tutti gli altri se per questo, sono convinto che se Gheddafi imposta una offensiva  contro-rivoluzionaria e raggiunge la periferia della seconda città più grande della Libia, Bengasi (oltre 600.000 abitanti), un massacro su grande scala era imminente“.

Immanuel Wallerstein

Gestione della percezione controfattuale
Si potrebbero citare molti altri esempi di disonestà intellettuale, ignoranza,  stupidità, arroganza e cinismo di questi prestigiosi scrittori e di altri come, ad esempio, Santiago Alba Rico, Atilio Boron, Ramzy Baroud e Samir Amin. Ma la maggior parte di ulteriore documentazione non avrebbe aggiunto nulla al quadro generale della collaborazione narcisistica con la dominante macchina aziendale da psico-guerra della NATO. Né vale la pena riferire del ruolo dei guardiani preferiti dalla NATO del dissenso ammissibile, come Counterpunch, ZNet, Rebelión e di altri simili siti di informazione alternativa.
Questi siti hanno fatto il loro lavoro per azzittire e censurare ogni argomento di discussione efficace, nei momenti cruciali, prima del voto del 19 marzo nel Consiglio di sicurezza dell’ONU e intorno all’evento decisivo dell’invasione via terra della NATO di Tripoli, nel mese di agosto. Una piccola manciata di scrittori, tra i quali John Pilger e Tariq Ali, hanno parlato contro la guerra.  Ma anche loro hanno ingoiato amo, lenza e piombo della caricatura da psy-warfare della NATO di Muammar Gheddafi, come dittatore-clown dalle mani insanguinate.
Mentre i singoli errori di Achcar, Wallerstein e Ramonet possono variare, tutti partono dal presupposto centrale dell’offensiva della guerra psicologica della NATO, e cioè che la Libia era una dittatura rovesciata da una rivoluzione popolare. Come parte della loro sospetto gestione di una percezione coerente degli eventi in Libia, tutti questi collaboratori della psico-guerra della NATO omettono i seguenti fatti:
- prima del 19 marzo, la Jamahiriya libica aveva chiesto negoziati e una missione d’indagine delle Nazioni Unite – respinte sia dai rinnegati che dalle potenze dominanti in ambito ONU;
- l’unica informazione affidabile confermata dagli eventi in Libia, tra il 17 febbraio e 19 marzo, venne dal governo libico, ed è stata confermata dalla testimonianza del Segretario alla Difesa Robert Gates e del Capo di Stato Maggiore, Ammiraglio Michael Mullen, e dai servizi segreti militari russi, prima della risoluzione 1973 del 19 marzo.
- non c’è mai stata alcuna prova attendibile del bombardamento o mitragliamento delle dimostrazioni pacifiche libiche, a febbraio o a marzo;
- d’altra parte, i resoconti credibili sui pogrom e i linciaggi razzisti dei rinnegati libici, erano disponibili fin dall’inizio delle manifestazioni di Bengasi, a febbraio;
- la costante insistenza dell’Unione africana, fin dall’inizio del conflitto, per una pace negoziata, era stata accolta dalla Jamihiriya libica;
- il ruolo devastante interpretato dalle sanzioni internazionali imposte sulla base delle flagranti prove fabbricazione del coinvolgimento libico nell’atrocità terroristica di Lockerbie, che hanno colpito lo sviluppo della Libia tra il 1992 e il 2003;
- nel 2011 la popolazione della Libia ha goduto di uno standard ineguagliabile alto tenore di vita, rispetto al resto dell’Africa;
- 200 miliardi di dollari in fondi sono stati preservati dalla Jamahiriya libica e amministrati a beneficio del popolo libico e degli impoveriti paesi africani;
- la Jamahiriya libica ha promosso innumerevoli iniziative di sviluppo significativo e strategico, in altri paesi africani;
- prima del loro putsch insurrezionale supportato dalla NATO, i leader dei rinnegati hanno promosso amichevoli politiche neoliberali verso le corporations occidentali, che sono state fermamente contrastate da Muammar Gheddafi
- una volta resasi conto che Maummar Gheddafi si sarebbe opposto ad approfondite riforme neoliberiste, la NATO ha progettato e realizzato l’esercitazione militare Southern Mistral, in cui si simulava un attacco militare contro la Libia

Analisi dai piedi d’argilla
Si potrebbe continuare a scavare più nel dettaglio per  confutare tutte le affermazioni false e ipocrite fatte dalla psico-guerra della NATO e dai suoi compagni di viaggio, come Ramonet, Achcar e Wallerstein. Ma è sufficiente leggere i brani citati qui, sopra per vedere quanto distorte, false, arroganti, ciniche e assolutamente prive di fondamento siano le loro argomentazioni. Queste sono le classiche caratteristiche della gestione della percezione di un paese della NATO, con obiettivi che vanno dalla rivoluzione cubana ai colpi di stato sostenuti dalle Nazioni Unite ad Haiti e in Costa d’Avorio.
Immanuel Wallerstein ha completamente fallito nel prevedere il corso degli eventi in Libia, e nel modo più vile e ridicolo. Il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha approvato la risoluzione. La NATO s’è risolta andando in guerra. Il presidente Sarkozy ha avuto  facilmente l’approvazione del suo paese nel fare partecipare le forze armate francesi nella guerra coloniale della NATO.
Wallerstein ha dimostrato la sua totale idiozia nella valutazione degli eventi del marzo 2011. Possiamo aggiungere il suo illustre cadavere alla Nave dei Folli alla completa deriva sulla Libia, stracarica di gonzi giocati dalla NATO, che si sono completamente sbagliati sulla Libia. La fatua arroganza paternalistica di Wallerstein l’ha ingannato senza speranza. Al contrario, la valutazione dei fatti di Fidel Castro e del presidente Hugo Chavez aveva assolutamente razionali.

Le falsità di Ignacio Ramonet
Nessuna prova attendibile indica che dei pacifici dimostranti siano stati mitragliati. Al momento, il resoconto del governo libico è stato confermato dalla testimonianza del segretario alla Difesa statunitense Robert Gates e dal Capo di Stato Maggiore delle forze armate degli Stati Uniti, Ammiraglio Michael Mullen, così come dall’intelligence militare russa, prima della Risoluzione 1973 del 19 marzo. Ora la più alta stima di morti causati dall’insurrezione armata in Libia, tra il 17 febbraio e il 19 marzo, è di circa 250.
Ramonet ha sbagliato perché ha preso come fonte una nota valvola della propaganda NATO, il quotidiano britannico The Guardian. La copertura delle notizie estere del Guardian è almeno altrettanto cinica e distorta di quella di El País e Le Monde. Ramonet ha, inoltre, invocato al-Jazeera del Qatar, prevalentemente composta da personale che ha già lavorato con i media tradizionali aziendali dei paesi della NATO.
Non è così strano come sembra che, un supposto radicale come Ignacio Ramonet, ignori l’intera storia degli interventi imperialisti negli ultimi 200 anni. Un tempo, Ramonet era estremamente orgoglioso del suo lavoro di promozione del Forum Sociale Mondiale. Quel corpo è completamente compromesso dai suoi legami con finanziatori aziendali.
Sulla Libia, Ramonet suggerisce disonestamente come un fatto, anche qualcosa che certamente non conosce, e cioè che Muammar Gheddafi abbia ordinato l’uso della forza brutale contro dei manifestanti pacifici. Questo suggerimento è pura propaganda, come è la sua citazione selettiva dei commenti di Muammar Gheddafi del momento. Per scrivere come Ignacio Ramonet ha fatto allora, che la risoluzione ONU 1973 era legale, legittima e auspicabile, si serve di un cinismo autoindotto nei suoi veri estremi.
L’ex segretario alla Difesa Robert Gates, aveva già sottolineato che applicare correttamente una no fly zone, necessariamente si sarebbe stati coinvolti in un’aggressione militare. Ma la Carta delle Nazioni Unite limitano specificamente le azioni militari, se non per autodifesa. Quindi, la dichiarazione controfattuale del presidente Obama che gli Stati Uniti non sono in guerra contro la Libia. Questo per quanto riguarda la legalità delle Nazioni Unite.
In ogni caso, la Risoluzione 1973 chiede una soluzione pacifica e negoziata. Che l’opzione proposta dal governo libico, dall’Unione africana e dal blocco ALBA dell’America Latina, era già stata respinta dai rinnegati libici. Hanno rifiutato negoziati sulla base del sostegno stavano ottenendo dagli stessi governi che, cinicamente, hanno superato la risoluzione, sapendo che né loro stessi, né i rinnegati, avevano alcuna intenzione di ricercare una soluzione pacifica.
Ramonet sostiene che l’assegno in bianco delle Nazioni Unite all’intervento era legittimo, in termini di solidarietà democratica. Qui ci si scontra con una contraddizione fondamentale della sinistra neocoloniale internazionale. Ignacio Ramonet, un famoso critico del capitalismo corporativo, accetta tacitamente, dopo tutto, che Nord America ed Europa siano composte da democrazie e descrive esplicitamente la Jamahiriya libica come una dittatura. Ma è la Jamahiriya libica che ha salvato con cura e investito centinaia di miliardi di dollari, che ha poi usato molto chiaramente a beneficio del popolo libico e di altre popolazioni africane. D’altra parte, è la marcia, corrotta plutocrazia di Europa e Nord America, che ha prosciugato il popolo, al fine di arricchire una ristretta elite aziendale di distorti banchieri e speculatori, e proteggerne il criminale sistema finanziario. La solidarietà democratica di cui Ramonet parla, non è altro che un costrutto narcisistico evocato per giustificare il suo pregiudizio ideologico contro la Jamahiriya libica.
Per concludere, come Ignacio Ramonet ha quindi fatto, la risoluzione ONU 1973 è stata, in qualche modo, una auspicabile, in quanto follia chiaramente fatta in malafede. I termini della risoluzione 1973 lasciavano delle questioni aperte a qualsiasi interpretazione da parte dei governi del Nord America ed europei, interessati a come sceglierle e inserirle. Nessun serio osservatore previde niente di meno che l’applicazione spietata della forza, per sostenere il colpo di stato razzista-insurrezionale, che combatte per l’esistenza a Bengasi. Dato che al putsch insurrezionale mancava totalmente dell’appoggio popolare nel resto della Libia. Come Achcar e Wallerstein, Ramonet ha ignorato parecchie informazioni facilmente accessibili, che indicavano quei fatti che sono stati confermati più e più volte, dal 19 marzo 2011. La reputazione di Ramonet è uno dei cadavere più illustri della Nave dei folli, illuminata dalle fiamme del genocidio della NATO a Zliten, Tripoli, Sirte e Bani Walid.

Gilbert Achcar – operativo della psico-guerra
Gilbert Achcar è forse il caso più egregiamente e palesemente disonesto di collaborazionismo nella guerra psicologica della NATO contro il popolo libico. Per quanto riguarda la Libia, Immanuel Wallerstein si è rivelato essere una testa di legno e Ignacio Ramonet, più di ogni altra cosa, un buffone narcisistico in malafede. Ma la posizione di Gilbert Achcar è politicamente calcolata con cura, nella più assoluta malafede.
Achcar è professore di Studi sullo Sviluppo e delle Relazioni Internazionali presso l’Ufficio Esteri e Coloniale della Gran Bretagna, affiliato alla Scuola di Studi Orientali e Africani. Ha insegnato in Francia e Gran Bretagna per oltre 30 anni. Solo i più ingenui credono che Achcar non sia stato completamente cooptato dal suo ambiente. Le sue osservazioni sulla Libia dimostrano la sua capitolazione morale e intellettuale, da apologeta colonialista in tilt.
L’idea che le potenze occidentali stiano intervenendo in Libia perché vogliono rovesciare un regime ostile ai loro interessi, è semplicemente assurda.” E assai raro che un operativo della psico-guerra della NATO si esponga così. Evidentemente, la visione di Gilbert Achcar è veramente assurda, suggerendo che i regimi occidentali intervenendo in Libia, lo fanno per una qualsiasi altra ragione, che non per i fatto che la Jamahiriya libica bloccasse su più fronti i loro piani.
Achcar continua a esporsi quale  apologeta della NATO, citando  spudoratamente come un fatto categorico i dati più estremi e ridicoli sui morti civili per mano delle forze della Jamahiriya libica, senza alcun fondamento in una qualsiasi segnalazione o indagine legittima. “Le stime sul numero delle persone uccise ai primi di marzo, variavano da 1000 a 10.000, quest’ultimo dato della Corte penale internazionale, con le stime dell’opposizione libica comprese tra 6.000 e 8.000.” Solo un fantoccio della NATO si aspetta di essere preso sul serio, quando cita la Corte penale internazionale come fonte affidabile. Come si è visto, la Corte penale internazionale su questo argomento è stata completamente screditata, insieme alle altre sue bugie ridicole circa le accuse di stupro di massa, col Viagra, da parte delle truppe dell’esercito libico. Il cadavere illustre della reputazione di Luis Moreno Campo, della Corte penale internazionale, o i suoi resti mummificati, si aggiunge a quelli di Wallerstein, Ramonet e Achcar e dei loro complici, i compagni di viaggio della NATO, sulla funerea Barca dei Folli, in fiamme nelle sabbie della Libia.
I fatti ora stabiliti ed accettati da tutti i collaborazionisti della NATO, come Gilbert Achcar, è che le forze di sicurezza libiche non hanno aperto il fuoco contro dei manifestanti disarmati. Rispettate organizzazioni per i diritti umani, indicano che il numero di morti a causa dell’insurrezione armata, tra il 17 febbraio e 19 marzo, sia circa 250. Così è stato estremamente improbabile che la paura di Achcar per un “massacro di ampia scala” sia stata mai probabile, soprattutto perché le autorità libiche stavano offrendosi di negoziare. Ciò che è infatti assolutamente chiaro è che Achcar è completamente impegnato come operativo nella psico-guerra della NATO contro la Libia e tutti coloro che esprimono solidarietà alla Jamahiriya libica.

Intellettuali e controspionaggio
Negli anni ’50 e ’60, la CIA e le sue agenzie di intelligence collegate, investirono una grande quantità di denaro e risorse a nascenti intellettuali, in Europa e in Nord America. La storia della rivista Encounter e la carriera del poeta Stephen Spender in Gran Bretagna, è emblematico. Altri esempi abbondano. Sarebbe estremamente sciocco  pensare che le stesse pratiche non siano persistite e diventate più sofisticate, ai giorni nostri.
Un esempio del modo in cui la vera e propria rete di collaboratori e compagni di viaggio della contro-intelligence della NATO opera, è venuto alla luce in relazione alla Libia. Uno dei guardiani del dissenso ammissibile, il sito web spagnolo Rebelión, ha pubblicizzato in modo prominente un articolo di Santiago Alba Rico. Come Achcar, Alba Rico è un importante accademico, specialista del mondo arabo, nelle migliori tradizioni dell’orientalismo. Alba Rico dimostra che il concetto critico di orientalismo di Edward Said, può facilmente regredire ai fini della propaganda neocoloniale.
Nel suo articolo, Alba Rico scrive della complessità della situazione solo per semplificare drasticamente a favore del suo punto di vista. “Anche la NATO è consapevole di questa complessità, come è dimostrato dal fatto – come Gilbert Achcar ha sottolineato – che la Libia è stata bombardata molto poco, con l’obiettivo di allungare la guerra e cercare di ottenere la sconfitta del regime, senza rompere veramente con esso.” Si immagini Achcar e Alba Rico, in posti come Zliten o Sirte, a raccontare ai parenti in lutto delle vittime della NATO, per farli smettere di piangere: “Dopo tutto, sei stato bombardato solo un poco…” (*)
Solo un apologeta spudorato della NATO, avrebbe tentato di sostenere che la Libia è stata bombardata “molto poco“. Qui, Alba Rico si basa e usa la grottesca cinica menzogna di Achcar per scusare l’attacco colonialista contro la Jamahiriya libica. A questo punto, è possibile passare dalle menzogne e dalle ipocrisie di questi collaboratori e compagni di viaggio della NATO, e guardare ai loro proclami sui loro standard intellettuali ed etici.
Una fonte utile di informazione su ciò che realmente accade in Libia, al di là della disinformazione della psico-guerra della NATO, è Leonor Massanet. Qualcuno che ha lavorato con Rebelión, fino a poco tempo fa, ha confermato che Santiago Alba Rico è impegnato deliberatamente, dietro le quinte, ad assassinare la figura di Leonor Massanet. Lo scopo di Alba Rico, in cui in qualche misura ha chiaramente riuscito, era quello di screditare Leonor perché la sua spiegazione plausibile e credibile degli eventi in Libia, contraddiceva la propria analisi completamente falsa.
Quando ci si imbatte casi di persone che vengono trasformati in non-persone o che vengono calunniate in questo modo, si è ai limiti del legittimo dissenso intellettuale. Al di là di quella frontiera, si ha a che fare con l’abuso di potere del contro-spionaggio, allo scopo di neutralizzare un dissenso efficace. In questo momento, il mondo intero è impantanato in conflitto a bassa intensità e in una guerra vera e propria. Le élites occidentali sono determinati a dominare i popoli del mondo e le loro risorse naturali. Le attività dei compagni di viaggio della NATO, come Gilbert Achcar e Santiago Alba Rico, sono tutt’altro che innocenti o casuali.
Qui siamo di fronte alla realtà della ipocrisia più profonda dei media alternativi cooptati. Tutti essi, sia che si tratti di Rope-a-dope, Zzzz o Sumisión, hanno la pretesa di fornire informazioni attendibili da una varietà di punti di vista. Tutti essi sono infestati da ipocrisia auto-imposta, che prontamente reprime i punti di vista non graditi. Sono tutti impegnati in quello che Gilbert Achcar chiamerebbe censura “stalinista” e creazione di non-persone. Leonor Massanet è ben lungi dall’essere l’unica vittima di questo inganno pernicioso di una cultura manipolata dal contro-spionaggio manageriale.

Prossima offensiva della psico-guerra: ALBA
La Guerra psicologica è una componente vitale della guerra totale. Per tutto gli anni ’80 e ’90 il settore delle ONG del Nord America e dell’Europa è stato sistematicamente cooptato dai governi dei paesi della NATO, ai fini della propaganda della NATO. In effetti, sono il braccio soft affiliato ai Ministeri degli Esteri dei loro paesi, e dei progetti di routine della politica estera di quei paesi. Tale realtà è stata molto ben documentata. E’ vero per le strutture a disposizione degli intellettuali progressisti come per le ONG che impiegano collaboratori progressisti negli aiuti e nello sviluppo.
La copertura dei media alternativi verso il putsch insurrezionale a contratto della NATO contro la Jamahariya Libica, lo ha dimostrato con la chiarezza più sorprendente. Insieme alla Jamahariya libica, le altre vittime perenni del loro inganno e ipocrisia sono stati il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale del Nicaragua, le Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia, così come i partiti comunisti nazionali in generale. Presumibilmente, altre persone dedite ad altre cause e questioni, avranno avuto esperienze identiche.
E’ un fatto che le reti intellettuali e culturali neocoloniali, tendono a dominare la produzione intellettuale internazionale anti-imperialista. I loro membri hanno interesse nel mantenere la struttura di classe inerente la produzione, quella che effettivamente i censori argomentano e mantengono entro parametri strettamente sorvegliato. L’invasione coloniale della Libia ha dimostrato, con assoluta chiarezza, che un efficace anti-imperialismo – per esempio del FSLN in Nicaragua o del PSUV in Venezuela – è minacciato sia dalla destra che dalla sinistra neocoloniale.
Dopo la Libia, un obiettivo futuro sarà probabilmente il Nicaragua. Ma l’élite della NATO vede il Nicaragua semplicemente come un antipasto per l’obiettivo principale, il Venezuela (**). La battaglia per il Venezuela è iniziata nel 2002 e sarà sempre più feroce, una volta che il presidente Hugo Chavez sarà rieletto dieci anni dopo, nel 2012. La sinistra neocoloniale internazionale difficilmente si sottrarrà dal liquidare l’ambito del processo rivoluzionario sandinista in Nicaragua. Né è, in alcun modo difficile, dire che sarà impegnata a cercare di cooptare la rivoluzione bolivariana in Venezuela. La Libia ha dimostrato che essa è capace di qualsiasi infamia.

* Questa bizzarra posizione ‘complottista’ è stata ampiamente adottata dall’ascarismo di estrema sinistra della NATO: dal postribolo neocolonialista diretto dalla baffuta odalisca salafita Moreno Pasquinelli, a quelle anticaglie bertinottesche di Vendola&Ferrero, per poi precipitare nel liquame dei nuovi picconatori di Trotzkij, i repellenti ducetti della galassia ‘trotskoide’ del PCL, SinistraCritica e PdAC (Ferrando, Cannavò-Moscato e Ricci). Senza far cenno, per carità di patria, al circo mediatico delle ong prezzolate, come la Rete-Antirazzista, o di asini in cattedra come Gennaro Carotenuto, che sostengono, coi soliti distinguo dei vili, l’aggressione e l’invasione della Libia.
** E non è un caso che agenti della NATO e di Soros, travestiti da ultrasinistri europei, abbiano iniziato, in Egitto e in Tunisia, un campagna di demonizzazione contro il Movimento Bolivariano latinoamericano.

Traduzione di Alessandro Lattanzio