Nome con cui sono designate dai commentatori della Divina Commedia «l’anime triste di coloro Che visser sanza infamia e sanza lodo», che Dante colloca nel vestibolo dell’inferno.
A sessanta anni e passa dovrei essere tranquillo, felice d’averla sfangata a buon mercato e se tra qualche decina d’anni l’umanità dovesse precipitare nella barbarie, non mi riguarderà tanto più che non ho figli. Questo mi ripeto, ma non mi basta perché la barbarie s’impadronisce del cuore degli uomini prima di distruggerne il corpo, mi guado intorno e vedo ignavi comunicatori, internauti, telefonici e mediatici in cui mi confondo, in cui mi immedesimo, tutto si frammenta in un vuoto pneumatico d’idee. Gli uomini immersi in una girandola infinitamente spezzettata di contributi mediatici hanno perso la capacità di vedere, si è persa visione e come diceva Battiato “Un centro di gravità permanente”.
Le bistrattate ideologie erano perlomeno interpretazioni coerenti cui si adattava la realtà in mutamento, l’individuo intorno ad esse costruiva la sua visione del mondo e la sua identità, allora si definiva fascista, liberale, repubblicano, radicale, socialista o comunista. Oggi non è così, dimenticati gli “ismi”, siamo tutti democratici e democraticamente ci permettiamo di avere su un argomento un’idea liberale, mentre su un altro siamo fascisti, finendo per essere in altre questioni perfetti comunisti. La coerenza politica e morale non è di rigore, comodamente, secondo circostanza e interesse cambiamo cappello o divisa.
Che bel percorso che hanno fatto le forze politiche italiane che oggi si definiscono con parole senza senso: Popolo delle Libertà. Partito Democratico, Forza Italia, Nuovo Centro Democratico, Unione di Centro, Fratelli d’Italia, Lega Nord, Movimento 5 Stelle. Una volta solo la Democrazia Cristiana si definiva con un termine ideologicamente vago, ma si sa i preti da sempre hanno navigato in tutte le acque di tutti i mari. Oggi nella modernità pare abbiano tutti appreso da loro, in ogni dove regna la vaghezza più assoluta, certa è sola la fede riformista, perché nel nostro tempo nulla pare funziona come dovrebbe. Per questo chi non ha visioni politiche e obiettivi sociali né coerenza morale, finisce per cambiare il mondo alla giornata, alla come viene viene secondo piccoli meschini interessi del momento. I nostri politici ormai si alzano la mattina e per prima cosa levano un dito umido per controllano da dove soffia il vento e sapere come comportarsi durante la giornata, se poi l’indomani il vento cambia direzione con assoluta sfacciataggine faranno esattamente il contrario del giorno prima.
Questo è lo stato dell’arte, stupirsi quindi dell’azione di questo o quel politico è irrilevante, sono tutti figli di una comune mancanza di idee e di ideali, trovano un’identità comune solo nel mantenimento del potere.
In questo contesto ha ragione Beppe Grillo che ha individuato due semplici linee di condotta ovvero:
Eleggere persone oneste per un periodo limitato (le paghe ridotte sono un limite perché scoraggia la partecipazione di quelle figure oneste e preparate che nel loro lavoro guadagnano di più).
Non formare alleanza con le altre forze politiche per non precipitare in quel consociativismo vischioso che trascina verso complicità e corruttele.
Ma se il fine della politica è la conquista del potere il porsi al di fuori del sistema vestendosi di sola onestà e buone intenzioni, non è sufficiente per conquistare il cuore (ma sopratutto il voto) degli elettori.
Già gli elettori, quella massa informe, quel popolo che è come canna al vento, che vota principalmente per interesse, talvolta per principio o per protesta oppure si astiene perché stanco della politica o della corruzione altrui. Difficile convincerli, ma sopratutto cambiarli, la maggior parte di loro sono ignavi incapaci a elevarsi oltre il fatto quotidiano (ogni riferimento al giornale di Travaglio è puramente casuale) o il mero interesse avendo in odio ogni qualsiasi astrazione che li impegni intorno a un concetto. Costoro sono moltitudine come ben sapeva il grande Dante che giustamente li disprezzava*.
Per il resto, se si vuole convincere in modo permanente chi ha votato per protesta o non vota per disprezzo dei partiti e della corruzione, occorre costruire un rapporto ben più solido e costruttivo fatto di quotidiana presenza nel territorio e di una informazione-formazione puntuale ed esaudiente. Altrimenti alla lunga il Movimento finirà per attirare a se solo una specie particolare di ignavi, i quali, se pur stanchi della vecchia politica, non sono in grado di constatare il vuoto e i pericoli della nuova.
D’altronde il capitale fa di tutto per alimentare l’effimero nelle masse cui chiede solo di consumare, produrre e crepare; non è certo nel suo interesse dare coscienza sociale e politica al popolo.
Solo la coscienza infelice della borghesia con le sue idee illuministe diede vita allo stato moderno, ai partiti e ai sindacati, istituzioni che con la morte della borghesia e del socialismo hanno persa ogni valenza sociale e politica per trasformarsi in puri centri di potere e interessi.
Questo è il mondo del capitale vincente che vive ormai nella sua realtà virtuale fatto di matematica economica e di mercato. Il capitale non ha più bisogno di mediare con la sua parte reale che, quantomeno, si doveva confrontare nel suo processo di produzione del plusvalore con le masse lavoratrici e da quello scontro nasceva la coscienza infelice della borghesia.
Siamo tornati sudditi, sudditi del regno della finanza, il nostro nome è cambiato in “risorse umane” e siamo consumati e poi riciclati secondo l’andamento del mercato, tutto avviene con distacco, distanza e sprezzatura.
Se molta gente è pigra, indolente nell’operare per mancanza di volontà attiva e di forza spirituale, non è per propria scelta ma per volontà del potere.
*Ed elli a me: «Questo misero modo
tegnon l’anime triste di coloro
che visser sanza ’nfamia e sanza lodo. 36
Mischiate sono a quel cattivo coro
de li angeli che non furon ribelli
né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro. 39
Caccianli i ciel per non esser men belli,
né lo profondo inferno li riceve,
ch’alcuna gloria i rei avrebber d’elli». 42
E io: «Maestro, che è tanto greve
a lor, che lamentar li fa sì forte?».
Rispuose: «Dicerolti molto breve. 45
Questi non hanno speranza di morte
e la lor cieca vita è tanto bassa,
che ’nvidiosi son d’ogne altra sorte. 48
Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa». 51
E io, che riguardai, vidi una ’nsegna
che girando correva tanto ratta,
che d’ogne posa mi parea indegna; 54
e dietro le venìa sì lunga tratta
di gente, ch’i’ non averei creduto
che morte tanta n’avesse disfatta. 57
Poscia ch’io v’ebbi alcun riconosciuto,
vidi e conobbi l’ombra di colui
che fece per viltade il gran rifiuto. 60
Incontanente intesi e certo fui
che questa era la setta d’i cattivi,
a Dio spiacenti e a’ nemici sui. 63
Questi sciaurati, che mai non fur vivi,
erano ignudi e stimolati molto
da mosconi e da vespe ch’eran ivi. 66
Elle rigavan lor di sangue il volto,
che, mischiato di lagrime, a’ lor piedi
da fastidiosi vermi era ricolto. 69
Inferno Canto III