Fatti non foste a essere italiani
di Eugenio Orso - 05/01/2015
Fonte: Pauperclass
Da oggi in avanti non sarò il solo a scrivere su Pauperclass.
La porta è aperta a chi vuole collaborare con il sottoscritto, per arricchire il blog.
La sostanza del blog non cambierà, ma i temi saranno trattati da sensibilità diverse dalla mia.
Cominciamo con Il Poliscriba, autore del post che segue.
Buona lettura
Eugenio Orso
FATTI NON FOSTE A ESSERE ITALIANI
Non c’è nulla da ridere, si tratta di un funerale e non serve incrociare le dita o riempirsi le tasche di amuleti e la bocca di scongiuri.
L’irreversibilità della macabra funzione è inevitabile.
Eppure nella tragedia cova l’ironia e non sotto la cenere.
Affiora sul ghigno degli affamatori che esibiscono il loro disprezzo per il popolo, senza ritegno, nella piena espressione arrogante e narcisistica, perché ciò che importa è il protagonismo ultra-remunerato costi quel che costi alle tasche degli impotenti italiani.
Avvoltoi che si appropriano dei beni altrui, pienamente consapevoli del male che provocano fin nei recessi più oscuri della società.
Finanzieri che s’ingraziano i non eletti della Leopolda per infinocchiare coloro che, per cause involontarie, leggasi capitalismo-casinò, hanno perso risparmi, immobili, aziende, sicurezza e pezzi irrecuperabili di vita.
Banchieri che speculano a scrocco; faccendieri alla Buzzi e Carminati che usarono il piddibuonismo petulante. il vaticanismo rantolante del venite e riproducetevi, per un fotti fotti generale di accampati e sbarcati col Mare Nostrum, a spese di noi cittadini sobbarcati di tasse, il Male Nostrum, ormai impossibilitati a sbarcare il lunario.
Non è di oggi, inizi 2015, la sensazione chiacchierata al bar che essere italiani è una sfiga.
O meglio, è da sfigati non essere italiani furbi, impuniti, con due cittadinanze, pronti a tagliare la gola altrui e la corda, che scudano l’evasione fiscale utilizzando fondazioni prestanome, facilmente identificabili, ma che nessun funzionario della GdF si sognerebbe di indagare.
L’ha detto il Farinetti made in Italy che, solo accennare al declino e spiattellarlo in faccia ai suoi clienti, come un velenoso primo mal servito alla fine di una prova nel reality, Merder Chef, è portar jella.
La crisi reale non è quella percepita, si vocifera tra gli ingegneri sociali, i giornalisti prezzolati, i salotti telepettinati, i concessionari delle slot-machine e i superricchi a Cortina.
Ecco, il piatto economico italiano, oltre che salatissimo nel gusto e nel conto, è andato, stracotto, anzi, carbonizzato e non si può ubriacare la gente per farglielo ingoiare.
Eppure è così che stanno le cose.
Grillo Straparlante sosteneva con gran turpiloquio che, dopo di lui, il quinto cavaliere dell’Apocalisse avrebbe fatto sentire i suoi zoccoli. Una comica metafora per dire che la violenza dei cittadini infuriati, nel lungo periodo, non sarebbe più stata arginabile. In realtà, con questo demografico andazzo, non resteranno che immigrati e vecchi pronti alla tumulazione più che alla ribellione.
Un po’ come ammettere che il suo movimento v-affastellato aveva oscure funzioni di gate-keepers, come i buon “gomblottologi” amano sostenere dai tempi del Popolo di Seattle (Agnoletti se non ti si è rotto il bordo della pasta, dove sei sbollito tu e i ripieni radical chic? finiti sotto il palato sopraffino dell’arrogante Cracco?)
Infatti, Beppone ora è stracchino ufficiale dell’EXPO e fiuta le zolle stracciate dal fango delle ultime alluvioni genovesi sotto il pesante scalpitare degli incazzati, e pensa di trasferirsi da qualche parte, a Malindi o in zone meno afflitte dalla malaria dell’inconcludenza politica dei suoi “bravi ragazzi”, in Costa Rica, ad esempio.
“Salvini ci salverà!”, gracidano le verdissime ranocchie parainsurrezioniste federal-scismatiche, sciamate da destra e da sinistra dopo scorribande elettorali pietose e rarefatte tra le recenti, indecenti urne romagnole, ben più cimiteriali degli avelli del Foscolo.
Sai che c’è? che te la do io la democrazia diretta.
Via le tessere elettorali, inutili orpelli cartacei in mano al prossimo 90% di astensionisti dissanguati da golpisti lacchè appoggiati dai poteri bancari eurostrangolatori.
Via il parlamento e i proibitivi costi dei non casti della casta, dove si “non discute” a vanvera.
Via senato, sedani e seduttori col parrucchino.
Via la costituzione absoluta obsolescenza normativa, tanto non la conosce nessuno tranne quelli che la stanno cartolarizzando in favore di jobs act e patto di stabilità.
Via le ladylike, cortigianelle addette al catering della grande abbuffata sulla carcassa italica.
Via i poteri di ogni grado e genere e i tribunali dove si dovrebbe celebrare il processo con sentenza di morte definitiva di questa orribile terza Repubblica, euro e unione europappona.
Via la figurina panini del presidente inquilino del Quirinale.
Via l’italia agli italiani, così ci contiamo una volte per tutte e vediamo chi merita ancora di restare qui, al netto dei cervelli in fuga con biglietto di sola andata.
( Tutte le minuscole sono volute, con buona pace di (n)apolitano che sbraita di attacco alla sua onorabilità causa tweet e indignazioni incolte su facebook.)
Soprattutto, via le mani dal culo finito per terra dei poveracci che pagano per chi non paga, sia in senso fiscale che in senso legale, perché la merda non sarà mai oro, anzi, finirà pure quella e non in senso figurato se, come sembra, i nostri aguzzini ci porteranno alla fame.
Insomma, al camposanto della verità non si arriva mai?
Gli psicopompi fanno staffetta: ora Renzi dopo Monti e Letta.
Forse s’intravvedono delle croci di pietra in lontananza e, pronto ad accoglierci, Orazio che non è il disneyano equino marito di Clarabella.
Incappucciato, con funzione di becchino, il vate ci avverte che gli orari di apertura dei cancelli mutano senza nessun ordine preciso, come l’ammontare delle cartelle di Equitalia e che molti loculi popolari, in spregio alle graduatorie, sono stati occupati e altri risultano inagibili perché lambiti dai fumi tossici delle camere mortuarie.
Restano inviolati e sigillati con l’epitaffio “pulvis et umbra sumus” (“polvere e ombra siamo”) quelli che ospitano e purtroppo ospiteranno ancora i suicidi per crisi economica infinita.
IL POLISCRIBA