Denuclearizzare l'Iran o l'intero Medio Oriente?
di Sergio Romano - 17/02/2012
Israele ha già distrutto con una incursione aerea gli impianti nucleari di due paesi vicini. Ha colpito il reattore iracheno di Osiraq nel giugno 1981 e quello in costruzione di Al-Qibar in Siria nel settembre 2007. È questa la ragione per cui molti sospettano che il governo di Benjamin Netanyahu voglia fare altrettanto, nelle prossime settimane, contro le installazioni nucleari iraniane di Natanz e Qom. Qualcuno pensa addirittura che la decisione sia favorita da due contesti elettorali. Netanyahu ha vinto le primarie del suo partito (il Likud) e si prepara a nuove elezioni che potrebbero avere luogo prima della fine dell'anno. Barack Obama attende nervosamente le presidenziali di novembre, quando il suo avversario sarà probabilmente il repubblicano Mitt Romney, moderato ma in materia d'Iran alquanto bellicoso. In una situazione dominata dalla crisi iraniana, Netanyahu si presenterebbe ai suoi connazionali come un leader in trincea, impegnato nella difesa dei supremi interessi nazionali, e avrebbe buone possibilità di conservare il potere. Obama è stato contrario all'intervento militare israeliano e ha fatto del suo meglio, per scongiurarlo; ma dovrebbe astenersi, per motivi di convenienza politica, dal condannarlo troppo duramente. Se lo facesse, darebbe a Romney, agli evangelici, ai neoconservatori e alla lobby filoisraeliana l'occasione per parlare di lui come di un presidente fiacco e imbelle, insensibile ai reali interessi del paese. Ma è davvero certo che l'Iran sia ormai prossimo alla costruzione di un ordigno nucleare? I «bollettini di guerra» da cui siamo stati bombardati nel corso degli ultimi anni ci hanno fornito indicazioni diverse e spesso contraddittorie. Verso la _fine del secondo mandato della presidenza di George W Bush vi è stato perfino un rapporto, scritto dalla maggiore organizzazione dell'intelligence degli Stati Uniti, in cui era avanzata l'ipotesi che l'Iran avesse rinunciato, al programma nucleare militare. In realtà abbiamo poche notizie verificabili e quelle che ci vengono impartite rispondono spesso agli interessi e agli scopi di chi le mette in circolazione.
L'ultimo rapporto dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Atea) denuncia severamente le reticenze dell'Iran, ma qualcuno potrebbe chiedersi se la nebbia in cui il regime degli ayatollah avvolge il suo programma nucleare non serva anche a impedire interferenze e intrusioni esterne. L'assassinio di alcuni tecnici iraniani e il virus che ha inceppato il funzionamento delle centrifughe di Natanz possono forse spiegare le reticenze di Teheran. Il rapporto dell'Aiea, d'altro canto, non ha interrotto le visite dei 'suoi ispettori. Negli scorsi giorni, mentre tinti discutevano la possibilità di un attacco israeliano, i tecnici dell'agenzia erano in. Iran per una nuova ispezione.
Non possiamo escludere che il governo di Teheran voglia costruire un ordigno atomico e' dobbiamo cercare di evitarlo. Ma dovremmo ricordare, per non perdere di vista il quadro generale, che il paese è circondato da potenze nucleari e che nella disputa israelo-iraniana il paese nucleare è Israele (circa 300 testate), non l'Iran. Se il governo dello stato ebraico gettasse sul tavolo dei negoziati la proposta di un'area mediorientale denuclearizzata, la sua denuncia della politica iraniana diventerebbe molto più credibile. E la mossa gli garantirebbe una maggiore simpatia internazionale in un momento in cui ne ha grande bisogno.