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I Bobby Sands del Tibet

di Piero Verni - 14/03/2012

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Oggi la primavera è finalmente scoppiata a New York e il vento gelido che sffiava su Manhattan fino a poche ore fa si è trasformato in una piacevole, tiepida, brezza. E con il miglioramento del clima sembrerebbe arrivata anche la prima buona notizia, per quanto non ancora confermata ufficialmente. Ho saputo da una fonte estremamente attendibile che il peggioramento della salute dei tre digiunatori e la crescente attenzione dei media verso questa protesta stanno creando non poco imbarazzo ai piani alti delle Nazioni Unite. In modo particolare alcuni componenti della Commissione per i Diritti Umani premerebbero perché si invii ai digiunatori almeno un segnale che le loro domande sono prese in seria considerazione. Come scrivevo ieri, la possibilità di trovarsi sul portone di casa e sotto i riflettori dei media uno o più Bobby Sands tibetani, non appare entusiasmante agli occhi della Presidenza delle Nazioni Unite. Vedremo nelle prossime ore se, ed eventualmente in che misura, queste indiscrezioni saranno confermate. Ma certo la breve e non ufficiale visita fatta questa mattina ai digiunatori da Ivan Simonovic, un collaboratore del Segretario Generale dell’ONU, sembrerebbe confermare un crescente disagio all’interno almeno di alcuni settori delle Nazioni Unite. Dopo la visita ai tre digiunatori Simonovic ha inoltre invitato nel suo ufficio il Presidente del Tibetan Youth Congress, Tsewang Ringzin, per discutere della situazione in Tibet e della continuazione dello sciopero della fame.

Tornando a questo 20° giorno di Hunger Strike c’è da segnalare la piacevole sorpresa di un gruppo di dissidenti cinesi che si sono raccolti a pochi metri dal presidio per protestare contro il regime cinese e l’oppressivo ruolo del Partito Comunista in Cina. In particolare i dimostranti chiedevano la liberazione dell’avvocato Zhisheng Gao arrestato tre anni fa per aver difeso un membro del gruppo spirituale Falun Dafa e poi scomparso nel gorgo del Laogai, il sistema concentrazionario di Pechino. L’aspetto interessante di questa presenza cinese di fronte al Palazzo di Vetro, è l’estrema simpatia che tutti i cinesi hanno dimostrato nei confronti dei digiunatori tibetani. Simpatia resa ancor più evidente da un prolungato coro di “Free Tibet! Free Tibet!” che l’intero gruppo ha scandito più volte prima di dare vita a una sorta di conferenza all’aperto in cui hanno esposto le ragioni della loro lotta. Non vorrei sembrare retorico ma vedere il responsabile di questo gruppo abbracciarsi con il Presidente del Tibetan Youth Congress e rendere omaggio ai digiunatori, è stato proprio un bello spettacolo.