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Hezbollah decapita la squadra di 007 in Libano e Iran

di Maurizio Molinari - 23/11/2011

   

Smacco alla Cia a Beirut, firmato da Hezbollah. Il teatro dell'agguato degli 007 filo-iraniani agli agenti americani è stato il popolare Pizza Hut della capitale libanese. Adoperando il più aggiornato software per comunicazioni disponibile in commercio, gli Hezbollah avevano ascoltato le comunicazioni in cui gli agenti della Cia in Libano adoperavano come codice per gli informatori libanesi il termine «pizza».

La sorveglianza delle telefonate ha consentito di individuare l'identità di almeno uno, o forse due, informatori. Pedinandoli gli Hezbollah sono così arrivati al Pizza Hut mettendo le mani su una inattesa miniera di informazioni, è qui infatti che la Cia incontrava non uno, due o tre informatori ma dozzine di libanesi e cittadini di altri Paesi che consegnavano, o più spesso vendevano, notizie sul Partito di Dio.

I miliziani hanno ascoltato, fotografato e schedato chiunque entrava e usciva per settimane, forse mesi. Il risultato è stata una mappa del network della Cia in Libano nonché la scoperta di una rete parallela di spie, questa volta in Iran. A Langley, il quartier generale dell'Agency, più volte sono suonati campanelli d'allarme sotto la direzione di Leon Panetta ma chi guidava il desk libanese li ha sottovalutati.

Il risultato è uno dei più pesanti bilanci per l'intelligence americana in Medio Oriente perché lo sceicco Hassan Nasrallah lo scorso giugno ha annunciato in tv la «cattura di due agenti della Cia» e ieri fonti statunitensi hanno confermato che gli agenti «smascherati e catturati» sono molti di più, «dozzine di persone». In maggioranza si tratta di libanesi, arabi di altri Paesi e iraniani ma potrebbero esservi anche dei cittadini americani. E se la notizia trapela sui media degli Stati Uniti è perché l'amministrazione Obama non ha idea di che fine abbiano fatto.

A gestire le conseguenze del pesante bilancio è David Petraeus, successore di Panetta, la cui scelta è di alzare il velo su quanto avvenuto nell'evidente tentativo di spingere Hezbollah a trattare per la liberazione dei catturati, avvalorando così l'ipotesi che alcuni possano essere americani. Le fonti di intelligence ammettono che «nella guerra di intelligence a volte si vince, altre si perde» e che «potrebbero esserci state delle vittime» ma il danno maggiore è la decapitazionedella struttura di spionaggio con cui la Cia sorvegliava Hezbollah e l'indebolimento del network iraniano per raccogliere informazioni sul programma nucleare.

L'ex agente Cia a Beirut Rober Baer ha poche speranze di ritrovarli: «Se erano vere spie contro gli Hezbollah non credo li rivedremo mai». Per Matthew Levitt, esperto di intelligence al Washington Institute, invece «molto dipende da chi è stato catturato e cosa ha da dire perché in passato Hezbollah ha già fatto sparire delle persone, ma alcune le ha tenute in vita» come ad esempio è avvenuto con l'israeliano Elhannan Tannenbaum rapito nel 2000 e rilasciato nel 2004 in uno scambio di prigionieri. E la Cia potrebbe avere oggi degli iraniani da scambiare con Hezbollah.

Altri dettagli contribuiscono ad ampliare le dimensioni di una disfatta che forse poteva essere evitata: nel 2009 Hezbollah aveva catturato o ucciso almeno cento informatori di Israele adoperando strumentazioni di intelligence che proprio gli Stati Uniti avevano consentito di far arrivare a Beirut per rafforzare la sorveglianza sulla guerriglia filo-iraniana. Due anni dopo gli stessi strumenti hi-tech, uniti ai più recenti software, si sono trasformati in un boomerang per l'intelligence Usa, consentendo ad Hezbollah di ottenere un successo che ne conferma l'impenetrabilità.

Ma non è tutto perché una volta individuato Pizza Hut come «hub» della Cia, l'operazione di controspionaggio è iniziata con due Hezbollah che sono entrati, si sono seduti al tavolo di uno 007 americano e gli hanno offerto informazioni facendo il doppio gioco. Da quel momento l'equilibrio di forze si è rovesciato, con gli agenti americani obbligati a fuggire o a tentare di salvare gli informatori rimasti. La vulnerabilità della Cia ai doppiogiochisti evoca quanto avvenuto a Khost, in Afghanistan, il 30 dicembre 2009 quando un presunto informatore si fece saltare in aria uccidendo 7 agenti.