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La Siria e la sovranità della nazione araba

di Dagoberto Bellucci - 02/11/2011

Fonte: dagobertobellucci


 

 

 

 

 

La situazione siriana continua a pesare come un macigno sulla stabilità geopolitico-strategica del Vicino Oriente.

 

Dallo scontro tra il governo del Presidente Bashar el Assad ed il mercenariato al-qaedista-salafita al servizio degli interessi della plutocrazia mondialista si decideranno le sorti degli equilibri dell’intera area per i prossimi anni: Washington e alleati proseguono con pressioni diplomatiche e minacce di ritorsioni e nuove sanzioni; Cina e Russia hanno recentemente ribadito il loro appoggio ad eventuali soluzioni negoziali inter-arabe senza intromissioni straniere.

 

I dirigenti cinesi non più di qualche giorno fa hanno di fatto confermato la loro netta opposizione a qualsiasi forma di avventurismo bellicista da parte dell’Occidente americanocentrico.

 

Pechino, che assieme a Mosca pose il proprio veto ad una risoluzione di condanna del regime di Assad al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, non intende sostenere, sotto l’avallo delle Nazioni Unite, un nuovo conflitto nella regione.

 

Appare evidente che, dietro alle pretestuose richieste americane ed europee di imporre nuove sanzioni contro Damasco, si celi un progetto di destabilizzazione del regime a guida ba’athista per far precipitare nel caos la Repubblica Araba Siriana “colpevole” – agli occhi degli atlantici e del Sionismo internazionale – di sostenere i movimenti di resistenza islamici nel vicino Libano ed in Palestina.

 

E’ quanto, da Beirut, ha sostenuto cinque giorni or sono il leader del movimento sciita libanese filo-iraniano di Hizb’Allah, Sayyed Hassan Nasrallah, confermando il suo pieno appoggio ad Assad ed alla Siria.

 

Parlando alla televisione ‘al Manar’, organo d’informazione del Partito di Dio, Nasrallah ha dichiarato che il sostegno alla repressione delle manifestazioni di protesta in Siria è “legittimo” in quanto dietro ai rivoltosi siriani si nasconde un progetto americano-sionista contro la sovranità nazionale della Siria e dell’intera Nazione Araba.

 

Secondo Nasrallah infatti “le rivolte in Siria non sono spontanee come quelle che si sono verificate in Tunisia, Bahrein, Egitto, Libia e Yemen” ma sarebbero “il frutto di un complotto americano”.

 

“In quelle nazioni i regimi erano tutti sottomessi agli interessi degli Stati Uniti – ha aggiunto Nasrallah – mentre in Siria Assad si oppone alle strategie dell’America e sostiene i movimenti di resistenza anti-sionista della regione.”.

 

“Il fondamento del regime siriano – sempre secondo il Segretario Generale di Hizb’Allah – è la lotta contro Israele. La Siria è un baluardo di questa lotta, si oppone ai progetti americani e da sempre è in prima linea sostenendo chi resiste in Palestina, Libano e Irak.”

 

Sarebbe per la sua opposizione ed intransigenza alla politica estera statunitense che Assad si ritrova nel mirino di diversi nemici: fondamentalisti islamici legati alla rete salafita-al qaedista, organizzazioni terroristiche locali, gruppi armati finanziati da Arabia Saudita e regimi arabi moderati filo-occidentali e naturalmente – dietro, a dirigere questa operazione di destabilizzazione – la lunga mano degli Stati Uniti con il sostegno dei paesi europei.

 

Trattasi della non certo inedita alleanza tra formazioni del terrorismo di matrice fondamentalista salafita – già viste in azione in tanti angoli del pianeta e sempre funzionali all’imperialismo americano - ed i regimi tirannici e conservatori della penisola araba che da sempre sono servilmente legati a Washington (la monarchia hashemita di Giordania e le petrolmonarchie del Golfo).

 

Il “fronte” della reazione è ovviamente sostenuto da Stati Uniti, Israele ed Europa e trova un non certo disinteressato nella vicina Turchia che sta giocando per conto di Washington, Londra e Parigi la parte della “testa d’ariete” “islamica” contro la sovranità e l’indipendenza siriana.

 

E’ quello che il compianto Imam Khomeini definiva , nè più nè meno, come “l’Islam americano”.

 

Nasrallah ha dichiarato che “la stragrande maggioranza del popolo siriano ha dimostrato di essere favorevole al regime. Le recenti manifestazioni che si sono svolte a Damasco, Aleppo ed in altre località del paese ne sono una conferma.”.

 

Per il leader di Hizb’Allah il vero pericolo per la regione è rappresentato dalla “sconsiderata politica” dell’amministrazione Obama e dall’eterno nemico sionista: “E’ Israele il nemico della sovranità nazionale delle nazioni arabe. E’ l’America che cerca di cavalcare le proteste popolari per imporre un nuovo ordine regionale basato sulla divisione e l’odio etnici e confessionali”.

 

Per Nasrallah il rischio è quello di vedere in Siria un nuovo scenario iracheno.

 

“Hizb’Allah – ha infine concluso il suo intervento il segretario generale della formazione sciita filo-iraniana – appoggia Assad perché è assolutamente necessario evitare la formazione di un regime che , una volta al potere, si getterebbe nelle braccia degli americani” oltre al fatto che “si vuole evitare un bagno di sangue ed un conflitto civile nel paese” che avvantaggerebbe solo ed esclusivamente i disegni americani nella regione.

 

Intervistato due giorni fa dal quotidiano kuwaitiano “Al Seyassà” il deputato del Partito di Dio, dr. Hassan Habbollah,  ha confermato quale sarà la linea del suo movimento in caso di deflagrazione violenta dello scontro in atto nella vicina Siria: “Non resteremo fermi in caso di un’aggressione alla Siria” è la linea rivendicata con orgoglio dagli sciiti libanesi.

 

“La Siria rappresenta per la resistenza libanese un alleato fondamentale contro l’imperialismo occidentale e contro i disegni criminali di Israele. Non staremo con le mani in mano in caso di un attacco straniero contro Assad” sostenendo che “con uno scenario del genere ovviamente qualunque opzione diventerà possibile”.

 

Il deputato libanese si è augurato che l’Occidente “eviti nuove avventure militari” perché “un’aggressione contro la Siria avrebbe delle implicazioni devastanti per tutta la regione mediorientale” ed effetti per cui “la Resistenza Islamica non potrebbe rimanere in silenzio”.

 

Nel frattempo mentre continuano le pressioni internazionali contro il Partito di Dio a causa della richiesta di arresto per quattro suoi dirigenti, accusati dal TSL (Tribunale Speciale per il Libano) di essere coinvolti nell’assassinio dell’ex premier Rafiq Hariri, il movimento di Nasrallah ha salutato positivamente lo scambio di prigionieri avvenuto tra Hamas e “Israele” e che ha comportato la liberazione di Gilad Shalit, ostaggio israeliano da cinque anni nelle mani del movimento di resistenza palestinese.

 

Secondo Nasrallah  si sarebbe trattato di “una grande vittoria per la resistenza”.

 

“Una volta di più – ha dichiarato il leader di Hizb’Allah – la resistenza palestinese ha ottenuto una grande vittoria, costringendo l’arrogante regime sionista a rispondere alle sue logiche e richieste”.

 

Un comunicato diffuso a Beirut dal movimento sciita sosteneva inoltre che “con l’attuazione di questo accordo viene confermato che la resistenza in Libano come in Palestina è la via giusta di fronte all’arroganza ed alla violenza del nemico. La resistenza è lo strumento che permetterà ai musulmani di riconquistare le loro terre, liberare i loro fratelli e tutelare la libertà, la dignità e l’indipendenza della Nazione Araba.”