Il sipario si è chiuso su Gaza
di Lavinia Marchetti - 13/11/2025

Fonte: Lavinia Marchetti
A teatro vediamo chiudersi il sipario, un grande telo di stoffa pesante, nasconde il palcoscenico agli spettatori, separando così il mondo reale dall'universo della rappresentazione. Il sipario è rosso principalmente per tre ragioni: estetiche, simboliche e pratiche: evoca lusso e prestigio, come scelto nel XIX secolo, nasconde meglio le macchie e resiste alla luce. Inoltre, il colore rosso aiuta gli spettatori a focalizzare l'attenzione sulla scena, poiché l'occhio umano smette per primo di vederlo quando le luci si spengono, grazie a un effetto ottico chiamato "effetto Purkinje". Quindi quando il sipario si chiude gli attori dietro dismettono i costumi e assieme agli spettatori tornano alle loro vite, ciò che sta nel mezzo, il rosso, ci tiene separati dall'immaginario. Il sipario chiuso su Gaza è un po' diverso, ma viene trattato esattamente nello stesso modo dai media, tutti, dai social alla TV, dalla radio ai giornali mainstream. Per magia si parla di Sudan (che fino al 10 ottobre non esisteva) e si torna a parlare di Ucraina, come se nel frattempo non fosse successo nulla. Quel sipario rosso che ci tiene separati da Gaza è sangue. Le macchie non si vedono. E' rosso...come il calo dell'attenzione. Quel rosso è una coperta che oscura, assorbe il sangue e non ce lo mostra più.
- L’ufficio stampa di Gaza ha contato centinaia di violazioni in poche settimane (siamo intorno alle 270). Nelle stesse ore, rilevazioni giornalistiche (Haaretz, The Guardian, Al Jazeera) hanno sintetizzato l’impatto: almeno 242 palestinesi uccisi e 622 feriti dopo l’entrata in vigore della "tregua", secondo gli aggiornamenti basati solo sulle serie del Ministero della Salute e raccolti da redazioni che monitorano quotidianamente il conteggio. La mediazione ha retto sulla carta, ma la violenza ha proseguito il suo corso nei fatti.
- Le Nazioni Unite producono rapporti giornalieri sul lavoro umanitario sotto cessate il fuoco. Gli operatori descrivono un sistema di accesso ancora strozzato, colonne di aiuti fermate o ridotte, strade interne chiuse, passaggi settentrionali sigillati da settimane, popolazione in movimento forzato lungo corridoi esposti. Che significa in soldoni? Semplice: chi distribuisce cibo e farmaci fatica a entrare, a muoversi, spesso non riescono neanche a raggiungere i quartieri dove la fame ha già colpito.
Il sipario, intanto, resta lì. Sui social, l’assetto dell’attenzione non dipende più da una regia editoriale unica, dipende dall’intreccio tra scelte commerciali, oscurantismo spacciato per moderazione, profilazione pubblicitaria e sistemi di raccomandazione. Dopo il 10 ottobre la scena pubblica ha registrato un calo di visibilità delle notizie da Gaza. Lo dimostrano gli spazi concessi ai diari dell’assedio e ai dati crudi su morti, detenuti, fame, che scivolano lontano dal centro del quadro, escono dalle prime pagine dei giornali e vanno in ultima fila. Quando il feed privilegia altri conflitti, la scena non è che scompare, diventa invisibile a chi scorre, non ti appare, la devi cercare tu, e non siamo abituati a cercare, non più. Lo sanno bene. Il rosso del teatro attutisce la vista. Qui il rosso coincide con lo spargimento di sangue che è sempre più simile al colore del sipario, lo si distingue appena, ci vuole l'occhio allenato.
La parola cessate il fuoco, ripetuta senza contesto, produce quiete apparente nei paesi spettatori e rende più facile degradare le richieste di soccorso a rumore di fondo. Prima di spegnere le luci dovremmo capire che dietro il sipario nessuno è tornato alla vita. Muoiono ancora, come prima, non si vedono, non si sentono, ma ci sono, non hanno cibo, farmaci e gli sparano ancora in testa, anche ai bambini. I coloni stanno barbarizzando l'intera Cisgiordania, la Knesset dà il via libera alla pena di morte solo per palestinesi. Si scoprono carceri segrete sotto terra, anch'esse solo per palestinesi. Non spegniamo le luci, riapriamo il sipario perché se non lo facciamo noi, non lo faranno i nostri governi complici di ciò che accade là dietro.

