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Ovulo non embrione. Stiamo arrivando al post-umano. La confusione agevola un nuovo mercato

di Eugenia Roccella . Marta Moriconi - 18/12/2014

Fonte: intelligonews

Un ovulo umano manipolato ma non fecondato potrà essere brevettato a fini industriali. Lo ha stabilito oggi la Corte di giustizia Ue. In sostanza, per la Corte europea, un ovulo attivato per partenogenesi che abbia iniziato un processo di sviluppo, non va ritenuto embrione umano. Abbiamo raccolto l’opinione di Eugenia Roccella, deputata di Ncd, che avverte di una questione di fondo: “Non riusciamo più ad accettare che l’umano sia definibile”. E di due pericoli che spiega.

Parliamo di un ovulo umano non fecondato non è un embrione umano e può essere brevettato. Che ne pensa della sentenza della Corte di giustizia europea? 

E’ molto complicata la situazione, perché in realtà questa definizione è corretta. Un ovocita che non si sviluppa in un embrione non è un embrione. Per noi questo punto va bene. I problemi sono altri, e sono due. Primo: sempre più c’è confusione su cosa sia un embrione umano. E cresce man mano che le manipolazioni tecniche e scientifiche vanno avanti associandosi alla richiesta di brevetti. C’è stata una famosa discussione all’Authority per l’Embriologia Umana inglese – dovuta alla richiesta da parte dei laboratori di là di creare degli ibridi – che è proprio nata intorno alla domanda: cosa è l’umano? E il tentativo di circoscriverlo attraverso definizioni scientifiche non è stato possibile. Non ci sono riusciti! Quindi il problema diventa che stiamo arrivando, proprio tecnicamente, al post-umano. Non riusciamo più ad accettare che l’umano sia definibile attraverso un’evidenza e non attraverso sempre più sottili definizioni”.

E quale sarebbe il secondo problema che la sentenza mette in evidenza?

“Il commercio di parti del corpo umano e quindi della brevettabilità. Questo è un surplus della sentenza Brustle, ed è dovuto al fatto che è stato chiesto un secondo chiarimento. Ma il punto è che neanche la Corte è riuscita a rispondere, perché di fatto ha rimandato alle Corti di giustizia nazionali la decisione, loro hanno dato un criterio di massima. Il problema è che si parte da ovociti umani che vengono ottenuti come? Attraverso un commercio. Sempre di più si tenta di allargare, attraverso queste richieste delle aziende, l’area della brevettabilità e del commercio”.

Il rischio è che si aprono le porte alla possibilità di brevettare alcune cellule staminali nell’Unione europea?

“Sì, perchè il processo di stimolazione scientifica porta l’ovocita a moltiplicarsi per partenogenosi ma per arrivare dove? A cellule embrionali umane. E’ come un assedio alle parti del corpo umano attraverso i processi tecnologici per arrivare alla commercializzazione”.

Ecco il punto, parliamo della commercializzazione. 

Faccio una domanda: questi ovociti sono stati donati? Alla fine si parte sempre dagli ovociti delle donne”.

Comunque il pericolo è quello che questo sia solo uno step verso evoluzioni più pericolose che riguardano gli embrioni?

“C’è confusione e questo porterà nuovi assedi al corpo umano. C’è un nuovo mercato che si è aperto e le nuove frontiere della medicina possono aprire a questi rischi. Un mercato che è già attivo perché c’è già l’import export di ovociti, embrioni e gameti. In Italia c’è sempre stata una tradizione molto forte di gratuità e di solidarietà cioè di vera donazione solidaristica. Noi ci stiamo impegnando con Sacconi e Giovanardi al Senato, dove è in discussione la legge sui trapianti, perché venga assicurato proprio l’aspetto della gratuità, siamo consapevoli dei rischi che ci sono di questi tempi. E’ sempre più complicato definire cosa sia umano e cosa no”.

Chi e come può fermare questa deriva? E soprattutto non è ormai una battaglia contro i mulini a vento? Il mondo va verso quello che siamo detti…

“In altre situazioni alla fine tante degenerazioni sono state fermate. L’opinione pubblica e la politica sono elementi di vigilanza in democrazia. Se c’è un’azione vera e si crea un’opinione vera su questo si può costringere il mercato alla regolamentazione”.