Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Afghanistan, nessuna voce nell’Occidente "civile" si leva contro la guerra

Afghanistan, nessuna voce nell’Occidente "civile" si leva contro la guerra

di Massimo Fini - 18/03/2012

http://www.ilsalvagente.it/immagini/scrivania/Afghanistan.jpeg

Sul Corriere del 13/3 Antonio Ferrari, ottimo inviato, descrive nei più raccapriccianti dettagli i massacri perpetrati dalle truppe di Assad sui rivoltosi e su civili inermi: «Bimbi con il cranio sfondato, donne sventrate e mutilate, piccoli cadaveri trasformati in maschere sanguinolente. Orrore». Sì. Ma perché nessuna tv occidentale, nessun inviato si è soffermato sulla strage che, negli stessi giorni, è stata compiuta, nottetempo, nei villaggi di Alokozai e di Jajeeban di 16 civili afgani (nove bambini, alcuni al di sotto dei due anni, tre donne, il resto erano vecchi) da un sergente dei Navy Seals sull’orlo di una crisi di nervi secondo la versione del Pentagono, da un gruppo di marines ubriachi di whisky e di paura secondo le più attendibili fonti locali? Anzi, la notizia è subito sparita dalle pagine dei nostri giornali. Dice: si è trattato di un episodio isolato. Per la verità due anni fa, nel vicino distretto di Maiwand, "quattro soldati americani hanno ucciso dei civili afgani e preso parti dei loro corpi come trofei". Ma per quanto tali episodi siano di una gravità inaudita, disonorante, la questione non è nemmen questa.
Dieci anni di galera occidentale all’Afghanistan hanno provocato più di 60mila vittime civili. Direttamente con i dissennati raid aerei Nato, sui villaggi, sperando, nel mucchio, di colpire anche qualche guerrigliero. E sono la maggioranza come conferma un rapporto Onu. Rai aerei sono la principale causa delle vittime civili in Afghanistan. Possibile che nessuna voce, dico una, in Italia, in Europa, nel civile Occidente si levi contro l’infamia che si consuma da più di dieci anni in Afghanistan, nella guerra più vile e codarda che si possa immaginare: macchine e robot (i droni) contro uomini, Talebani e non, che si batton, quasi solo col proprio corpo per la libertà del proprio Paese dall’occupazione dello straniero?
Persino Papa Ratzinger, per cui io ho il massimo rispetto, che denuncia quasi quotidianamente lo sterminio di vittime innocenti non ha mai speso una parola per quelle afgane. Dove sono finite le folle dei pacifisti di sinistra che quasi ogni giorno manifestavano contro la guerra in Vietnam? Sparite nell’universale connivenza. E si capisce facilmente il perché. Durante la guerra in Vietnam esisteva ancora l’Urss e l’intellighentia di sinistra era schierata, compatta, con i vietcong. Ma gli afgani (Talebani e non, perché ormai ai guerriglieri del Mullah Omar si è unita buona parte della popolazione, tranne la frangia di coloro che si sono compromessi col corrotto governo-fantoccio di Karzaj), non sono comunisti, non sono liberali, non sono arabi, non sono cristiani, non sono ebrei e di loro si può fare carne di porco nel silenzio complice della cosiddetta comunità internazionale.
Persino i sovietici ebbero la saggezza di capire che quel popolo, indomito, coraggioso, straordinario, non poteva essere domato e se ne andarono. Gli americani invece restano lì; per salvare la faccia dopo aver perduto, pur così superiormente armati, la guerra (ormai i Talebani hanno riconquiestato, con l’appoggio della popolazione, l’80% del territorio). E per la bella faccia degli americani noi italiani, popolo di mamme pronto a sciogliersi in lacrime per i propri bravi ragazzi, ci prestiamo ad essere complici di un massacro quotidiano di bambini, di donne, di vecchi con la scusa penosa di ricostruire un Paese che noi stessi con i nostri alleati abbiamo distrutto.