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L'amministrazione Bush si identifica con la giustizia divina

di Thierry Meyssan - 02/07/2006

 
 
   


George W. Bush in forma privata e il segretario di Stato Condoleezza Rice in veste ufficiale hanno partecipato alla Convention annuale dei battisti del Sud. Essi hanno spiegato a 18 000 « messaggeri di Dio » come governano per diffondere la Giustizia divina sulla Terra nell’imminenza della fine dei Tempi.

Il 13 e 14 giugno 2006, a Greensboro (Carolina del Nord), erano oltre 18.000 i « messaggeri di Dio » a partecipare alla Convention annuale della Chiesa dei battisti del Sud. Si è trattato di uno degli avvenimenti più importanti della vita politica e sociale negli Stati Uniti, nella misura in cui questa denominazione è il principale serbatoio elettorale del presidente George W. Bush. I discorsi che vi sono stati pronunciati non devono essere presi per aneddoti folkloristici. Essi non hanno niente di tradizionale nella storia degli Stati Uniti, anche se vi poggiano le loro radici. Essi sono rappresentazioni del modo di pensare di una maggioranza relativa e non sono senza conseguenze : la teologia dei battisti del Sud domina ormai il Partito repubblicano e serve da fondamento popolare alla guerra in Iraq.

I battisti del Sud sono oggi la più importante espressione collettiva della cultura sudista (nel senso della Guerra di Secessione) e non esitano a tenere nel casale bandiere della Confederazione. Teologicamente, essi considerano La Bibbia un almanacco che descrive i tempi futuri e difendono le teorie della dispersione, dell’Armaggedon e della fine dei Tempi. Essi si oppongono risolutamente ad ogni forma di ecumenismo.

La Convention è stata preceduta da una colazione di preghiera con il generale Douglas L. Carver, comandante aggiunto delle Forze armate degli Stati Uniti. In cinquant’anni, gli eserciti USA, che avevano la reputazione di essere composti da ubriaconi e da violenti, sono stati ripresi in mano ed inquadrati da pastori di diverse denominazioni evangeliche che hanno innalzato il livello di moralità, anzi instaurato un certo puritanesimo. Coordinato da una congregazione segreta nel Pentagono, la Fellowship Foundation, questo impegno d’inquadramento ha dato la parte del leone agli evangelici di ogni denominazione e, in particolare, ai battisti del Sud a detrimento dei preti cattolici che hanno perduro il loro tradizionale controllo dei cappellani militari. Progressivamente, gli eserciti USA si sono affermati come quelli di Dio. Così, il Pentagono ha incorporato dei missionari evangelici nelle sue truppe in Iraq ed il sottosegretario alla Difesa responsabile dell’informazione, il generale Boykin, ha innalzato la conversione degli Iracheni al rango di obiettivo strategico.

Poco dopo la sua apertura, la Convention è stata interrotta da un messaggio a sorpresa di George W. Bush, che si è espresso in video da Bagdad, in terra biblica. Il presidente ha parlato a titolo personale, il suo intervento, infatti, non figura nel sito internet della Casa Bianca. Dopo aver salutato il presidente della Convention nella sua duplice qualità di pastore e di ex combattente della guerra del Vietnam, Bush ha ricordato che sono numerosi i battisti del Sud a servire sotto la bandiera stellata. Egli ha inoltre reso omaggio al pastore Billy Graham, del quale è stata scoperta una statua nel corso della Convention. Poi, ha richiamato ai « messaggeri » il suo progetto di modifica della Costituzione degli Stati Uniti per impedire a dei « giudici militanti » di autorizzare il matrimonio gay. Infine, Bush ha elencato un insieme di decisioni presidenziali ispirate dalle sua fede: limitazioni regolamentari del diritto all’aborto, soppressione delle sovvenzioni alle associazioni favorevoli all’aborto, campagne per l’astinenza sessuale dei giovani celibi, interdizione della ricerca scientifica sulle cellule staminali e, naturalmente, privatizzazione massiccia dei servizi sociali e della sanità, a beneficio delle organizzazioni religiose.

Il secondo giorno, i « messaggeri di Dio » sono stati invitati ad ascoltare Condoleezza Rice. Costei si è espressa sia a nome proprio che in qualità di segretario di Stato in modo che il suo intervento figura sul sito internet del dipartimento di Stato ed è stato l’oggetto di dispacci del Servizio d’informazione degli Stati Uniti.

Prima di tutto, la Rice ha preso contatto con il suo uditorio ricordando l’educazione ricevuta dal padre, pastore presbiteriano. Ha mostrato chiaramente la sua adesione al credo del « rapimento » facendo allusione all’imminenza della fine dei Tempi : riprendendo le espressioni dei pastori evangelici, ha identificato il periodo attuale come il tempo della prova, nel corso del quale i cristiani devono affermare la loro fede in Cristo prima che Egli venga a rapirli e ad innalzarli nella Sua gloria. Stando così il Segretario di Stato ha definito la missione che ne deriva per gli Stati Uniti nel piano divino e che costituisce l’obiettivo della loro azione diplomatica e militare. Trascinata dall’impeto, ha preso in contropiede il suo uditorio, tradizionalmente isolazionista e razzista, per predicare in favore dell’interventismo evangelico e dell’uguaglianza razziale. Riproduciamo i principali estratti di un interventi di mezz’ora.

« Il presidente Bush ed io stessa condividiamo la vostra convinzione che l’America possa e debba essere una forza del Bene nel mondo. Il presidente ed io crediamo che gli Stati Uniti debbano restare impegnati al di fuori delle nostre frontiere. Noi crediamo ciò perché siamo guidati dal medesimo persistente principio che ha dato i natali alla nostra stessa nazione : la dignità umana non è un dono del governo ai propri cittadini, né un dono che gli uomini si fanno gli uni con gli altri ; è una grazia divina a tutta l’umanità.

Noi viviamo momenti critici e importanti, e pure tempi di prova per l’America, ma è un momento in cui noi dobbiamo affermare perché ci leviamo in quanto nazione e quale ruolo dobbiamo svolger nel mondo. Ed è di questo che vorrei parlarvi stamani.

In America, siamo benedetti con vite di un’incredibile libertà : la libertà di governarci da noi stessi e di eleggere i nostri capi ; la libertà di proprietà ; la libertà di educare i nostri bambini, i nostri ragazzi e le nostre figlie ; e, naturalmente, la libertà di pensare come vogliamo e di celebrare il culto che desideriamo. L’America incarna queste libertà, ma l’America non le possiede. Noi ci leviamo per degli ideali che sono più grandi di noi stessi e percorriamo il mondo non per saccheggiare, ma per proteggere ; non per asservire, ma per liberare ; non come i padroni degli altri, ma come i servitori della libertà »

Qui, Signore e Signori, si pone di fronte a noi, in quanto Americani, una scelta per il nostro paese. Dobbiamo condurre il mondo o dobbiamo ritirarcene ? Dobbiamo innalzarci all’altezza delle sfide dei nostri tempi oppure dobbiamo trarci da parte ? L’America è un paese ricco e potente, questo è certo. Ma, cosa altrettanto importante, siamo una nazione dalla grande compassione e coscienza, animata da principi democratici. Inoltre, considerando il nostro futuro ruolo nel mondo, dobbiamo riflette su alcune importanti questioni. Dobbiamo chiederci : se non l’America, chi raggrupperà le altre nazioni sulla coscienza della difesa internazionale della libertà di religione ?

Il presidente Bush ha detto chiaramente che le migliori relazioni con gli Stati Uniti sono riservate a governi che rispetteranno le credenze del loro popolo. Quando andate in una regione come la Cina, come ho fatto io, e vi sedete in una chiesa a fianco di cristiani cinesi, non potete aiutarli, ma vi meravigliate della loro fede e del loro coraggio. Se l’America non raccoglie appoggi per le persone che, non importa dove, desiderano celebrare liberamente ed in pace il loro culto, allora ve lo chiedo : chi lo farà ?

La libertà religiosa, sapete, è una conquista che esige chiarezza morale. E, Signore e Signori, il messaggio dell’America non può essere più chiaro : i governi non hanno alcun diritto di frapporsi tra gli individui e l’Onnipotente. » Ora, nella doppia tradizione dei « padri pellegrini » (quegli adepti di sette puritane espulsi dal Regno Unito e dall’Olanda che fondarono le colonie del Nuovo Mondo) e delle filosofia della religione naturale, gli statunitensi hanno definizione particolare della neutralità dello Stato. Si tratta, da una parte, di respingere i privilegi accordati ad una Chiesa a detrimento delle altre, dunque di denunciare le Chiede di Stato, ma anche di fondare il legame sociale sull’esercizio del culto e sul diritto al proselitismo. Mentre i volterriani francesi distinguono uno spazio pubblico, retto dalla Ragione, da uno spazio privato dove fioriscono le convinzioni particolari, i russoviani americani trasferiscono la linea di separazione tra da una parte uno spazio pubblico comprendente sia la Ragione che il Culto, e dall’altra uno spazio privato limitato alle credenze. Il sistema laico francese garantisce la libertà di coscienza, cioè la libertà di credere o di non credere, mentre il sistema statunitense difende la libertà religiosa, la quale non si applica agli agnostici, ai liberi pensatori e agli atei.

In altri termini, i governi che si frappongono tra Dio e gli uomini sono tanto le teocrazie che non sono né ebraiche, né cristiane, come l’Arabia saudita, che gli Stati laici come la Francia. Ci vengono in mente, ad esempio, delle dichiarazioni del dipartimento di Stato a condanna della legge francese che proibisce di portare ostentatamente a scuola dei simboli religiosi.

Durante la presidenza è stato messo in atto un vasto dispositivo su istigazione dei neoconservatori e della maggioranza parlamentare di allora. Esso comprende una Commissione per la libertà internazionale della religione, inizialmente presieduta da Elliott Abrams [1] (attuale consigliere aggiunto alla sicurezza nazionale), e uno speciale ufficio al dipartimento di Stato. Questo consegna un rapporto annuale al Congresso sullo stato della libertà religiosa nel mondo. Tale dispositivo pubblico è duplicato da un secondo, dall’apparenza non governativa. La Freedom House realizza i propri studi sulla libertà di religione che sono presi in considerazione per l’attribuzione dell’aiuto USA allo sviluppo. La Freedom House stigmatizza 21 Stati come violatori della libertà religiosa, tra cui la Francia anche se questo, nel suo caso, non ha conseguenze concrete.

« In definitiva, Signore e Signori, noi dobbiamo prendere in considerazione una questione in più : chi, se non l’America, raduna le nazioni che amano la liberta per difendere la libertà e la democrazia nel mondo ? Cinque anni dopo la tragedia dell’11 settembre, gli Stati Uniti guidano una grande coalizione di Stati in una guerra globale contro il terrorismo. Quand’è possibile, noi portiamo in giudizio i terroristi. E quando è necessario, giustiziamo i terroristi. È la sorte che la settimana scorsa le nostre truppe hanno riservato al terrorista Zarkaui e ora egli non ferirà più, non ucciderà più, non terrorizzerà mai più delle persone innocenti.

Sì, noi dobbiamo fare di più che semplicemente catturare ed uccidere individualmente dei terroristi, e lo facciamo. Noi colpiamo la vera fonte del terrore facendo apparire una visione di speranza che sorpassa le ideologie dell’odio. Gli Stati Uniti sostengono le aspirazioni democratiche di tutti i popoli quale che sia la loro cultura, la loro razza o la loro religione. Non portiamo avanti la causa della libertà perché crediamo che i popoli liberi saranno sempre d’accordo con noi. Essi non lo saranno. È un loro diritto e l’America difenderà il loro diritto. Lo facciamo perché crediamo, e perché vogliamo che il nostro credo sia confermato, che le persone meritino e desiderino di vivere libere. »

In tale ottica, gli Stati Uniti rifiutano di essere il gendarme del mondo incaricato di far rispettare il diritto internazionale. Essi sono investiti da Dio per essere i suoi giustizieri.

Non chiedetevi su quale base legale essi rivendichino di aver bombardato il rifugio di Zarkaoui in Iraq, essi non erano che strumenti di Dio che applicavano il castigo supremo. Chiedetevi, piuttosto, che cosa li porterà a fare domani la loro esaltazione.

E’ tempo che gli Alleati di Washington s’interroghino sull’irrazionalità del governo degli Stati uniti e sulle sue conseguenze.

Thierry Meyssan (Giornalista e scrittore, presidente del Réseau Voltaire)
Voltaire, édition internationale
21 giugno 2006

Fonte: www.eurasia-rivista.org
Link: http://www.eurasia-rivista.org/cogit_content/articoli/Lamministrazione_Bush_side.shtml

Nota:

[1] Vedi Elliott Abrams, le « gladiateur » converti à la « théopolitique » di Thierry Meyssan, Voltaire, 14 febbraio 2005.