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La carta di credito che uccide

di Nicola Scevola - 24/07/2006

 
Marck McDonald, 43 anni, si è ucciso gettandosi sotto un treno. Nel suo zaino la polizia inglese ha trovato molte lettere nella quali il suicida raccontava l'angoscia per l'enorme debito accumulato spendendo con le otto carte di credito che gli erano state concesse


Difficilmente si può stabilire con certezza quale sia il motivo che spinge una persona a togliersi la vita. Nel caso di Mark McDonald, un 43enne inglese che si è buttato sotto un treno a gennaio, un indizio c'è. Sul luogo della tragedia, di fianco al corpo, è stato trovato uno zaino pieno di lettere che testimoniano la fonte primaria delle sue angosce: i debiti accumulati con le sue carte di credito. Quello di Mark è il diciassettesimo suicidio collegato a difficoltà finanziarie verificatosi negli ultimi tre anni in Gran Bretagna.

Secondo una statistica elaborata dalla National Debt Helpline, servizio telefonico dedicato alle persone con problemi d'indebitamento, le carte di credito sono, a pari merito con i mutui, la fonte maggiore di debiti - e preoccupazioni - fra i cittadini britannici. Contrariamente a quello che succede in Italia, in Uk le carte di credito funzionano come vere dispensatrici di credito al consumo. Invece che anticipare i soldi prelevando poi il totale del saldo dal conto del cliente una volta al mese, le tessere britanniche consentono al titolare di decidere l'ammontare delle rate con cui far fronte al debito accumulato - naturalmente maggiorato dagli interessi che via via maturano sulla cifra originaria.
A seconda del massimale un cliente può portarsi dietro per anni il suo debito, continuando a pagare una rata minima, che spesso è addirittura inferiore agli interessi richiesti. Così facendo può accumulare debiti su debiti.
Teoricamente, se il cliente è già in difficoltà, starebbe al buon senso della banca di rifiutare la richiesta di una carta di credito o negare l'aumento del massimale consentito. Ma, poiché è proprio sui debiti generati dalle carte di credito che le banche commerciali britanniche realizzano la maggior parte dei profitti, spesso succede proprio il contrario. E il caso di Mark McDonald ne è un esempio lampante.

Prima di morire Mark aveva accumulato 8 diverse carte di credito registrate a suo nome per un totale di 180,000 euro di debiti. Nel gergo dell'industria era un «revolver», un soggetto che tende ad indebitarsi pesantemente, paga le minor rate possibili e non riesce mai veramente ad estinguere il proprio debito. Finendo così con il rimanere prigioniero di un circolo vizioso difficile da spezzare - e su cui le banche fanno notevoli profitti. Di professione Mark scriveva manuali tecnici, guadagnando circa 38,000 euro all'anno. Con una moglie casalinga e due figli a carico, riusciva a vivere ma senza permettersi alcun lusso, fino all'arrivo delle magiche carte di plastica.

Invece dei lunghi interrogatori a cui la gente è normalmente sottoposta quando chiede un mutuo, per avere una carta di credito in Inghilterra basta fare un giretto su internet. Poche formalità e il gioco è fatto. Una dopo l'altra, Mark aveva finito con il riempirsi il portafogli di tesserine magnetiche. Due di queste erano state emesse dalla stessa banca con cui aveva un conto, la Royal Bank of Scotland. Essendo suo correntista, è difficile pensare che questa non fosse al corrente dell'esatta condizione finanziaria di Mark. La banca conosceva i suoi debiti, e sapeva della sua tendenza a tirare a campare, ripagando solo il minimo possibile. Nonostante questo, però, non ha esitato ad aumentare più volte i limiti di spesa di entrambe le carte. Una è stata addirittura trasformata in carta «platino»: limite di utilizzo di 20. 000 euro. Nei 12 mesi prima che morisse, la Royal Bank of Scotland ha guadagnato sulle 2 carte di Mark circa 4,500 euro di interessi e penali.

Secondo un manager con lunga esperienza ai vertici del settore del credito bancario, i soggetti come Mark e come Richard Cullen, altra vittima da debito che si è tolto la vita dopo aver accumulato quasi 200,000 euro di disavanzo distribuiti su 22 carte diverse, sono «i clienti ideali su cui la banca realizza i profitti maggiori». Dopo aver lavorato per anni nel settore, questo esperto del sistema bancario ha deciso di «blow the whistle», cioè di denunciare la situazione, perché stanco di vedere gli istituti di credito mettere costantemente «i loro profitti davanti a quelli dei consumatori».

«I casi di persone che si sono tolte la vita sono le conseguenze tragiche che si pagano per aver concesso prestiti in modo irresponsabile», sottolinea il manager in un'intervista esclusiva rilasciata alla BBC sotto condizione di anonimato. «Le banche sono colpevoli di aver agito senza la dovuta diligenza, mettendo i profitti prima della vita umana stessa. Nei casi come quello di McDonald dovrebbero esistere delle leggi che rendano le banche penalmente responsabili». Della stessa opinione sembra essere il direttore del Banking Code Standards Board, il comitato responsabile di assicurare il rispetto del codice deontologico da parte degli istituti di credito. Seymour Fortescue ha infatti deciso di aprire un'inchiesta sul comportamento della banca di McDonald e Cullen, la Royal Bank of Scotland. "Il fatto che la stessa banca da un lato aumentasse il limite di utilizzo di una carta e dall'altro cercasse in vano di farsi restituire i soldi è assolutamente sbagliato," dice Fortescue. Grazie ad un cocktail di marketing aggressivo da parte delle banche misto ad una buona dose di febbre da consumo e ingenuità da parte del pubblico, in Gran Bretagna si sta sviluppando una vera e propria crisi da debito.

Secondo il Consumer credit councelling serivice (Cccs), una no profit che offre consulenze sulla risoluzione di problemi finanziari, il numero delle persone che hanno contratto «debiti ingenti» sono raddoppiate nell'ultimo anno. «Sembra che le carte di credito abbiano cancellato la differenza che c'è fra prendere in prestito e spendere», fa notare un portavoce del Cccs. Certo, il boom del consumo è anche quello che in parte ha permesso all'economia britannica di crescere costantemente negli ultimi anni, senza essere toccato dalla crisi che ha investito molti altri paesi europei. E le carte di credito, cui fa capo un giro annuo di 80 miliardi di euro, hanno giocato un ruolo importante.

Il pesante indebitamento, però, sembra aver avuto un alto costo sociale, come ha riconosciuto anche il governatore della Banca d'Inghilterra in un recente discorso. «Secondo le statistiche, i nuclei familiari con problemi finanziari sono in forte aumento»" ha dichiarato Mervyn King. «Questo indica un potenziale problema sociale su larga scala».
Alla lunga, le conseguenze dell'aumento vorticoso del numero di clienti insolventi, si sta rivelando dannoso anche per le banche stesse. Le quali si trovano a dover far fronte a montagne di debiti non riscuotibili. Lo scorso maggio le azioni di Barclays, la banca che per prima 40 anni fa introdusse la carta di credito in UK e che ne rimane ancora oggi la più grande distributrice, hanno subito un tracollo proprio a causa della pubblicazione degli ultimi dati sull'insolvenza dei piccoli debitori.
Per cercare di far fronte alla crisi, quattro tra le maggiori banche commerciali, tra cui Lloyds TSB e Royal Bank of Scotland, hanno lanciato un'iniziativa per identificare clienti con problemi finanziari. Si tratta di un sistema di scambio di informazioni sullo stato di salute delle finanze dei propri clienti che dovrebbe consentire alle banche di decidere più consapevolmente sulle concessioni di prestiti.

Rimane, però, il sospetto che, in realtà, gli istituti di credito abbiano già a disposizione tutte le informazioni necessarie e che agiscano in malafede proprio per attirare i clienti nella trappola delle carte di credito. È indubbio che la responsabilità primaria di ripagare un debito ricade sul singolo soggetto che lo ha volontariamente contratto. Essendosi impegnate a rispettare un codice etico le banche non dovrebbero permettere l'apertura di crediti «irresponsabili» come quelli concessi a Mark McDonald, Richard Cullen e a tanti altri debitori rimasti prigionieri di questo circolo vizioso.