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Gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita dietro i terroristi in Iraq ed in Siria

di Pablo Jofre Leal - 07/07/2014

Fonte: controinformazione



Di L’Iraq si dibatte oggi in un nuovo conflitto che intensifica la distruzione del paese, la morte dei suoi cittadini e soprattutto il cammino verso il precipizio dopo anni dall’intervento statunitense, i cui risultati sono stati soltanto quelli di intensificare le divisioni nell’ambito di questo paese tormentato del Medio Oriente.
L’offensiva del gruppo bahatista  takfiro, “Stato Islamico dell’Iraq e del Levante” (EIIL) che nella sua origine era costituito da una forza mercenaria finanziata con denaro saudita ed una strategia politica dettata a Washington e dal regime di Tel Aviv, ha messo sul tappeto l’evidente fallimento della politica estera statunitense e dei suoi interventi militari in Medio Oriente.
Fallimento particolarmente visibile in Iraq, paese che dall’esecuzione dell’ex dittatore Saddam Hussein (in precedenza alleato degli USA, Inghilterra e Francia), iniziò l’anno 2003 con una prima fase di occupazione, sotto il pretesto di delle armi di distruzione di massa che mai furono trovate nel territorio iracheno. Dopa il conflitto non si è rinforzata l’economia e soltanto si è favorito il complesso militare industriale statunitense, le imprese multinazionali che hanno preso gli appalti per la ricostruzione di raffinerie, ponti, strade, ed altre opere di infrastrutture per decine di milioni di dollari. Le stesse che furono distrutte dopo l’invasione dell’Iraq. Un paradosso surreale, sanguinoso e cruento per la viabilità dell’Iraq come paese.

 

Morte a tutti quelli che non credono

Nonostante le sue promesse come candidato presidenziale, come pretendente alla rielezione e come “premio Nobel per la Pace”, il presidente statunitense Barack Obama è stato incapace di mantenere i suoi impegni. Non è stato capace di scrollarsi di dosso il pesante fardello della politica estera sbagliata, aggressiva, militarista ed anche vacillante, portata avanti dai due Bush (George padre e figlio). Nel caso che i terroristi dell’EIIL consolidino il loro potere, l’Iraq correrà il rischio di diventare uno stato frammentato e dominato dagli stessi gruppi che gli Stati Uniti ed i loro alleati sauditi, avevano utilizzato nella loro lotta contro la Siria e che adesso si rivoltano contro i loro padri putativi. “Alleva i corvi e ti caveranno gli occhi ” è il detto applicabile per la politica estera statunitense.

Gli Stati Uniti non assimilano la lezione delle loro strategie fallite. Era successo con Al Quaeda ed oggi con l’EIIL, gruppo nato nelle carceri egiziane sotto il mandato di Gamalk Abdel Nasser. Una corrente fondamentalista in lotta con tutte le altre correnti islamiche che considera le altre confessioni miscredenti e pertanto necessario combatterle. Gruppo che ebbe il suo periodo di apprendistato – con l’avallo occidentale e delle monarchie petrolifere del Golfo- in Afghanistan, in Cecenia, in Libia, nel Mali, in Siria e finanche in Ucraina, e che oggi, come avvenne per al Quaeda nel suo momento, sembra volare con le proprie ali ,grazie alla conquista di ampie zone dell’Iraq ed all’appoggio, oggi più sotterraneo ma ugualmente notevole, dell’Arabia Saudita. Il nome dietro il gruppo takfiro è quello di Abu Bakr al-Bagda di cui si sospetta che coordini le sue azioni con gli esponenti del governo saudita e del quale si
teme che che disponga di buone relazioni con il servizio di intelligence di Israele (Mossad).

Nello stesso momento in cui il terrorismo si impadronisce di un paese, che si suppone sia un paese democratico, l’Iraq ha rivelato l’enorme corruzione di quello che si conosce come il complesso militare industriale degli USA e dei suoi alleati che coinvolge politici, imprenditori, organismi di governo in una ragnatela di interessi, che si somma a quelli occidentali ed alle corrotte monarchie del Golfo Persico.
L’esperienza  ha dimostrato che, al fondo di tutti gli interventi statunitensi, e dei suoi alleati, niente di buono si può sperare da una invasione e da una occupazione i cui frutti sono stati la morte di centinaia di migliaia di iracheni,- principalmente popolazione civile- 2 milioni di rifugiati e 7 milioni di profughi, la decomposizione e distruzione del paese, delle frontiere geografiche, tali come si conoscevano fino ad oggi e la violazione sistematica dei diritti umani, con una società in guerra da circa 34 anni.

L’Iraq di Saddam Hussein non aveva mai costituito una minaccia rispetto alla vecchia argomentazione di Washington della sua “sicurezza nazionale”, come invece sembra decisamente esserlo l’EIIL per la sua caratteristica antiamericana ed antioccidentale, contro tutto quello che non sia semplicemente la sua visione del mondo messianica e di lotta, incluso contro i propri fratelli di religione. Così è stato riconosciuto anche da esponenti repubblicani statunitensi come il presidente della commissione di sicurezza interna della Camera dei Rappresentanti, Michael Mc Caululk, il quale ha sostenuto che i terroristi dell’EIIL “rappresentano la maggiore minaccia per il territorio statunitense dal 11 Settembre del 2001”. Si tratta di un gruppo che dispone di mille milioni di dollari e di armi sofisticate dopo la presa di Mosul.
Dello stesso tenore le dichiarazioni del governo britannico di David Cameron, il quale ha avvertito che “il gruppo terrorista dell’EIIL in Iraq rappresenta una minaccia diretta per il Regno Unito, visto che i membri del gruppo, oltre a cercare di conquistare il territorio, stanno progettando di attaccarci qui, in casa, nel Regno Unito e la soluzione a questo non si trova nell’attaccarli, che porterebbe più problemi, ma, nel lungo periodo, ci vuole un’opera perseverante e paziente di ristabilire la sicurezza nel paese arabo” (sic!). Ricordiamo che lo stesso governo britannico aveva ammesso che mezzo migliaio di britannici combattono come mercenari dentro l’EIIL.

Nonostante le parole di timore, non esiste oggi una seria autocritica. Gli Stati Uniti ed i loro alleati, le Monarchie del Golfo Persico, la Turchia tra gli altri sono i principali responsabili della crescita del fondamentalismo nel Medio Oriente. La irresponsabilità di questi governi, l’inettitudine dimostrata nelle loro relazioni internazionali, la irrazionalità di una politica destinata a dividere ancora di più i popoli con il fine di ottenere il controllo delle ricchezze petrolifere della zona e profittare dell’importante ubicazione geostrategica nelle aree di divisione del mondo, tutto questo ha finito col dimostrare che la politica del “gendarme del mondo” e la sua visione imperiale già non incute più paura ad alcuno.
L’EIIL ha conquistato vari territori nel nord dell’Iraq. La conquista gli ha fornito possibilità di consolidare le posizioni in vista del suo obiettivo politico di realizzare un califfato che vada dall’Iraq all’Est , che dovrebbe includere anche la Siria.

(……) L’Iran è disponibile ad appoggiare la lotta contro il gruppo terrorista dei takfiri, tenendo in chiaro che questo ha avuto le sue origini nell’appoggio statunitense e di quello dell’Arabia Saudita (come ha in precedenza denunciato pubblicamente anche lo stesso governo iracheno di Al Maliki il quale aveva affermato che l’Arabia Saudita si trova dietro l’attacco terrorista). Per tale motivo, a giudizio delle autorità iraniane, sono gli USA che hanno creato l’opportunità, che hanno dato appoggio e sostegno per la formazione dei gruppi terroristi come quello dell’EIIL che adesso combatte contro il governo di Maliki: “l’attuale crisi dell’Iraq ha le sue radici nell’intervento e nella cospirazione dei nemici occidentali e regionali dell’Iraq, che è andato contro la volontà degli iracheni”. Per maggiore enfasi sulla posizione iraniana, il vice ministro degli esteri dell’Iran, Hussein Amir Abdolahian ha dichiarato che “il nostro governo non considera necessario alcun dialogo diretto con gli Stati uniti circa le vicende relative all’Iraq”.

Le azioni dell’EIIL hanno dato luogo alle varie interpretazioni sulle sue origini, sul finanziamento e sullo sviluppo di questa formazione. Così il capo di Stato maggiore delle Forze Armate dell’Iran, il generale di divisione Hasan Firuzabadi ha indicato alla HispanTV che il gruppo takfiro EIIL è in realtà una macchinazione del regime israeliano, che cerca la creazione di una zona di sicurezza alle proprie frontiere (con la Siria) destinata a tenere lontani dalle sue frontiere i gruppi integralisti e creare una zona sicura per i sionisti, cosa che hanno riconosciuto anche diversi media di Israele (vedi il riconoscimento di Israele all’entità curda).

Per Tom Engelhardt, fondatore dell’American Empire Proyect, in Iraq esistono fatti inconfutabili del fiasco della politica di intervento statunitense “In primo luogo, il modello statunitense di guerra non funziona dopo 13 anni di lotta proclamata ai gruppi terroristi, il fiasco è una realtà: un Iraq diviso per lotte interne, assediato, in rovina, il cui governo è amico dell’Iran, e le cui zone dominate dai sunniti sono controllate da un gruppo estremista quale era al-Quaeda ed ora l’EIIS.  In secondo luogo le guerre del modello statunitense non hanno risolto alcun problema, piuttosto hanno aumentato i problemi mondiali. In terzo luogo il modello di guerra statunitense è destabilizzatore di paesi e regioni. In quarto luogo le forze armate degli USA hanno dimostrato di non essere in grado di vincere le guerre che intraprendono. Nessun conflitto importante, dalla Corea al Vietnam, all’Afghanistan, all’Iraq si è avuto un successo positivo per gli USA., vanno dallo stallo fino alla sconfitta ed al disastro. Salvo un paio di campagne nelle quali si è combattuta una guerra contro un nemico inesistente (Granada e Panama), niente, incluso la guerra globale contro il terrore- potrebbe essere qualificato come un successo. In quinto luogo le forze armate USA non sono “la migliore forza di combattimento che il mondo ha conosciuto” o “la maggiore forza di liberazione umana che il modo ha conosciuto”, o qualsiasi altra descrizione enfatica similare che il presidente statunitense si sente obbligato ad utilizzare.

Per l’analista politico ed esperto in Finanza islamica, l’inglese Rodney Shakespeare l’avanzata terrorista è la dimostrazione che Stati Uniti e Gran Bretagna hanno creato un mostro che si è rivoltato contro di loro e lo continuano ad alimentare con un modello fallimentare in pate perché gli piace ed in parte perchè giustificano le azioni per effettuare più spionaggio più armi e più guerre.
La creazione del mostro dell’11 Settembre fu un fattore di successo visto che gli ha permesso di avere un pretesto per attaccare le nazioni islamiche … tuttavia, in Europa ed incluso negli USA, ogni volta di più c’è coscienza che il mostro takfiro /wahabita presto potrebbe entrare dalla porta di servizio.

Tuttavia anche mentre si lamentano, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna ed altri ancora (la Francia di Holande) stanno animando, finanziando ed armando ai miliziani takfiri e wahabiti ! Questo sarebbe contraddittorio e demenziale ma, cosa c’è di meglio di un pò di schizofrenia quando si è fra amici?

Così come è accaduto in Afghanistan, come è successo in Libia, come accde in ogni parte del mondo, dove gli Stati Uniti intervengono direttamente o indirettamente, Washington si accompagna a questa nuvola nera di disastro e fallimento ed è solita liberare le belve della distruzione e dopo l’ecatombe si accorge dei risultati disastrosi e della devastazione procurata. Nel caso dell’Iraq, il progetto egemonico statunitense si è sviluppato a colpi di morte e caos, L’apertura delle pote dell’inferno annunciato da Amr Musa ,ex segretrio generale della Lega Araba, in riferimento all’invasione ed occupazione dell’Iraq ed oggi con lo sviluppo sostenuto dell’EIIL sul territori iracheno, è una realtà con risultati alla vista: morte e sofferenza. Molta sofferenza per le popolazioni.

Fonte: Hispantv

Traduzione: Luciano Lago