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La protesta al contrario della piazza di Kiev

di Alfonso Piscitelli - 22/01/2014

Fonte: Millennium

 

 

 

La protesta in Ucraina procede in senso antiorario rispetto a quella che batte sui quadranti dell’Europa “unitaria”: proteste popolari sono avvenute in Grecia, in Italia, in Portogallo, in Croazia. I media hanno oscurato o criminalizzato i soggetti che contestavano la linea della Trojka. Tuttora nei documenti ufficiali il termine “populista” ha lo stesso significato inquisitorio e intimidatorio che aveva il termine “frazionista” o “revisionista” nel linguaggio del Partito Comunista. In Ucraina per un gioco di specchi la protesta viene evidenziata e santificata (per quanto ad essa partecipino da protagonisti i neonazisti  del partito delle tre dita Svoboda); mentre si stigmatizza l’azione repressiva della polizia di Stato.

Abbiamo parlato della situazione con il notaio Salvatore Federico, che è console onorario a Reggio Calabria della Repubblica Ucraina: “Sono in queste ore a Kiev – ci ha detto il console – e  posso notare come la protesta abbia assunto una dimensione più circoscritta, ormai limitata alla sola piazza Maidan. Mi sono mosso con la famiglia nei diversi luoghi di Kiev e non mi è parso che fosse in atto una rivolta popolare.  A protestare sono essenzialmente giovani estremisti. Si può contestare il fatto che la polizia reagisca quando si manifesta a volto coperto e si erigono barricate?”

In effetti è capitato più volte ai paesi dell’area UE di reagire in maniera ben più energica alle manifestazioni popolari contro la politica imposta da Bruxelles.

Certamente l’Europa Occidentale con il suo passato di crescente benessere ispira ancora un  suo fascino sui giovani Ucraini e indubbiamente la storia del Novecento ha aperto una ferita tra Ucraini e Russi, che pure appartengono – giova ricordarlo –insieme ai Bielorussi a un’unica grande famiglia storica, etnica e religiosa.

Proprio in questi giorni però Putin ha incontrato Orbán stringendo un patto energetico e di cooperazione economica: segno che le fratture del Novecento possono essere sanate in nome della buona politica. Allo stesso modo Ucraina e Russia sono destinate a riavvicinarsi. Aggiunge il console Federico: “Al di fuori della piazza ‘Euro-Maidan’ dei manifestanti, la gran parte dell’opinione pubblica sembra essere scettica riguardo agli esiti miracolosi di una eventuale cooperazione con la zona UE”.

Avvicinarsi all’area UE sarebbe costata all’Ucraina una serie di finanziarie lacrime e sangue per adeguarsi ai parametri rigoristi di Bruxelles, gli Ucraini avrebbero rischiato di pagare più salata la bolletta del gas, di vedersi limitate  le esportazioni in direzione della Russia. E tutto questo a quale fine? Perdere la coincidenza con un paese che ha l’economia in crescita dei BRICS e associarsi invece alla stagnazione dell’UE? Sottoporsi alla stessa cura dimagrante che stata imposta alla Grecia?

Yanucovich aveva subordinato la sua affiliazione all’eurocrazia ad una serie di richieste concrete, che non sono state soddisfatte. A quel punto le ragioni della concretezza hanno prevalso sulle fumose aspirazioni.

Del resto già una volta – in seguito alla Rivoluzione Arancione – sono andati al potere a Kiev gli “uomini dell’Occidente”. La loro prova di governo non è stata soddisfacente, l’elettorato ucraino li ha democraticamente sfiduciati.

Ci siamo astenuti dal chiederci chi ci sia dietro i manifestanti che ancora occupano piazza Maidan. Vorremmo esprimere un giudizio equilibrato: dietro fenomeni di protesta non c’è solo il sostegno straniero, ma anche uno stato d’animo di generale scontentezza che protesta per la situazione economica e contro il governo in carica sollevando un mito, un simbolo (l’Europa o l’Occidente). E tuttavia ci chiediamo: come reagirebbero i commissari di Bruxelles e gli altri leader occidentali se anche Vladimir Putin rendesse pan per focaccia e cominciasse a soffiare sul fuoco delle proteste che serpeggiano in tutti i paesi dell’Unione per una politica economica che avvantaggia pochi, imponendo ai più sudore e lacrime?