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Il Volto di Qana (VIII)

di Miguel Martinez - 24/07/2006

 

Gianni de Martino, raro caso di neocon colto, si chiede perché ci sia qualcuno, in Occidente, che consideri "sproporzionato" annientare una nazione di tre milioni di persone per punire la cattura di due soldati.

In un certo senso, ha ragione.

Gli indigeni sono come i bisonti. Quando mai è stato "sproporzionato" far fuori mille bisonti per un cacciatore incornato?

Per il nostro, la strana idea che distruggere il Libano sia "sproporzionato" è dovuta, ovviamente, al famoso antisemitismo, e fin qui ci sarebbe solo da sbadigliare.

Però Gianni de Martino, come abbiamo detto, è un neocon colto.

E quindi finalmente risponde alla domanda che tutti vorremmo fare, ma pochi osano: cosa è questo famoso "antisemitismo", a parte una sottoforma di razzismo, per fortuna scomparsa, e per sfortuna sostituita da altre forme di razzismo, come l'islamofobia?

Gianni de Martino cita un certo Iakov Levi, che ci spiega tutto.

"Come ho sostenuto nel mio saggio su Pinocchio. Il rito iniziatico di un burattino, e su “Rembrandt e il figliol prodigo” l’antisemitismo è l’odio inconscio per l’immagine del Padre. L’ebraismo infatti rappresenta la Religione del Padre, mentre il cristianesimo rappresenta la Religione del Figlio. Gli ebrei sono inconsciamente percepiti come i rappresentanti dell’istanza paterna. Chi odia inconsciamente il proprio padre, ovvero la sua immagine, odia anche gli ebrei."
Cioè, ogni volta che un essere umano, dal Botswana a Pordenone, pensa al proprio padre, pensa agli ebrei. E ogni volta che pensa agli ebrei, pensa allo stato d'Israele. E quando pensa a Israele, pensa anche a un'altra cosa:
"Come ogni psicoanalista può confermare, un bambino dai due ai cinque anni, gli anni formativi in cui si formano le immagini che si porterà poi dietro tutta la vita, vive intensamente la fantasia che il proprio padre abbia un pene enorme, spropositato."
E dunque:
"Ovvero, gli ebrei, in quanto sostituti del Padre e suoi rappresentanti hanno un pene enorme."
Da questo possiamo dedurre almeno che il signor Iakov Levi, che presumiamo sia ebreo, ritenga che l'intera umanità consideri Iakov Levi il proprio padre, lo immagini dotato di un pene enorme e quindi lo odi. Ma torniamo a quello che pensa l'intera umanità-bambino (come spesso accade in certe elucubrazioni freudiane, le donne non esistono):
Inoltre, il bambino è terrorizzato dal pene paterno e lo teme come strumento della vendetta del Padre per le sue pulsioni aggressive inconsce. Il Padre con le sue erezioni punirà le erezioni del Figlio.

Quando si parla di “reazione” israeliana, ovviamente si intende “erezione” israeliana. Gli ebrei, i vicari di un padre adirato, dopo essere stati provocati hanno avuto un’erezione che scatena il terrore dei figli.

Ed ecco che la reazione – erezione israeliana viene considerata abnorme, “sproporzionata” ed “aberrante” come dalle parole di Chirac e di d’Alema.

Esiste una straordinaria gamma di teorie, a partire dal Cinquecento, per spiegare come mai i nativi di questo mondo non si lascino espropriare.

Superstizione, animalità, il diavolo, agenti sovietici, invidia, fanatismo religioso, intrighi dei gesuiti, complotti dei massoni, propaganda comunista, mancanza di apertura mentale, lobi del cervello deformi.

Ma di tutte, questa citata da Gianni de Martino è forse la più carina.